"Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace"
- Dettagli
- Pubblicato Domenica, 31 Dicembre 2017 15:05
- Scritto da Sac. Pasquale Pirulli
SI APRE L’ANNO NUOVO… COSTRUENDO LA PACE
CON LA GRAMMATICA DI PAPA FRANCESCO
di sac. Pasquale Pirulli
In queste ore si sprecano le diverse grafiche per il tradizionale: “Happy New Year” cucinato in tutte le salse!!! Un rituale tradizionale che vorrebbe esorcizzare la dolorosa consapevolezza che il vecchio Kronos (Tempo) rimane sempre il vorace divoratori dei suoi figli (gli uomini). Preferiamo andare alla ricerca di riflessioni che ci aiutino a costruire la pace nel tempo abitato dal Dio della Pace che nasce a Betlemme e che ci propone il Kairos (tempo pieno della sua grazia)
!° Gennaio 2018 si celebra la 51a Giornata Mondiale della Pace e papa Francesco già il 13 novembre 2017, ricorrenza di S. Francesca Saverio Cabrini, ha diffuso il suo messaggio che diventa per noi riflessione e provocazione per i temi di attualità svolti. La pace si costruisce a livello mondiale risolvendo anche il problema drammatico dei migranti e dei rifugiati .
E’ bello e giusto il primo giorno del nuovo anno scambiarsi un sincero augurio di pace: “Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra!” perché la pace “è un’aspirazione di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza”. I numeri dei migranti (250 milioni) e dei rifugiati (22 milioni e mezzo) sono drammatici e, secondo il papa emerito Benedetto XVI, “sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cerano un luogo dove vivere in pace”. Il viaggio di molti verso la pace è un viaggio di speranza: “un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso” ed essi sono disposti anche “a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani della meta”. A giudizio di papa Francesco il fenomeno migratorio attuale di dimensioni mondiali è causato “da discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale”. Il processo di accoglienza è doveroso ma “richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse, che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate”.
In questo campo il ruolo dei governanti è quanto mai difficile perché con prudenza essi devono “accogliere, promuovere, proteggere e integrare” e favorire il processo di inserimento non dimenticando la “precisa responsabilità verso le proprie comunità, delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo economico”, cioè il bene comune e la pace.
Papa Francesco nel suo messaggio offre una risposta alla drammatica domanda: “Perché così tanti rifugiati e migranti?” S. Giovanni Paolo II aveva denunciato “una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di pulizie etniche” come prima causa del fenomeno migratorio. Non bisogna trascurare anche “il desiderio di una vita migliore “, per ricongiungersi alla propria famiglia, per cercare lavoro o perfezionare la propria istruzione. Non bisogna dimenticare che chi non gode di questi diritti non vive in pace. Lo stesso papa Francesco nella sua enciclica “Laudato si’” ha denunciato una ultima causa che è il degrado ambientale. Ci sono dei pregiudizi nei confronti dei migranti e si invoca la sicurezza nazionale o il peso economico dell’accoglienza, dimenticando la loro dignità umana . Una decisa condanna il papa esprime nei confronti di quanti “magari per fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia”.
Con coraggio ed equilibro papa Francesco invita a ricorrere alla “sapienza delle fede” per convincersi che tutti facciamo parte di una sola famiglia, migranti e popolazione localo che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale”. Egli invita a confrontarsi con questo fenomeno dalle dimensioni uni versali con “sguardo contemplativo”, cioè contemplando, sulle orme del profeta Isaia (cap. 60) e del libro dell’Apocalisse (cap. 21) non solo la nuova Gerusalemme dalle porte sempre aperte per accogliere genti di ogni nazione, che la ammirano e la colmano di ricchezze e vi portano la pace”. Questo sguardo contemplativo il papa si augura aiuti tutti gli uomini di buona volontà a valutare anche positivamente il fenomeno migratorio. “Essi non arrivano a mano vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native… Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio dio innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la po0rta e il cuore a migrati e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti”. Anche i responsabili della cosa pubblica hanno bisogno di questo sguardo per operare un giusto discernimento e così “spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei limiti del bene comune rettamente inteso”. Il papa invita a riconoscere i positivi “germogli di pace”: “Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati”.
Papa Francesco delinea una strategia concreta di pace che si articola in quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Ecco le direttive per intervenire nel processo di pace realizzando nei confronti dei migranti e dei rifugiati i quattro verbi, che costituiscono la sua “grammatica di pace”:
“ACCOGLIERE” richiama l’esigenza di ampliare le possibilità di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e di bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali….
“PROTEGGERE” ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento. Penso in particolare alle donne e ai bambini che si trovano in situazioni in cui son9o più esposti ai rischi e agli abusi che arrivano fino a renderli schiavi….
“PROMUOVERE” rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati. Tra i molti strumenti che possono aiutare in questo compito, desidero sottolineare l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura e di scontro. …
“INTEGRARE”, infine, significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità.
Per quanto riguarda i risvolti politici del messaggio di papa Francesco, nessuno si meraviglia la usa insistenza sullo jus soli e più ancora l’auspicio che la Nazioni Unite nell’anno 2018 definiscano e approvino il patto globale per le migrazioni sicure, ordinate e regolari e poi ancora quello per rifugiati. Alle Nazioni Unite spetta il compito di tracciare un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche. Egli si augura che “siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza” Egli assicura che ha impegnato la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicaste per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale che ha preparato 20 punti di azione per realizzare i quattro interventi di accoglienza. Di protezione, di promozione e di integrazione.
La Chiesa non fa politica ma azione pastorale attraverso anche i tanti interventi a favore dei migranti e dei rifugiati. Come non ricordare il sogno di San Giovanni Paolo II: “Se il sogno di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale casa comune”. Chi ha offerto la sua vita alla realizzazione di questo sogno si ricorda Santa Francesca Saverio Cabrini: “Questa piccola grande donna, che consacrò la sua vita al servizio dei migranti, diventandone poi la celeste patrona, ci ha insegnato che possiamo accogliere, proteggere, promuovere e integrare questi nostri fratelli e sorelle. Per la sua intercessione il Signore conceda a noi tutti di sperimentare che «un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace».
Agli amici di Rutiglianoonline offro questa lettura del messaggio per la Giornata Mondiale della Pace auspicando che ne facciano oggetto di riflessione perché lo stesso “guardo contemplativo” della Gerusalemme (etimologicamente: Jahwe ti dia pace!) sia anche provocazione ad abbattere i muri del pregiudizio e dell’indifferenza e a impegnarsi a che la città terrena sia la culla della città celeste, così come sognava S. Agostino quando scriveva il suo trattato di teologia della storia “La Città di Dio”.