Martucci, la tesi dell'impatto ambientale e dei tumori non porta a nulla
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- Pubblicato Mercoledì, 03 Luglio 2024 16:32
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
Dopo la grande manifestazione del 24 maggio scorso, a Mola di Bari, contro la riapertura del 2° lotto della discarica Martucci, durante la quale si sono visti tanti cartelli con il codice “048” dell’esenzione ticket per malattia tumorale; dopo che le associazioni, i comitati ambientalisti e i cittadini da sempre denunciano l’aumento “esponenziale” dei tumori a Mola di Bari; dopo, in sostanza, che la battaglia contro gli impianti e le discariche di rifiuti in contrada Martucci a Conversano si è sempre incentrata sulla questione della salute dei cittadini; dopo tutto questo, è venuta la smentita di tutto questo da parte delle autorità sanitarie e degli enti preposti al controllo epidemiologico del territorio.
La smentita dall’assemblea cittadina del 27 giugno scorso intitolata “Comunicazione alla città dei risultati dell’indagine epidemiologica” che si è tenuta nella stessa Mola di Bari. C’è stata, dunque, una indagine epidemiologica? No, si è trattato di epidemiologia descrittiva basata sui dati dell’incidenza e della mortalità per tumori elaborati da vari enti regionali della sanità i cui esponenti sono intervenuti quella sera. C’era l’avv. Luigi Fruscio, direttore amministrativo Asl Ba, il dr. Paolo Marcuccio, direttore DSS Asl Ba11, la dr.ssa Lucia Bisceglia, dirigente servizio Analisi della domanda e dell’offerta sanitaria e valutazione epidemiologica delle dinamiche relative AReS Puglia e il prof. Silvio Tafuri, ordinario di Igiene generale e applicata presso Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, come leggo sulla pagina Facebook del comune di Mola che ha annunciato l’iniziativa.
La dott.ssa Bisceglia ha illustrato i dati mettendo in evidenza che sia l’incidenza che la mortalità per tumori a Mola di Bari sono in linea con l’incidenza e la mortalità -per gli stessi tumori- della provincia di Bari. A Mola non c’è, per quello che si è sentito, una emergenza tumori e questa dovrebbe essere una buona notizia. I tecnici hanno anche fortemente criticato la percezione epidemiologica basata semplicemente sull’esenzione 048, che è un codice meramente amministrativo che nulla c’entra con l’epidemiologia. Insomma, lo 048 non serve, anzi, è fuorviante; i dati utili sono la diagnosi, l’ospedalizzazione e la mortalità.
A questo punto, una battaglia basata prevalentemente, se non esclusivamente, sull’impatto della discarica sulla salute pubblica, sui tumori e le malattie, viene depotenziata se non totalmente smentita. A meno che, chi ha puntato tutto sulla questione sanitaria, non abbia dati, informazioni e documenti, che smentiscono quanto la dott.ssa Bisceglia ha detto e illustrato nell’ambito di quella conferenza.
Ora, io ho sempre sostenuto che la battaglia contro gli impianti di contrada Martucci debba essere fatta su altri fronti, che sono, certo, un po’ più impegnativi del semplice gridare alla “emergenza” 048. La questione ambientale funzione se si dimostra in modo inequivocabile l’inquinamento sulle matrici ambientali, appunto, perché le chiusure degli impianti inquinanti siano decretate dagli organi preposti, amministrativi e sanitari. Se l’inquinamento lo si deve andare a cercare col lumino e, magari, neanche lo si trova, come le analisi al terzo lotto fatte attraverso i piezometri hanno dimostrato, il castello cade, le armi della polemica e della denuncia si spuntano fino ad essere inservibili.
La questione Martucci ha perso il treno del processo per disastro ambientale che ha assolto tutti quelli che si ritenevano responsabili dell’inquinamento perché l’accusa non ha scientificamente dimostrato che i nitrati trovati nella falda derivavano dalla discarca e non dai fertilizzanti agricoli, come ha sostenuto la difesa; ha perso il treno del monitoraggio sulla falda, che ha dimostrato la presenza di inquinanti, ma al disotto delle soglie che fanno scattare l’allarme ambientale. Ora la battaglia ha perso anche il treno dell’impatto sulla salute, come la conferenza di Mola ha dimostrato. Cosa rimane ancora per mettere in discussione quegli impianti e, soprattutto, la discarica, il lotto A, pronto, dopo la riqualificazione, ad ospitare rifiuti?
Forse bisogna volgere lo sguardo altrove, mettere in discussione che arrivino rifiuti dai comuni fuori bacino Ba/5, che sono oltre la metà dei rifiuti in ingresso. Forse bisogna pretendere dalla regione che quegli impianti ritornino alla loro vocazione originaria, cioè al servizio “esclusivo” dei 21 comuni del Ba/5 che oggi fanno una buona raccolta differenziata e portano meno della metà dei rifiuti che portavano prima e privi di organico, che è la matrice più problematica, quella che crea il famigerato percolato.
Per contratto i comuni del BA/5 sono obbligati a portare i propri rifiuti a quegli impianti a valle della raccolta differenziata: se produciamo 100 e differenziamo 80, in discarica finisce 20. Così si mette in crisi il quadro economico della ditta che gestisce quegli impianti? A noi non interessa. A noi interessa portare quanto meno rifiuti in discarica, come dicono e impongono tutte le leggi in materia, sia nazionali che europee. E questo deve avvenire senza che la regione vada in soccorso ai gestori dirottando a Conversano i rifiuti di tutta la provincia di Bari e della BAT. No! A Conversano i rifiuti dei soli comuni contrattualmente obbligati a conferire, gli altri andassero altrove. L’alternativa è la situazione attuale protratta al 2027 e, forse, oltre il 2027, scadenza naturale del contratto tra regione e gestori.
Commenti
E' difficile che il registro tumori risponda a logiche politiche, conta i morti per quel tipo di patologia. Poi, ognuno è libero, come Napalm 51-Crozza, di credera ad ogni tipo di "complotto".