24 aprile 1945. Ricordo di Alfredo Violante, ucciso a Mauthausen nel campo di concentramento
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- Pubblicato Domenica, 24 Aprile 2022 10:33
- Scritto da Vito Castiglione Minischetti
di Vito Castiglione Minischetti
«Bisogna che qualcuno si muova, anche se si rischia la vita; se stiamo tutti fermi non si uscirà mai dal fango nel quale siamo caduti.»
Alfredo Violante ad Achille d’Arpe, Milano novembre 19431.
Furono oltre 8000 gli internati italiani a Mauthausen tra il 1943 e il 1945. Fra questi, l’avvocato e giornalista Alfredo Violante, nato a Rutigliano il 25 ottobre 1888. Arrestato a Milano come antifascista dall’Ufficio politico investigativo della Questura di Milano, fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, denominato dagli sventurati detenuti «La città degli scheletri». Nel racconto del ragioniere Domenico Morandi, arrestato a Milano, il 3 marzo 1944, si legge che fra gli arrestati c’erano molti avvocati, giornalisti e politici e che «quando gli americani sono giunti, a Mauthausen c’erano ancora 1500 italiani». (Corriere d’Informazione, Milano, 29 Maggio 1945).
Alfredo Violante non ebbe l’opportunità di poter riacquistare la libertà e tornare dai suoi cari. Fu ucciso il 24 aprile 1945. Il giorno dopo, il 25 aprile, Milano fu liberata dai partigiani. Il campo di concentramento nazista di Mauthausen venne liberato dieci giorni dopo dalle truppe alleate, il 5 maggio 1945. All’indomani della liberazione, fu posta una lapide, nella fortezza di Mauthausen, a perenne ricordo dei martiri italiani:
«AGLI ITALIANI
CHE PER LA DIGNITÀ DEGLI UOMINI
QUI SOFFRIRONO E PERIRONO»
Il 26 gennaio scorso, in occasione della Giornata della Memoria, è stata posata a Milano la pietra d’inciampo che ricorda il rutiglianese Alfredo Violante, deportato e ucciso a Mauthausen.
Queste epigrafi, destinati a tenere viva la memoria di tutti i deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti che non hanno fatto ritorno alle loro case, testimoniano soprattutto il grande contributo dato per la salvezza dell’umanità, tenendo alti gli ideali di pace per difendere la dignità degli uomini.
Nel ricordo dell’anniversario del suo martirio, desidero presentare un breve articolo di Alfredo Violante, scritto a 19 anni, che ancora oggi mi sembra di grande attualità, dal titolo “Umanità” e pubblicato nel giornale « La Conquista »2 il 22 dicembre 1907, nel quale si rispecchiano fortemente il suo credo politico e la sua grande umanità, come una sorta di preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Umanità
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« La patria è un tutto di cui noi siam parte » canta il fortunato Metastasio e noi ripetiamo a coro con lui la bella frase, per venire a conclusioni molto più ampie di quelle alle quali il lettore di Metastasio giungeva, ma niente affatto opposte, come da alcuni s’insinua.
Per noi, la patria è il tutto, l’immenso tutto, l’universo non limitato da barriere di sormontabili monti, guadabili fiumi ed attraversabili mari ed oceani; è tutta la terra, fin dove cresca un filo tisico d’erba, fin dove un freddo glaciale e una quasi eterna notte riduca l’uomo allo stato primitivo o semi-selvaggio.
Noi, i senza patria, i senza famiglia, i ribelli alla società abbiamo una patria molto più vasta, perché più vasta è la nostra concezione, abbiamo una famiglia molto più numerosa perché amiamo l’uomo, sia esso dal colore olivastro o dal colore dell’ebano; perché noi desideriamo nel mondo dell’infinitamente piccolo, che le festuche leggiere trascinate dall’onda del vento o del mare — gli uomini, voglio dire — si affratellino e marcino insieme verso la felicità terrena, sbarazzandosi delle superstizioni economiche, sociali, religiose. Solchiamo i mari, attraversiamo le granitiche roccie maestose, dominiamo lo spazio, l’attraversiamo con rapidità maravigliosa; ma i monti ed i mari e lo spazio dividono ancora i popoli dall’amplesso fraterno.
Alle volte, belve umane, ci sbraniamo a vicenda per un pezzettino di terra, che nessun dio dell’Olimpo ci donò; alle volte, senz’armi, in lotte incruenti ma non meno terribili, soddisfiamo le nostre passioni di bruti, ma, mai, ci stringiamo tutti fratelli su questa benedetta madre terra per elevare [...] l’inno santo al lavoro, alla vita.
Abbiamo anche noi, nel senso ristretto della parola, la patria, ed è il luogo che ci vide nascere, che ci cullò per la prima volta, ma questa non ci fa dimenticare il mondo come la famiglia non ci fa dimenticare l’umanità.
Ci chiamereste utopisti, sognatori, poeti ..... e sia! ma i nostri sogni, le nostre utopie, non sarebbero tali se la maggior parte volessimo il bene dell’umanità.
In questo pezzo di terra, noi, atomi impercettibili uniamoci, amiamoci, uniamo in una sol patria tutta la terra, in una sola famiglia tutta l’umanità!
Sognatore, ridicolo sognatore, mi chiamerà il lettore; ma non è bello il sogno, non ci dissero che santo è l’avvenire?
Oh! fra gli scoraggiamenti quotidiani, fra le aspre lotte, fra ideali spenti e tramontati e ideali nascenti lasciateci sperare; servirà di riposo al nostro cammino faticoso fatto tutto di vecchi tronchi da abbattere, di cadenti quercie da abbruciare.
ALFREDO VIOLANTE. »
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1 Cfr. https://nuovapugliadoro.it/ (Consultato il 22/04/2022).
2 La Conquista : settimanale socialista di Terra di Bari, n. 51, 22 dic. 1907, p. 2.
Foto apertura articolo: Alfredo Violante e portone dell'ultima sua residenza in via Washington 79 a Milano in occasione dell'apposizione, sul marciapiede di fronte, della "Pietra d'Inciampo" in sua memoria, 26 gennaio 2022.
Foto "Pietra d'Inciampo" e portone di Franco Larizza
Altre foto: lapide epigrafata e Piazza Alfredo Violante a Rutigliano (di Rutiglianoonline)