Xylella. l’infezione è arrivata a Triggiano, cosa fare per evitare che arrivi a Rutigliano
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- Pubblicato Martedì, 11 Marzo 2025 01:18
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
La Xylella fastidiosa fastidiosa è sbarcata nell’agro del comune di Triggiano e questo sta suscitando preoccupazione nei comuni limitrofi, soprattutto Noicattaro e Rutigliano per la nota agricoltura intensiva dell’uva da tavola. Preoccupazione motivata dal fatto che il batterio -sterminatore, in un’altra sub specie, degli ulivi nel Salento- a Triggiano ha attecchito anche in alcuni impianti di uva da tavola che sono vicini al focolaio. Di questo si è discusso giovedì scorso nella sala consiliare del comune di Rutigliano in un incontro pubblico proprio sulla Xylella e su “come combattere e difendere il nostro territorio”.
Due gli interventi di grande caratura tecnica e scientifica, quelli del dott. Donato Boscia, fitopatologo e dirigente di ricerca della sede di Bari dell’Istituto del CNR per la protezione sostenibile delle piante e quello del dott. Salvatore Infantino, dirigente della sezione osservatorio fitosanitario della regione Puglia. Presente anche l’avv. Francesco Paolicelli, presidente della commissione Agricoltura del consiglio regionale della Puglia. A presentare e moderare l’incontro l’assessore all’agricoltura del comune di Rutigliano Francesco Paolo Valenzano. E’ intervenuto anche il sindaco Giuseppe Valenzano, ha concluso la serata dopo due ore di informazioni e dibattito con il pubblico.
Un incontro interessante, importante per il nostro territorio e, per questo, l’amministrazione comunale è stata più volte, e da più parti, ringraziata quella sera per averlo organizzato.
Indennità per le eradicazioni
Ad intervenire per primo è stato Francesco Paolicelli. «Per le piante infette l’unico rimedio che abbiamo è l’eradicazione» ha detto il presidente della commissione agricoltura regionale, aggiungendo che può essere fatta in proprio e, in questo caso, viene riconosciuta una indennità in più oltre all’indennizzo sulla stessa eradicazione. Per l’uva da tavola il contributo alla distruzione delle piante arriva a 58mila euro ad ettaro, una tantum, ai quali si aggiungono 3000 euro se l’intervento viene fatto direttamente dal proprietario.
«Dobbiamo muoverci» ha detto Paolicelli circa la lotta alla diffusione della Xylella. «Non possiamo assolutamente prendere sottogamba questa problematica perché se la Xylella fastidiosa fastidiosa arrivasse sull’uva da tavola nei territori di Noicattaro e Rutigliano non sarebbe solo una questione di indennizzo», ma avremmo un grande problema economico e produttivo.
Tutti i relatori quella sera hanno messo in guardia gli agricoltori presenti in sala: un’infezione di Xylella -nel nostro caso di tipo fastidiosa fastidiosa- significa non solo che l’impianto viene eradicato, le conseguenze si ripercuotono sull’intero appezzamento che non può essere più coltivato fino a quando monitoraggio e analisi stabiliscono scientificamente che il batterio non c’è più. La sputacchina e la pulizia dei terreni
ll dott. Donato Boscia ha affrontato il tema dal punto di vista tecnico scientifico, intanto mettendo ordine sulle tre sub specie di Xylella fastidiosa: Pauca (che attacca l’ulivo), Multiplex e Fastidiosa. La Xylella fastidiosa fastidiosa è la sub specie che ha infettato -come già riferito- una porzione del territorio di Triggiano, infezione scoperta il 21 febbraio 2024 su sei mandorli; da qui si è poi spostata su alcuni impianti di vite presenti nella stessa zona.
L’attacco del batterio alla vite, ha spiegato il dott. Boscia, si manifesta con il disseccamento diffuso su tutte le foglie; le fa avvizzire e cadere lasciando attaccato solo i picciolo. Si ha una perdita di vigore della pianta che può portare alla morte di una sua parte o di tutta la vite.
Il vettore della Xylella è un insetto, la famigerata sputacchina. In una delle slide che il fitopatologo ha proiettato in sala consiliare quella sera si è letto che «alcuni studi indicano che la capacità vettrice della sputacchina è efficace solo con livelli elevati di popolazione». Fondamentale è, dunque, la lotta a questo insetto e alla sua capacità di riprodursi. E qui entra in gioco direttamente l’agricoltore, che deve tenere puliti i propri fondi perché è soprattutto sui terreni fermi e incolti che l’insetto si riproduce e si moltiplica. Quindi, arare i fondi nel periodo dell’anno in cui l’insetto è particolarmente vulnerabile è un ottimo sistema per ridurre fino al 90% la sua presenza sul terreno. Insomma, è proprio l’azione meccanica dell’aratura, il rivoltare il terreno, a distruggere la sputacchina.
