Approfondimenti culturali all’IISS “Alpi-Montale”
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- Pubblicato Lunedì, 16 Ottobre 2017 08:57
- Scritto da Teresa Gallone
La giornalista Enrica Simonetti presenta “Morire come schiavi. La storia di Paola Clemente nell’inferno del caporalato”
di Teresa Gallone
Ad appena un mese dall’inizio dell’anno scolastico l’IISS “Alpi-Montale” inaugura il consueto ciclo di approfondimenti culturali. Protagonista del primo appuntamento dell'11 ottobre scorso Enrica Simonetti, giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno e autrice di “Morire come schiavi. La storia di Paola Clemente nell’inferno del caporalato” edito da Imprimatur.
Sono intervenuti inoltre Gaetano Veneto, avvocato ed ex docente universitario, Antonio Gagliardi, segretario generale FLAI Cgil. La conferenza è stata curata e condotta dalla professoressa Angela Difino con la collaborazione degli alunni delle classi IV B e III C del Liceo Linguistico “Ilaria Alpi”.
Le relazioni degli ospiti sono state precedute da una puntuale introduzione curata dagli alunni. I ragazzi hanno fornito informazioni preliminari sul fenomeno del caporalato e commentato i cortometraggi proiettati a supporto dell’argomento.
Enrica Simonetti si dice soddisfatta del lavoro degli alunni e dei docenti, così dettagliato da non aver bisogno di ulteriori aggiunte. Definisce la sua opera come «un’inchiesta vecchio stile», fatta battendo i sentieri dei campi fra il Gargano e la Calabria, mossa da un doloroso evento, la morte di Paola Clemente, quarantanovenne bracciante agricola stroncata da un infarto durante una giornata di lavoro.
È da questa tragica scomparsa che Enrica Simonetti parte per disegnare il quadro di un fenomeno noto a tutti ma mai denunciato, mai approfondito e comune a ogni parte della Penisola. Quello che è concepito in teoria come sfruttamento del lavoro, nella pratica è diventato un sistema di lavoro sostenuto da singoli (caporalato tradizionale) o da vere e proprie associazioni.
La grande distribuzione alimentare non è immune al fenomeno, così come gli altri settori industriali. L’inchiesta della Simonetti infatti disegna una parabola che va dagli immigrati braccianti ammassati in un ex fabbrica alle porte di Terlizzi alla inscenata morte naturale di un operaio bulgaro in Piemonte a opera del proprietario del campo.
È Antonio Gagliardi a parlare del fenomeno come di «schiavismo vero e proprio», senza mezzi termini e senza sconti per nessuna regione italiana. Come Enrica Simonetti, anche la FLAI Cgil lavora sul campo, indaga e informa lavoratori che molto spesso sono all’oscuro dell’effettiva esistenza di contratti di lavoro.
Gagliardi ha parlato dell’opera di Enrica Simonetti come di «intuizione geniale», una ricognizione cruda e veritiera su un fenomeno pregnante non solo in agricoltura ma anche nel settore metalmeccanico e amministrativo.
All’esposizione del problema segue la disamina sulle soluzioni. Il professor Gaetano Veneto, ex segretario di Giuseppe Di Vittorio, primo sindacalista a indagare il fenomeno caporalato, fornisce un quadro completo della legislazione a riguardo. Nel Codice Penale sarebbe già presente una norma anti sfruttamento di manodopera, l’articolo 603 bis approvato il 19 ottobre 1930. Questo sarebbe stato poi modificato in senso più restrittivo con la legge 199 del 2016.
La modifica dell’articolo 603 bis è stata approvata in conseguenza degli eventi che hanno coinvolto il camerunense Yvan Sagnet, giovane coinvolto suo malgrado in un giro di sfruttamento nelle campagne salentine presso Nardò. Sagnet e altri operai hanno dato inizio a una sollevazione di massa dei braccianti sfruttati a seguito di disposizioni impossibili da eseguire date dai caporali.
Si è trattato di uno sciopero di dimensioni cospicue, unico nel suo genere data la varietà dei partecipanti, difficile da gestire ma efficace nel suo obiettivo. Grazie a Sagnet la magistratura ha perseverato nelle indagini, arrivando ad arrestare 16 caporali e imprenditori agricoli fra Rosarno e Nardò.
A detta del professor Veneto la legge 199 funzionerebbe bene nella sua parte prescrittiva. Altrettanto efficace non sarebbe la parte propositiva, poco messa in atto. Quest’ultima prevede riconoscimenti per i datori di lavoro virtuosi che riescono a strutturare il trasporto e il reclutamento della manodopera, eliminando così i capisaldi del fenomeno del caporalato.
Gaetano Veneto si dice fiducioso, consapevole che proprio l’informazione scolastica e l’attuale grado di cultura dei giovani possano fungere da sostrato saldo per il futuro sradicamento del fenomeno e la messa in atto di sistemi di lavoro equi.