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Natale: big bang della misericordia!

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di Sac. Pasquale Pirulli
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    Durante  questo periodo natalizio oltre lo scintillio delle luci colorate e le accattivanti proposte inventate dal marketing sfacciatamente consumistico, sarà bene sostare presso il tradizionale presepio, che è rilettura di umanità , di poesia e di fede fatta da S. Francesco d’Assisi nella località di Greccio nella notte santa dell’anno 1223. Dinanzi al presepio sarà bene interrogarsi sul bambino che nasce dalla giovane Maria, sposa del falegname di Nazareth Giuseppe, e al quale poi durante il rito della circoncisione fatto otto giorni dopo la nascita sarà imposto il nome di Gesù, volgarizzazione di Jheosua che etimologicamente significa “Dio salva”.

    In esecuzione dell’editto del censimento emanato dall’imperatore Cesare Ottaviano Augusto (27a. C-14 d. C.) e reso esecutivo per il regno d’Israele dal governatore di Siria Quirinio nell’anno 747/’48 dalla fondazione di Roma (anno 6/7 a . C.), Giuseppe e Maria partono dalla Galilea e dopo un viaggio di circa 3-4 giorni (km 150) raggiungono Betlemme, paese a 9 km a sud della capitale Gerusalemme.

    La nascita del bambino avviene in una grotta (stalla) ai margini dell’abitato e il piccolo, avvolto in fasce, viene adagiato nella mangiatoia. Il racconto dell’evangelista Luca è quanto mai essenziale perché ubbidisce ai canoni della concinnitas prevista dalla letteratura greco-latina: “Ora mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2, 5-7).

Più tardi i vangeli apocrifi daranno (Protovangelo di Giacomo, Vangelo di Tommaso israelita, Storia di Giuseppe il falegname, Ascensione di Isaia,ecc.) daranno dell’evento lunghi racconti misti di ingenuità, fantasia, errori teologici e fede.
P. Bellarmino Bagatti ofm, illustre archeologo della Custodia di Terra Santa, in un suo volumetto dal titolo “La Chiesa primitiva apocrifa –saggio storico” (Ed. Paoline, Roma 1981) cita prima <<L’Ascensione di Isaia>>: “L’anonimo autore scrive infatti che Maria e Giuseppe erano in casa: <<Trovandosi, così, Maria guardò con i suoi occhi e vide un bambinello. Ne rimase turbata.

Cessato i turbamento il suo seno si trovò come avanti la gravidanza. Quando il suo sposo Giuseppe le chiese: Che cosa hai che ti turba? I suoi occhi si aprirono; egli vedeva il bambino e lodava Dio perché il Signore era giunto fra loro>> (XI). Dopo cita <<Il Protovangelo di Giacomo>> del II secolo che racconta il viaggio di Maria incinta e di Giuseppe verso Betlemme: “Maria disse a Giuseppe: Discendimi dall’asino, perché quello che è in me mi pressa per uscire. La calò giù dall’asino e le disse: Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore? Il luog0o, infatti, è deserto. Trovò quindi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli ed uscì a cercare una ostetrica (ebrea) nella regione di Betlemme…. Io, Giuseppe, camminavo (e non camminavo).

Guardai nell’aria e vidi l’aria colpita da stupore: guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli dell’aria: guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati (a mensa) con le mani nel vaso; ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano (dal vaso), quelli che lo stavano portando alla bocca non ce lo portavano; le facce di tutti erano rivolte a guardare in alto. Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme; il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò in aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiati sull’acqua, ma non bevevano.

Poi in un istante, tutte le cose ripresero il loro movimento”. (Giuseppe ritorna con un’ostetrica vero la grotta dove aveva lasciato Maria) Si fermarono al luogo della grotta ed ecco una nube splendente copriva la grotta. L’ostetrica disse: Oggi è stata magnificata l’anima mia, perché è nata la salvezza di Israele. Subito la nuvola si ritrasse dalla grotta e nella grotta apparve una grande luce che gli occhi non poterono sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa da Maria, sua madre” (cf o. c, pp. 20-21)
S. Giustino martire nativo di Flavia Neapolis (Nablus in Palestina) del II sec. racconta: “Al momento della nascita del bambino a Betlemme, poiché non aveva dove soggiornare in quel villaggio, Giuseppe si fermò in una grotta prossima all’abitato e mentre si trovavano là, Maria partorì il Cristo e lo depose in una mangiatoia dove i magi venuti dall’Arabia lo trovarono.”(PG VI, 657)

