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Sulle orme di S. Francesco D'Assisi, artefice di pace

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PAPA FRANCESCO IN EGITTO


Sac. Pasquale Pirulli
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Frate Francesco negli anni  1219-1220  frate Francesco, affidata la direzione dell’ordine ai vicari generali Matteo da Narni e Gregorio da Napoli, con altri undici frati si imbarca ad Ancona per l’avventura egiziana al seguito della IV Crociata. Oltrepassando gli schieramenti contrapposti di cristiani e islamici nei pressi di Damietta incontra il sultano Malek-Al-Kamel.

Una visita la sua intesa a promuovere la pace e un dialogo amichevole , a chiedere la possibilità di un viaggio nella terra di Gesù, l’assistenza ai pellegrini cristiani con l’apertura di conventi nei luoghi santi. Certamente una strategia apostolica, sostenuta dal giudizio di Dio (camminare sui carboni accesi) con il sogno impossibile di convertire al cristianesimo il sultano. Da questa “avventura egiziana”  egli porta quale ricordo della stima di Malek-Al-Kamel  il “corno d’avorio” lungo cm 25, adorno di decorazione d’argento, quasi una “campana islamica”, che egli utilizzerà per richiamare i frati alla preghiera e all’ascolto della parola di Dio.

Sempre in Egitto presso Il Cairo c’è l’antica e prestigiosa fondazione Al-Azhar (La Luminosa), università fondata nel sec X di grande prestigio culturale e arcigna custode della shari’a, l’ortodossia sunnita, che più di una volta attraverso la voce del suo Grande Imam ha deplorato deviazioni nell’interpretazione del libro sacro Il Corano del profeta Maometto.

Il Al-Azhar Centre Conference de Il Cairo ha invitato papa Francesco alla Conferenza Internazionale per la Pace nell’ambito del suo viaggio apostolico in Egitto (28-29 aprile 2017). Papa Francesco che ha sempre dichiarato di aver scelto il nome del Poverello di Assisi per realizzare una “Chiesa povera con i poveri e in uscita” ha accettato l’invito e ha proposto ai partecipanti una articolata riflessione “sul sole della sapienza e l’alleanza della pace”.
 Partendo dalla sua storia millenaria egli afferma che l’Egitto è “terra di civiltà e di alleanze”. Non si può dimenticare il patrimonio culturale di questa terra che è fatto “di saggezza e ingegno, di acquisizioni matematiche e astronomiche, di forme mirabili di architettura e di arte figurativa ”. 

La cultura richiama l’impegno educativo verso i giovani delle generazioni future per salvaguardare il valore unico dell’uomo “essere aperto e relazionale” . In questa fondamentale dimensione dell’uomo si radica la vocazione a mettersi in contatto con “Colui che lo trascende e con quanto lo circonda”. Ci si avvia così sulla strada della “vera sapienza che non mira al prevalere della propria parte, ma all’altro come parte integrante di sé”.

Ci si avvia ancora a mettere al centro “la dignità dell’uomo, prezioso agli occhi di Dio” e si realizza un’etica “umana” che “rifiuta la paura dell’altro e il timore di conoscerlo”. Da queste premesse scaturisce  la convinzione che l’avvenire di tutti dipende “dall’incontro tra le religioni e le culture”. Qualche passo coraggioso e rivoluzionario è stato fatto dal Comitato misto tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e il Comitato di Al-Azhar per il Dialogo.
Ecco i tre parametri fondamentali per un dialogo tra cristiani e islamici e fra tutti i credenti: il dovere dell’identità, il coraggio dell’alterità e la sincerità delle intenzioni.

La filosofia del dialogo è così riassunta: “Educare all’apertura rispettosa e al dialogo sincero con l’altro, riconoscendone i diritti e le libertà fondamentali, specialmente quella religiosa, costituisce la via migliore per edificare insieme il futuro, per essere costruttori di civiltà. Perché l’unica alternativa alla civiltà dell’incontro è la inciviltà dello scontro, non ce n’è un’altra”.

