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La mozione non passa, maggioranza e Martire con Maggiorano

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di Gianni Nicastro

Una vagonata di attestati di stima e di fiducia. E’ arrivata martedì scorso all’indirizzo del presidente del consiglio comunale sottoposto a mozione di sfiducia dall’opposizione. La mozione non è passata, questo è il dato, questa è la notizia. Era ovvio che non passasse e nessuno, compreso i firmatari di quella mozione, ha mai avuto dubbi che così sarebbe andata a finire.

Michele Maggiorano ha fatto tanto di quel pieno di elogi, attestati di stima e di fiducia che è difficile gli passi il senso di soddisfazione da qui alle prossime elezioni amministrative. Scontata la difesa a spada tratta dei consiglieri e delle consigliere di maggioranza; altrettanto scontate, ma più articolate, le arringhe dei consiglieri di opposizione che, da martedì scorso, sono sei e non più sette, a mio modo di vedere.
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Andate a sciacquare le palle alle galline? Una frase goliardica che non ha offeso nessuno, secondo Stephi Simone e il resto della maggioranza. Certo, inappropriata per quel tipo di contesto, ma il presidente è una brava persona, non ha mai «bestemmiato», ha detto Michele Martire, l’unico della minoranza a non aver firmato la mozione.

Anzi, nel suo intervento Martire ha fatto un excursus sulle positive qualità di Michele Maggiorano, che lo hanno distinto nella sua lunga carriera politica. «Mai, dico mai, l’ho sentito gridare, offendere, perdere le staffe o bestemmiare. Mai, mai nei confronti di chiunque, anche dell’opposizione di allora», ha detto Martire in un passaggio del suo intervento di appassionata difesa del presidente del consiglio comunale. L’intervento di Martire è stato, a mio avviso, quello più interessante sul piano politico, per la critica mossa ai firmatari della mozione e, soprattutto, per aver votato come la maggioranza.

Sulla mozione il voto è stato a chiamata nominale, tutti i consiglieri, chiamati dal presidente, hanno espresso mozione-sfiducia-cronaca-2con la parola, non con l’alzata della mano, il proprio voto. «Consigliere Martire», chiama il presidente. «Contrario», risponde Martire. Così come, “contrario”, alla mozione di sfiducia, hanno risposto, uno dopo l’altro, i nove consiglieri di maggioranza e il sindaco. Alla fine la mozione è stata respinta con 11 voti contro e 6 voti a favore. Undici contro sei, si è forse  ricostituita la maggioranza a undici?

Quello di martedì scorso è stato un voto politico: sfiducia o fiducia a uno dei più alti esponenti politici della maggioranza. Non era in votazione un provvedimento qualsiasi che, nell’interesse dei cittadini, poteva essere votato anche dall’opposizione, da una sua parte o da uno solo di essa. Un voto politico che ha visto Michele Martire allineato con i dieci di maggioranza. Il consigliere dell’inesistente NCD, dunque, sempre più inclinato, come la Torre di Pisa, verso la maggioranza, anzi, da martedì scorso sembra che il suo baricentro ormai stia in quel campo.

Ora, quando l’opposizione, locale e in generale, pretende dal presidente del consiglio imparzialità, pretende una cosa impossibile. La legge non impone al presidente del consiglio comunale di essere politicamente super partes, se avesse voluto questo non avrebbe previsto che fosse eletto dal consiglio comunale, quindi dalla maggioranza pro tempore. Il presidente del consiglio è obbligato all’imparzialità tecnica, al rispetto, cioè, delle norme nazionali e dei regolamenti comunali circa lo svolgimento delle sue funzioni tecniche. Del resto, il presidente ha diritto di voto e vota sempre come la maggioranza che lo ha eletto. mozione-sfiducia-cronaca-3

Nella mozione di sfiducia ci sono tre punti che riguardano proprio l’attività del presidente Maggiorano nel suo ruolo tecnico. I casi citati sono tre: quando rifiuta di inserire un ordine del giorno perché privo di una proposta da votare salvo, poi, inserirne un altro, in un momento diverso, nella forma esattamente uguale al primo, cioè senza proposta, una discrezionalità che la legge non concede in nessuna maniera.

Gli altri due casi riguardano ordini del giorno infilati all’ultimo momento come ordini aggiuntivi senza l’indicazione di motivi urgenti, indicazione pure prevista dal regolamento del consiglio comunale. E’ successo con il superamento dell’articolo 13 delle norme tecniche del PIP di via Adelfia, è successo con la variante urbanista sulla edificabilità dei suoli agricoli. Qui il presidente Maggiorano ha dimostrato una parzialità tecnica che, giustamente, l’opposizione gli ha recriminato. Sull’art. 13, poi, è stato un organo terzo, il TAR Puglia, ha redarguire pesantemente il comportamento di Michele Maggiorano nello svolgimento delle sue funzioni come presidente del consiglio comunale.

Che la mozione di sfiducia sia stata bocciata dalla maggioranza è un fatto normalissimo; ma la maggioranza avrebbe potuto agire con più intelligenza politica, avrebbe potuto dimostrare più autonomia politica e intellettuale. Avrebbe potuto, cioè, respingere la mozione di sfiducia e, allo stesso tempo, invitare il presidente Maggiorano a una maggiore imparzialità tecnica nello svolgimento del suo ruolo istituzionale. Avesse fatto questo, la maggioranza avrebbe dimostrato autorevolezza politica. Invece no, ha difeso anche l’indifendibile producendosi in sperticati, banali, elogi a trecentosessanta gradi. Un’occasione persa di riscatto della propria immagine politica.


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