P. Bagatti commenta: “La grotta ricordata da Giacomo, e menzionata anche dal contemporaneo S. Giustino, è ancora in venerazione. Ivi si può vedere infissa nell’absidina una stella che sta a ricordare la luce divina menzionata da Giacomo alla nascita del Redentore. Da quel tempo la grotta da oscura divenne <<lucida>>, in senso spirituale, a causa della luce divina ossia di Cristo. L’arte cristiana s’impadronì presto del motivo e l’arte bizantina è soluta rappresentare la natività del Signore nella grotta con un raggio di luce che penetra le pareti posandosi sulla testa del Signore adagiato nella mangiatoia” (cf o.c., p. 22)

La grotta ha una forma rettangolare con m. 12,30 di lunghezza e m.3, 5 di larghezza e accoglie l’altare della Natività sotto il quale una stella d’argento a 14 punte indica il luogo della nascita con la scritta “Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est” e poi ancora l’altre della mangiatoia dedicato alla memoria dei magi.

Per quanto riguarda la presenza del bue e dell’asino nella grotta ritroviamo una traccia nel Protovangelo di giacomo, il quale, dopo aver accennato all’ordine di Erode di uccidere i bambini dai due anni in giù racconta che: “Maria, avendo sentito che massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo mise in una mangiatoia di buoi” (22, 2).  Il Vangelo dello pseudo Matteo (14,1), amplia la prima notizia e  ci dice della presenza dei due animali: “ (Maria depose Gesù)… in una mangiatoia e il bue e l’asino l’adorarono. In questo modo si adempì quanto era stato detto dal profeta Isaia con le parole: Il bue riconobbe il suo padrone e l’asino la mangiatoia del suo Signore (1,3)… Si adempì quanto era stato detto dal profeta Abacuc con le parole: Ti farai conoscere in mezzo a due animali” (3,2). Gli artisti già dai primi secoli cristiani accettarono questa versione perché nella tradizione l’asino richiamava il popolo ebraico e il bue i popoli pagani a dire l’universalità della conoscenza dell’identità del bambino di Maria. C’è da osservare che nessuna mamma metterebbe il proprio figlio nei pressi di due animali imprevedibili nei loro movimenti!

Sulla grotta-stalla individuata attraverso la tradizione locale, verso l’anno 330 Elena, madre dell’imperatore Costantino fa costruire una sontuosa basilica, della quale rimangono alcuni resti del pavimento a mosaico nell’ambito della successiva grande basilica bizantina a cinque navate costruita al tempo dell’imperatore Giustiniano (528-565). Nell’anno 386 Girolamo, ex segretario di papa Damaso (366-384), lascia Roma e con la matrona romana Paola e la figlia Eustochio nelle grotte vicine avvia una esperienza monastica. Il frutto di questo lavoro di preghiera e di silenzio e di studio sarà la versione in latino della Sacra Scrittura che prenderà il nome di Vulgata. Più tardi a cura dei crociati (sec. XI) ci saranno altri interventi di ornamento musivo delle navate. La presenza dei frati francescani a Betlemme con un loro convento nei pressi della grotta e poi con la chiesa di Santa Caterina è documentata dall’anno 1347.   
    
Dopo gli otto giorni la nascita il bambino di Maria viene circonciso e gli viene posto il nome di Gesù (lat. Jesus dal greco Ιησοϋς) che etimologicamente significa “Dio salva” e si rifà all’ebraico “Jehōsu’a” Giosuè, figlio di Nun, che fu il successore di Mosè (Lc 2, 21). Dopo quaranta giorni la famiglia si reca al tempio di Gerusalemme per il rito della purificazione della giovane madre e attraverso la voce di Simeone ed Anna viene rivelato il mistero di quel bambino “Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”(Lc 2, 22-38).

