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Piazza Colamussi, tensione ieri mattina tra residenti e “bulli” stanziali

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di Gianni Nicastro

Bullismo di quartiere, un fenomeno che insidia quotidianamente la tranquillità dei residenti di Piazza Colamussi. Il “branco” ieri mattina, intorno alle 11:45, ha cominciato con gli insulti a una giovane donna che voleva semplicemente entrare nel portone di casa sua. Poi si è spostato di fronte, prima a parlare con una residente, poi ad inveire -ci hanno raccontato- contro il suo portone quando questa è rientrata chiudendolo.

Si è trovato un anziano, anch’egli residente, che è intervenuto. C’è stato un momento di forte tensione tra l’anziano e almeno un paio di minorenni tra i 14 e i 16 anni. Sono stati chiamati i carabinieri, sono intervenuti e hanno portato in caserma i due ragazzi. Qui sono stati chiamati i genitori,  si è presentata la mamma di uno solo dei due.

Poco dopo l’accaduto mi sono recato in piazza, ho trovato la donna che spesso viene presa di mira dai bulli, mi ha raccontato degli insulti avuti poco prima. In piazza c’era, ritornato dalla caserma, uno dei due, un altro ragazzo, più o meno della stessa età, con uno stereo portatile nelle mani, ragazzi più piccoli e un paio di bambine. I ragazzi erano seduti a una panchina con lo stereo che sparava musica ad alto volume, le bambine, poco distanti, erano intente ad esplodere rumorosi petardi uno dietro l’altro. Un chiasso insopportabile, non riuscivo a sentire le persone che mi stavano vicino, con le quali stavo parlando.

Insomma, ho vissuto un momento di vita tipico di Piazza Colamussi e, francamente, non mi è piaciuto, affatto.
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Ora, ieri mattina quella tensione poteva degenerare in qualcosa di più serio, diciamo che è andata “bene”; ma andrà sempre così? Si può lasciare al caso, o alla fortuna, l’evitare che situazioni di tensione, frequenti in quella piazza, degenerino in litigi, o risse vere e proprie, tra anziani e minorenni, tra mariti di donne insultate e minorenni, tra residenti esasperati dagli schiamazzi e minorenni?

La situazione è seria ed è ormai al limite. E’ chiaro che siamo di fronte al disagio sociale di ragazzi abbandonati a sé stessi, che migrano da altri quartieri del paese perché è stato chiuso il playground di piazza Salvo D’Acquisto e non possono più giocare al pallone; che migrano perché è stato abbattuto il mercato coperto dietro al quale andavano a perdere le serate.

Il problema di Piazza Colamussi, e di altre situazioni simili in altri punti della città, dunque, è il più classico dei problemi sociali, quello di ragazzi che vengono da un contesto socio-familiare disagiato. Di fronte a un problema del genere chi ha il compito di intervenire e come? Una domanda alla quale cercherò di rispondere utilizzando semplicemente il buon senso e pensando a come altrove, a Palermo (ZEN), a Scampia (Napoli) e in altre città, soprattutto il volontariato, è riuscito a dare una speranza a ragazzi più o meno con gli stessi problemi -forse anche più gravi- dei ragazzi di Piazza Colamussi.

A Rutigliano non abbiamo i don Puglisi, i don Gallo, i don Giotti, i… don Bosco, certo, ma qualcuno deve prendersi cura di questi ragazzi, deve porsi il problema di offrire loro un’alternativa al bullismo di piazza. Immagino che si possa far leva sulle loro passioni, quelle che, esercitate in piazza disturbano, incanalate in modo giusto potrebbero davvero rappresentare un’opportunità innanzitutto per loro, i “bulli” senza alternativa.

In piazza giocano spesso al pallone, quindi hanno una passione per lo sport, il calcio. Ho saputo, ieri, che alcuni di loro hanno frequentato questo sport in società dilettantistiche, ma che hanno dovuto smettere perché la famiglia non può permettersi di pagare l’iscrizione. Alcuni ascoltano la musica, ad alto volume, dimostrano quindi un interesse per la musica.

Perché non intervenire su queste loro passioni, o semplici interessi, con un progetto di recupero sociale che inserisca questi ragazzi nelle tante società sportiva dilettantistiche che a Rutigliano praticano lo sport in regime anche di convenzione col comune per la gestione diretta di strutture sportive pubbliche? Si può fare? E se non si può fare, perché?

Fare leva sulle loro passioni, toglierli dalla strada, offrirgli un’alternativa al bullismo di piazza, ritengo sia il modo migliore, forse l’unico, che possa dare una opportunità a loro e la tanto agognata tranquillità ai residenti del centro storico.

Chi ha il compito di intervenire in questo senso? Immagino, innanzi tutto, l’amministrazione comunale attraverso il suo assessore ai servizi sociali, immagino anche le tante associazioni di volontariato che nel loro statuto abbiano il “sociale” come terreno di intervento associativo.

Un progetto di recupero del disagio sociale minorile, allestito con la consulenza di persone qualificate (psicologi, sociologi, educatori, formatori…), credo sia alla portata di un comune come quello di Rutigliano. Almeno spero.


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