Papa Francesco guarda ai giovani i quali “come alberi ben piantati, siano radicati nel terreno della storia e, crescendo verso l’Alto e accanto agli altri, trasformino ogni giorno l’aria inquinata dell’odio nell’ossigeno della fraternità”. Ecco la sua apertura verso l’islam in nome di una “civiltà umana”. In questa sfida di civiltà tanto urgente e appassionante siamo chiamati, cristiani e musulmani, e tutti i credenti, a dare il nostro contributo: “Viviamo sotto il sole di un unico Dio misericordioso. In questo senso possiamo dunque chiamarci gli uni gli altri fratelli e sorelle, perché senza Dio la vita dell’uomo sarebbe con il cielo senza il sole. Si levi il sole di una rinnovata fraternità in nome di Dio e sorga da questa terra, baciata dal sole, l’alba di una civiltà della pace e dell’incontro. Interceda per questo san Francesco di Assisi, che otto secoli fa venne in Egitto e incontrò il Sultano Malik Al Kamil “.

Per quanto riguarda l’Egitto come “terra di alleanze” papa Francesco ricorda che c’è “una luce policromatica delle religioni” perché qui: “Fedi diverse  si sono incontrate e varie culture si sono mescolate, senza confondersi ma riconoscendo l’importanza di allearsi per il bene comune”. Bisogna guardare al Sinai “monte dell’Alleanza” per apprendere una lezione fondamentale, cioè “che un’autentica alleanza sulla terra non può prescindere dal Cielo, che l’umanità non può proporsi di incontrarsi in pace escludendo Dio dall’orizzonte, e nemmeno può salire sul monte per impadronirsi di Dio” (cfr Es 19, 12). Papa Francesco denunzia un “pericoloso paradosso tutto moderno” perché “da una parte di tende a relegare la religione nella sfera privata, senza riconoscerla come dimensione costitutiva dell’esser umano e della società; dall’altra si confonde, senza opportunamente distinguere, la sfera religiosa e quella  politica”.

Non ci sin nasconde  “il rischio che la religione venga assorbita dalla gestione degli affari temporali e tentata  dalle lusinghe dei poteri mondani che in realtà la strumentalizzano”.  
Non è vero che la religione oggi sia un problema, ma è parte della soluzione: “contro la tentazione di adagiarci in una vita piatta, dove tutto nasce e finisce quaggiù, essa ci ricorda che è necessario elevare l’animo verso l’Alto e imparare a costruire la città degli uomini”. Il papa a realizzare la fondamentale alleanza promulgata con le “dieci parole” del monte Sinai dice un no deciso alla violenza e ricorda a tutti che “la violenza è la negazione di ogni autentica religiosità”.

Ai responsabili delle religioni rivolge un caloroso invito: “Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio”.
Un altro decisivo compito  papa Francesco assegna alla religione autentica  per  il progresso dell’umanità, quello di “promuovere la pace” in nome dell’unico Dio, perché ”la pace è santa e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio”. Sulle orme di Francesco di Assisi egli Sogna “costruttori di pace, non di armi; oggi c’è bisogno di costruttori di pace, non di provocatori di conflitti, di pompieri e non di incendiari; di predicatori di conciliazione e non di banditori di distruzione”.  Decisa la sua condanna dei “populismi demagogici”, della proliferazione delle armi, del cancro della guerra.

Egli chiude il suo messaggio  invitando tutti ad “avviare processi di pace” per gettare “solide basi di alleanza tra i popoli e gli Stati”  ed esprimendo un cordiale augurio: “Auspico che questa nobile  e cara terra d’Egitto, con l’aiuto di Dio, possa rispondere ancora alla sua vocazione di civiltà e di alleanza, contribuendo a sviluppare processi di pace per questo amato popolo e per l’interna regione mediorientale. Al Salamò Alaikum! (La pace sia con noi!)”.

A di là delle critiche mosse da Antonio Socci che “più papista del papa” sul suo blog pretende ogni volta insegnare a Bergoglio a fare il papa, rimane il fatto che papa Francesco abbia con coraggio e coerenza proprio nelle aule di Al – Azhar, la prestigiosa “La Limnosa” università sunnita, abbia testimoniato la sua fede in Gesù Cristo “ed io sono cristiano” e abbia invitato tutti a costruire la pace che è sempre dono di Dio agli uomini che si riconoscono fratelli perché figli dell’unico Dio che è Dio di pace e di misericordia.      

  

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