La nascita del bambino Gesù è ignorata dalle autorità politiche e religiose del suo tempo. Il re Erode il Grande (27-4 a.C.) soltanto alcuni mesi dopo, messo sull’avviso dalla ricerca dei magi venuti dall’oriente, dietro l’analisi che avevano fatto di un fenomeno astronomico, scatenerà la sua furia omicida nell’intento di eliminare colui che viene definito “il neonato Re dei Giudei” (Mt 2, 2) I magi, che non erano né re né stregoni ma forse seguaci della dottrina di Zaratustra e studiosi di astronomia, sono individuati dalla tradizione con i nomi di Gaspare Melchiorre e Baldassarre. Essi osservano il 29 maggio dell’anno 7 a. C. dalla stazione di Sippar la congiunzione dei pianeti Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci e la interpretano.

Ne hanno una conferma con la seconda congiunzione che avviene il 3 ottobre del 7 a. C. e quindi affrontano la traversata del deserto per raggiungere Gerusalemme  verso la fine di novembre. Dopo la sosta a Gerusalemme che mette in subbuglio la corte di Erode e le attese degli scribi i magi si muovono verso Betlemme di Giudea sulla strada per Hebron. Il 4 dicembre dell’anno 7 essi rivedono la luminosa congiunzione che “avevano visto nel suo sorgere, li precedeva e si fermò  sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa , videro il bambino con Maria sua madre…” (Mt 2, 9-11) I magi non ritengono opportuno ripassare da Erode il quale scatena i suoi sgherri omicidi a Betlemme e nei dintorni per uccidere il bambino.

Da ricordare che le reliquie dei magi, che una volta erano nel duomo di Milano, furono trafugate dall’imperatore Federico Barbarossa e portate nel duomo di Colonia, dove sono in grande venerazione. Il messaggio dell’angelo a Giuseppe è quanto mai chiaro: <<Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo.>> Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode” (Mt 2, 13-14). Quest’ultimo evento si verifica nell’anno 4 d. C. Il libro apocrifo “Storia di Giuseppe il falegname” fa ricordare allo stesso Gesù l’esperienza dolorosa della fuga in Egitto: “Levatosi (Giuseppe) prese mia madre e me che riposavo sul suo petto; si offrì come compagna di viaggio Salome.

Partiti da casa, riparò in Egitto ove rimase lo spazio di due anni completi, finché non passo l’invidia di Erode” (8).
Per quanto riguarda la celebrazione liturgica della nascita di Gesù, fissata al 25 dicembre, abbiamo la testimonianza di Ippolito di Roma (170-235) che ci dice che il Natale viene celebrato il 25 dicembre 204. Questa data è confermata dalla <<Depositio Martryrum>> del 336  e ancora dal calendario della Chiesa di Roma del 354 che segna: “VIII ante Kalendas Ianuarii natus Christus in Betleem Judeae”. Sarà papa S. Leone Magno (440-461) a decretare la celebrazione del Natale del Signore il 25 dicembre per la Chiesa cattolica. Tradizionale è l’opinione che la celebrazione del Natale sia stata fissata a tale data per contrastare la annuale festività pagana in onore del Sole invitto. Una essenziale verifica di questa datazione la ritroviamo nel volumetto di Michele Loconsole dal titolo “Quando è nato Gesù?” (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2011).

Abbiamo ripercorso a volo d’uccello questi avvenimenti natalizi partendo dal vangelo, richiamando alcune suggestioni dei libri apocrifi e soffermandoci sui luoghi che la tradizione individua. La nascita del bambino Gesù a Betlemme segna la storia perché è il momento in cui questa storia umana, così incomprensibile nella sua oscura quotidianità con i suoi drammi di dolore di violenza e di sangue, viene salvata dalla misericordia di un Dio che nel suo Figlio fatto uomo l’abbraccia e la salva dandole una prospettiva di speranza, di giustizia e di pace.

Questo Natale dell’Anno Giubilare della Misericordia, indetto con felice intuizione teologica da papa Francesco, invita tutti credenti e non credenti ad accogliere un messaggio di riflessione e di concreto impegno perché tutti gli uomini di buona volontà avvertano di essere destinatari di un progetto di salvezza che ha proprio nel fragile bambino di Maria il big bang di una energia infinita scaturita dall’Amore che si fa carne e parola.


                               

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