Pina Barbati, in Afghanistan alla guida del "Freccia"
- Dettagli
- Pubblicato Giovedì, 20 Marzo 2014 10:09
- Scritto da Rosalba Lasorella
di Rosalba Lasorella
Non esita a dimostrare il suo coraggio, ma non nasconde certo la sua paura. Paura di quelle cisterne di benzina che esplodono improvvisamente, paura di quei bambini ben addestrati alla lotta, alla ribellione, alla guerriglia.
Pina Barbati, primo caporal maggiore dei Bersaglieri, è da poco tornata a Rutigliano dopo sei mesi trascorsi in Afghanistan, un’esperienza che racconta con sobrietà, com’è nel suo stile di donna e militare convinta. Di lei tv e giornali hanno già parlato nei mesi scorsi, associando quasi sempre il suo nome a quello del “Freccia”, il blindato di ultima generazione di cui l’Esercito Italiano dispone in territorio afghano. A Pina, infatti, è stato attribuito il titolo di prima donna alla guida del mezzo, sebbene consistente sia -in generale- l’apporto femminile alle missioni estere.
Invitata al seminario “Donne, Comandanti”, organizzato a Bari lo scorso 7 marzo dalla Brigata Pinerolo in collaborazione con l’associazione “Apulia Onlus”, la grintosa ventinovenne ha testimoniato il suo impegno quotidiano, senza sorvolare su quel particolare episodio che oggi può raccontare tirando un sospiro di sollievo.
Era proprio alla guida del “Freccia” quando il fuoco nemico ha messo seriamente in pericolo i suoi compagni di pattuglia: coinvolta nello scontro, Pina ha mantenuto la calma e portato tutti in salvo con una manovra di cui ancora adesso, a distanza di cinque mesi, ricorda ogni minimo dettaglio.
«Sono fiera di questo lavoro» -ammette sinceramente Pina- «e so che non potrei mai svolgerlo con tranquillità se non avessi il supporto della mia famiglia e dei miei cari». Chi la conosce sa che nulla potrà mai indebolire il suo legame con la città di Rutigliano, ma sa anche che lo zaino è sempre lì, pronto a raccogliere nuove sfide.
La giovane militare parla di talebani, di libertà negate, bombe calamita e biglie di ferro con estrema discrezione, ma riconosce su sé stessa -e non solo sulla divisa- il segno che l’Afghanistan ha lasciato. «Sono esperienze» conclude, esperienze che Pina intende vivere fino in fondo, dentro e fuori la corazza del “Freccia”.