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Negli anni ’50 i devoti di S. Michele andavano in bicicletta a Monte Sant’Angelo

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di Tino Sorino

Quando negli anni ’50 i devoti rutiglianesi di S. Michele raggiungevano in bicicletta Monte Sant’Angelo
I fedeli più ferventi andavano in pellegrinaggio, l’8 maggio, presso il Santuario sul Gargano con ogni mezzo, mentre tutti gli altri partecipavano alla festa di settembre (il ventinove) nel proprio paese recandosi a piedi verso la chiesetta sulla vecchia via per Noicattaro in aperta campagna.

Sempre negli anni ’50, il giorno prima della festa, si accendeva la “fanova”, mentre nella serata del 29 settembre, un piccolo corteo guidato dal sacerdote celebrante partiva dalla chiesa di San Domenico e attraversando via Noicattaro tutta illuminata da lampade votive poste sui balconi, giungeva per la messa e per la benedizione. san-michele-2024-1

Anni fa erano tantissimi i devoti di san Michele Arcangelo, il  Santo guerriero vincitore del demonio, tanto che, come ricordano ancora oggi alcuni anziani di Rutigliano, in ogni casa veniva conservata gelosamente una sua immaginetta, al fine di proteggere la famiglia da ogni male, chiedendo anche la sua intercessione o il miracolo. E, non è un caso, che, là dove ora c’è il santuario del Santissimo Crocifisso, una volta sorgesse una cappella dedicata a S. Michele. E, tornando indietro nel tempo, già alla fine dell’Ottocento esisteva la tradizione di pellegrinaggi di devoti a Monte Sant’Angelo.

Con i traini, le famiglie affrontavano il lungo viaggio in compagnia anche di qualche amico, se c’era ancora posto, portando con sé le provviste sufficienti per una settimana. Per quelli che usavano le biciclette, il viaggio era più breve. Ancor più per i gruppi di fedeli che negli anni ’50 partivano con i camion, riuscendo a tornare a casa anche in giornata. 

Racconta Narduccio Carbonara, una delle poche memorie storiche viventi di Rutigliano, che ci si organizzava in comitive di una ventina di persone che potevano scegliere di andare o con Paolo Di Frenza (Uambascioun(e)) o con Pierino Favale o con Checchino Ruggieri (P(e)stoul(e)) che in una foto di quegli anni appare travestito da brigante con tanto di barba finta e cappellaccio per far divertire il suo gruppo. I baldi giovani che sceglievano la bicicletta, partivano festosi e pieni di tante speranze alle sei dal Santuario del SS. Crocifisso e, dopo essersi confessati partecipavano al sacro rito.

Durante il viaggio si faceva una sosta presso alcuni santuari del foggiano, a San Giovanni Rotondo, a San Marco in Lamis, all’Incoronata e a Siponto, dove si lasciavano le offerte raccolte prima della partenza. Al rientro a casa, era d’obbligo il giro del paese tra scampanellii e canti in onore del Santo.

Ad attendere il festoso gruppo dei sammichelisti, parenti, amici e vicini di casa che aspettavano con ansia le radici di liquirizia, i “cavallucci” (una decina circa) fatti con la stessa pasta della scamorza attaccati ad uno spago e i ventagli con l’immagine del Santo su cartoncino rettangolare incollata su bastoncino di legno. Un modo questo per riflettere su alcune delle nostre antiche tradizioni, neanche tanto lontane, che sarebbe bello riprendere e far rivivere, come un tempo. 

 

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Foto tratte dal libro "Rutigliano in foto" di Tino Sorino.

 

Commenti  

 
0 # giuseppe 2024-09-28 21:07
Io mi ricordo dei pennacchi che portavano
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