Il dott. Boscia ha messo in guardia su altre due cose importanti. La sputacchina è il vettore naturale della Xylella, ma anche il fattore umano, il comportamento degli agricoltori, giocano un ruolo importante. «Bisogna assolutamente evitare di innestare con gemme non controllate prelevate da vigneti commerciali», perché possono essere infettate; in questo caso sarebbe proprio l’agricoltore a portare la Xylella sulla sua vite. «Bisogna utilizzare barbatelle certificate», ha detto il fitopatologo.
Attenzione alle fake news
L’altra questione è la «disinformazione». C’è chi ha sostenuto che la Xylella si potesse battere con alcuni fitofarmaci senza arrivare alla eradicazione, ma ad oggi nessuno ha dimostrato l’efficacia di simili trattamenti. Sull’eradicazione una certa stampa ha puntato il dito sull’Europa e sull’Italia titolando: “Sbagliata la medicina UE anti xylella. Distrutti 21 milioni di ulivi per niente”. Il dott. Boscia ha, invece, spiegato come stanno davvero le cose. In una slide della sua illustrazione si è letto che «Il SFR (Servizio Fitosanitario Regionale, n.d.r.) in 11 anni ha fatto abbattere 15.000 piante (Piante! Non Olivi!). Gli agricoltori ne hanno estirpati volontariamente tre milioni!. Milioni di alberi economicamente morti continuano a conferire un aspetto spettrale al paesaggio. l’impatto di quello che “ha chiesto l’Europa” è dell’uno per mille! Il resto lo ha fatto il batterio (aiutato dalla disinformazione che ha ostacolato il contenimento)».
Eradicazione e contenimento
Il dott. Salvatore Infantino ha parlato del potenziamento dell’osservatorio fitosanitario operato dalla regione Puglia «che -ha detto- non ha eguali in Italia». Ha rimarcato l’importanza di «sapere che c’è in Puglia un servizio fitosanitario che cerca di assicurare le attività di sorveglianza sul territorio». Ha spiegato le due misure più importanti nel caso di infezione: «l’eradicazione» che abbatte la pianta infetta da xylella e tutte quelle presenti in un raggio di 50 m, e le misure di «contenimento», che prevedono «la distruzione solo delle piante infette e il monitoraggio delle piante suscettibili presenti entro i 50 m». Ha spiegato che i limiti imposti all’azienda agricola variano a seconda dell’allocazione della stessa azienda e al tipo di infezione.
«In questo territorio la cosa più importante è concentrare l’attenzione sulla vite», ha ribadito il dirigente regionale, perché siamo a pochi chilometri dal confine dell’area infettata e delimitata. Poi ha rassicurato: «Voi non dovete uscire da questa sala consiliare né col panico, né col terrore che arrivi nelle vostre aziende; dobbiamo coltivare, insieme, la speranza che questo tentativo che stiamo facendo di eradicazione abbia successo». Anche perché, nel caso il tentativo di eradicazione non andasse a segno, questo condannerebbe il territorio ad avere vincoli per sempre, «cioè non si potrà piantare la vite, il mandorlo, il ciliegio... Questo è il punto», ha aggiunto il dott. Infantino.
La cosa chiara che è venuta fuori quella sera è che il focolaio di xylella è circoscritto a Triggiano, non ha toccato il territorio di Rutigliano e il suo principale prodotto agricolo, la vite. Però non bisogna abbassare la guardia, anche da parte degli agricoltori che devono, sul campo, monitorare i propri impianti, coglierne i cambiamenti a cominciare dall’essicazione delle foglie e altri sintomi che possono far pensare a un attacco del batterio. Di fronte a una simile eventualità deve partire subito la segnalazione agli organi tecnici competenti come l’osservatorio fitosanitario regionale, che -allertato- viene sul campo a prelevare campioni per capire se si tratta di un’infezione da xylella o di altro. Una simile attenzione e collaborazione può, in caso di attacco, delimitare i danni e la diffusione dell’infezione a beneficio non solo dell’azienda agricola interessata, ma di tutto il territorio, comunale provinciale e regionale.
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