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Il Natale messo in discussione, come il presepio di casa Cupiello

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NATALE!

di Sac. Pasquale Pirulli
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In questo periodo non sarà male rivedere la brillante commedia “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo (1931) e riassaporare nostalgica poesia delpresepio in famiglia. L’anziano genitore Luca invita il piccolo Tommasino a collaborare alla realizzazione del presepio e il piccolo caparbiamente insiste nel diniego affermando ripetutamente “A me non mi piace!”: Luca: "Questo lo dici perché vuoi fare il giovane moderno che non ci piace il Presepio… il superuomo. Il presepio che è una cosa commovente, che piace a tutti quanti…." Tommasino: A me non mi piace. Ma guardate un poco, mi deve piacere per forza”.

Povero Presepio di Natale che in questo nostro paese è sottoposto a boicottaggio, a rifiuto e trattative di squallida diplomazia. Ha aperto la querelle il dirigente della scuola di Rozzano il quale non ha permesso la realizzazione del presepio nella scuola e ha proposto una anonima festa d’inverno in altro periodo che non avrebbe trovato difficoltà da parte delle famiglie islamiche. Seguito in certo qual modo dall’altra dirigente di una scuola sarda la quale ha fatto sapere al vescovo di Olbia che la sua visita agli alunni nella ricorrenza natalizia non era gradita per non turbare gli altri che non sono di religione cattolica.

Forse più patetica è la dichiarata disponibilità del nuovo vescovo di Padova Mons. Claudio Cipolla a fare un passo indietro con le tradizioni cristiane per non turbare la pace della comunità civile patavina. Il prelato ha dichiarato alla Radio Veneta: “Io farei tanti passi indietro pur di mantenerci nella pace e pur di mantenerci nell’amicizia. Non dobbiamo presentarci pretendendo qualsiasi cosa che magari anche la nostra tradizione e la nostra cultura vedrebbe come ovvio. Se fosse necessario per mantenere la tranquillità e le relazioni fraterne tra di noi, io non avrei paura di fare marcia indietro su tante nostre tradizioni”.

La sua dichiarazione ha suscitato perplessità e critiche aperte quasi un cedimento dinanzi ad una laicità che periodicamente scatena la sua guerra contro il crocifisso nelle aule, il presepio e i canti religiosi nella scuola pubblica. Il prelato in un secondo momento ha ritenuto spiegare in una nota la sua posizione: “Papa Francesco ci sollecita di continuo nell’obiettivo di costruire un mondo di pace, senza conflitti, in cui la relazione tra fratelli sia prioritaria e l’indifferenza non trovi casa. Per noi cristiani è un richiamo forte, costante, specie in questo tempo di Avvento che ci accompagna al Natale. Ed è per questo che non possiamo utilizzare le religioni per alimentare conflitti o inutili tensioni. Purtroppo le religioni spesso sono strumentalizzate per altri interessi. Non sono contro la presenza della religione nello spazio pubblico, né tanto meno contro le tradizioni religiose, ma né le religioni né le tradizioni religiose possono essere strumenti di separazioni, conflittualità, divisioni. Fare un passo indietro non significa creare il vuoto o assecondare intransigenze laiciste, ma trovare nelle tradizioni, che ci appartengono e alimentano la nostra fede, germi di dialogo”.

Sommessamente propongo qualche pensiero di riflessione.
Il Natale e la sua rappresentazione tradizionale quale è il presepio, riproposto dal genio religioso e poetico di Francesco d’Assisi nel natale del 1223 di Greggio, celebrano un evento di grande valore umano quale è la nascita di un bambino e per di più nell’umiltà e nell’emarginazione. Il mistero della nascita di un bambino è il sorriso dell’umanità!

Ai dirigenti scolastici solleciti di non turbare lo sviluppo psicologico e l’educazione dei loro alunni che avrebbero ripercussioni negative da un presepio o dalla visita di vescovo, vorrei ricordare la dimensione religiosa della cultura letteraria e artistica dell’Italia. Più che divisione una festa, pur connotata dalla religione, è sempre un evento di gioia e di comunione. I bambini sanno stare bene insieme al di là di distinzioni etniche, religiose, culturali e sociali.

Al vescovo di Padova, preoccupato di non alimentare conflitti o facili strumentalizzazioni politiche delle tradizioni religiose, vorrei suggerire di andare in visita alla Basilica di Santa Giustina nella sua Padova e soffermarsi dinanzi all’arca che racchiude i resti dell’evangelista Luca e rileggere il vangelo dell’infanzia in cui gli angeli cantano la gloria di Dio e annunciano la pace agli uomini che Egli ama. Qualche passo ancora e Mons. Cipolla ha la possibilità di recarsi presso l’arca di S. Antonio nella sua basilica e ripensare alla tradizione francescana del presepio. Non sarà male per lui recarsi alla Cappella degli Scrovegni e ripercorrere gli affreschi natalizi realizzati dal genio di Giotto.

Più che a rispolverare antiche o obslete pregiudiziali laiciste e improvvide aperture, che sono tradimento delle matrici culturali del nostro popolo, almeno a Natale impariamo a costruire oasi di pace in cui tutti possiamo dialogare e intessere autentici rapporti di accoglienza, ricordando che proprio quel Bambino, figlio di Maria, sposa del falegname di Nazareth, nacque in una grotta perché non c’era stato posto per loro nell’albergo.       
                         

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