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Alfredo Violante ricordato all’Alpi Montale nel Giorno della Memoria

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Nel Giorno della Memoria, il patriota Alfredo Violante ricordato all’Alpi Montale: il pronipote Marchetti mostra due documenti inediti

di Tino Sorino

In occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio 2025, a 80 anni dalla morte di Alfredo Violante, si è tenuto nel locale Auditorium dell’I.I.S.S. ALPI-MONTALE di Rutigliano, la cui dirigente è la prof.ssa Clara Parisi, un incontro sulla figura del patriota rutiglianese Alfredo Violante, giornalista, ucciso con il gas nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria il 24 aprile del 1945.

Relatore, il pronipote dott. Giuseppe Marchetti (suo nonno materno era cugino del Violante) che raccoglie e conserva quotidiani, riviste e pubblicazioni varie del giornalista di Rutigliano.
Nella sua relazione apprezzata e seguita con interesse dai numerosi ragazzi presenti all’assemblea d’istituto, Marchetti ha tratteggiato la figura del giovane Violante, fondatore e redattore di vari giornali e riviste di Bari e provincia, nonché critico letterario e divulgatore delle bellezze pugliesi.
Alfredo Violante, martire della libertà (zio di Luciano, ex presidente della Camera) nasce a Rutigliano il 25 ottobre 1888, da Michele e Elisabetta Colamussi (figlia di Giovanni, ex sindaco di Rutigliano, a cui è stata dedicata una piazza nel borgo antico). alfredo-violante-memoria-1
Frequenta la scuola elementare nella città natia e si laurea a Macerata in Giurisprudenza.
 Ma Alfredo non voleva fare l’avvocato: la sua passione era fare il giornalista: da idealista sognava l’Italia libera ed il riscatto del Sud, amava la giustizia e combatteva i soprusi e la violenza.
Aveva iniziato a scrivere già dall’età di 16 anni, attività che diventò prolifica negli anni Venti, attraverso la sua collaborazione con diverse testate (Il Mattino, Il Giorno, Corriere delle Puglie, Gazzetta di Puglia) e riviste (Puglia Giovane e Comoedia) e attraverso la fondazione di vari quotidiani (Il Gazzettino di Puglie, Il Quotidiano, Il Rinnovamento delle Puglie, Giornale dell’Adriatico).

 Scrive una monografia alla memoria di Giuseppe Di Vagno, avvocato e deputato socialista di Conversano, assassinato da giovani fascisti a Mola di Bari nel 1921.
Il suo ultimo giornale, Il Nuovo Corriere, subisce l’ostilità della milizia fascista: viene bruciato il furgone che trasporta i giornali e la sede viene devastata dai fascisti con armi e manganelli.
Questi episodi inducono Violante a lasciare la professione di giornalista e a trasferirsi nel 1926 con la famiglia a Milano, dove inizia con difficoltà e sacrifici la professione di avvocato, senza rinunciare a scrivere unicamente articoli sulle bellezze della Puglia.
Fonda due riviste (Terre di Puglia e Terre d’Italia) e collabora con “Puglia”, organo dell’associazione pugliesi di Milano.

Dopo l’8 settembre 1943, con l’Avvento della Repubblica di Salò, ricorda il figlio Paolo, emerge con forza il suo spirito di combattente democratico: pubblica il foglio clandestino il Progresso, organo del Movimento partigiano di Democrazia del Lavoro.
Ma un delatore denuncia alle S.S. naziste i nomi dei frequentatori dello studio Violante in Milano; alcuni di essi informati in tempo si danno alla macchia, Violante si ferma con coraggio nel suo studio per distruggere i documenti che avrebbero potuto compromettere altri suoi amici.
Il 1° dicembre 1943 viene arrestato e tradotto nel carcere di San Vittore a Milano: qui si dedica alla cura della biblioteca, fino a quando, il 27 aprile del 1944 non viene trasferito al campo di Fossoli, in provincia di alfredo-violante-memoria-2Modena, dove vengono ammassati i prigionieri politici.

Due mesi dopo, inizia il suo calvario: il 24 giugno 1944 giunge, a 150 km. da Vienna,  con il carro piombato a Mauthausen in Austria, una  delle destinazioni privilegiate per antifascisti e partigiani italiani.
Il compagno di prigionia Enea Fergnani nel suo libro Un Uomo a Tre Numeri così scrive: Violante aveva il braccio sinistro rigido, a seguito delle ferite durante la Prima Guerra Mondiale a cui partecipò volontario, ed anche problemi cardiaci; per tali motivi i nazisti lo misero nel blocco degli invalidi ove i deportati fabbricano trecce di tela e corde; gli hanno dato una giubba stretta e corta con un paio di calzoni verdi che si stringe con uno spago intorno alla caviglia. Lo consiglio di evitare tale qualifica che può essergli fatale; i tedeschi, che ammazzano i sani, non hanno pietà per gli invalidi.

Un altro compagno di prigionia, Aldo Pantozzi, nella lettera inviata alla moglie Irma Bolla racconta: Signora, il destino purtroppo è stato crudele ed Alfredo venne ucciso con il gas, pochi giorni dopo il campo fu liberato (dagli americani il 5 maggio del 1945); il buon Violante poteva tornare a casa, ma eravamo in balia di veri barbari che hanno voluto così bestialmente sfogare la sconfitta….

Il racconto di Marchetti ha così catturato l’attenzione degli alunni ai quali sono stati anche mostrati anche due documenti “inediti”, consegnati di recente al nipote Luciano Violante da amici in Germania: la scheda personale di Alfredo Violante (matricola n. 76628) e quella del suo decesso avvenuto il 24 aprile 1945 in “Zellenbau” (Baracca dei prigionieri), una  falsa dichiarazione dei carnefici nazisti che coprivano così le loro atrocità,  sconfessata dai testimoni oculari tornati a casa che videro gasati in quei giorni con Violante ben 2.800 uomini.
Il 29 gennaio 1950 il Comune di Rutigliano commemora Violante, dedicandogli una piazza (in precedenza chiamata piazza della Rivoluzione Fascista).

Ad Alfredo Violante nel 1961 il cugino Giovanni Colamussi dedica queste commoventi parole: Per Alfredo Violante, soppresso col veleno e col fuoco a Mauthausen nell’illusione di sopprimere il pensiero.
Nel 1995 viene apposta una lapide sul muro, prospiciente la piazza,  del Cinema una volta denominato “Acquario”, oggi  “Cinema - Teatro Metamorfosi”.


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Commenti  

 
0 # Checco 2025-01-30 21:56
L' altra faccia della guerra possa coalizzare i giovani nella ricerca della pace universale.
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