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La necessità del dovere e la stanchezza della democrazia

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di Teresa Gallone


Rutigliano 5 dicembre. Grazie alla collaborazione congiunta dell’ITET “Eugenio Montale”, della Liberia Barcadoro e dell’Assessorato allo Sviluppo Economico e Culturale, la comunità si è pregiata della presenza dell’On. Luciano Violante che ha presentato la sua opera “Il dovere di avere doveri” (Giulio Einaudi Editore).
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Moderatrice dell’incontro, Antonella Rondinone ha condotto e coordinato gli interventi con sobria e leggera eleganza, introducendo per primo il dirigente scolastico dell’ITET Andrea Roncone. In qualità di educatore, Roncone si è focalizzato sull’aspetto pedagogico della tesi del prof. Violante, sulla necessità di sollecitare il cosmos dei cittadini adulti alla cessazione dello svilimento del concetto di “dovere” in nome di un altrettanto svilito concetto di “diritto”, affinché non si lasci alle generazioni future un mondo “povero”.

È seguito l’intervento del prof. Nicola Valenzano che ha visto nell’opera la piena espressione della caratura morale dell’autore, oltre che collegarsi con l’analisi di Roncone, sottolineando la connotazione pedagogica della tesi dell’On. Violante, più precisamente sulla necessità dell’obbligatorietà del servizio civile: un punto che potrebbe suscitare opinioni contrastanti ma che ha in sé l’obiettivo di fornire ai giovani cittadini un costume di vita disciplinato, fondamentale strumento per un consapevole e puntuale assolvimento dei propri doveri.

Ciò che ha colpito del discorso dell’On. Violante è stata l’abilità di proporre complesse argomentazioni in una forma di facile e rapida comprensione. Prima di procedere con la spiegazione della sua tesi, ha esordito con la fondamentale distinzione tra i concetti di diritti e doveri: il diritto è uno strumento del singolo, il dovere abbraccia la collettività.
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Poiché la democrazia basa il suo corretto funzionamento su una collettività che sia pronta a garantire il costante progredire dei processi di civilizzazione, un deterioramento di un tale modello culturale potrebbe portare all’infiacchimento del sistema democratico stesso.

Questo fenomeno ha avuto modo di verificarsi in tempi odierni con il prevalere del senso di individualità nei cittadini che hanno fatto coincidere la categoria diritto con la necessità di soddisfacimento delle necessità personali e con la chiusura dei partiti politici, nati come strumento di comunicazione istituzioni/cittadini e trasformatisi in organismi auto referenziali.

La tesi dell’On. Violante va a rimarcare il modello culturale già presupposto (ed evidentemente dimenticato) dalla Costituzviolante-libro-itet-3ione italiana e basato sulla sostanziale attività del cittadino nella partecipazione politica. Tale attività comporta disciplina di costume e questa implica un naturale atteggiamento di rispetto in ogni contesto.

Cita a questo proposito la tesi di Protagora (filosofo greco, V a.C.) incentrata sui concetti di aidos (rispetto) e dike (equità), componenti fondamentali in una società in cui l’ordine sia garantito non dalla morsa delle leggi ma dall’etica degli individui. La funzione delle leggi sarebbe insufficiente se non corroborata da un corretto costume civile e politico dei cittadini.

Rivolgendosi alle scolaresche (partecipi e attive nel sollevare interessanti questioni), l’On. Violante conclude pragmaticamente accostando quelli che potrebbero essere definiti “valori astratti” al concreto andamento della società odierna, sottolineando la relazione essenziale fra scuola, sede dell’apprendimento, e lavoro, fonte di disciplina e di formazione delle competenze. Entrambi gli elementi dovrebbero concorrere a instillare la responsabilità nei confronti della collettività per un costante adattamento critico all’evoluzione della società e per il giusto progresso della comunità.



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