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Sul museo cittadino

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museo-ingresso

di Antonio Fortunato

Sembrerebbe che uno dei “cavalli di battaglia” delle prossime elezioni cittadine sia quello dell’apertura, tout court, del Museo cittadino.
Argomento affascinante, di grosso impatto e ritenuto di grande presa nella cittadinanza … come può una “città d’arte” non avere un proprio museo?

Premesso che mi piacerebbe veder aperto il museo con le testimonianze e i reperti degli antichi ritrovamenti, ritengo vadano “stemperate”, se non addirittura deluse, le aspettative dei cittadini. Attualmente il “museo” di Rutigliano è solo un contenitore vuoto che non può definirsi come tale.
In base ad un decreto ministeriale del 2001 i requisiti minimi perchè un museo “esista” sono i seguenti:

• Ogni museo deve avere il possesso di collezioni permanenti e/o la disponibilità di collezioni depositate dallo Stato o da altri soggetti.   
• Ogni museo deve avere la proprietà o la disponibilità definita della sede.    
• Ogni museo deve essere dotato di uno statuto e/o di un regolamento scritto che, in aderenza alla definizione generale di museo, individui, fra l’altro:

- la natura di organismo permanente e senza scopo di lucro,
- la missione, l’identità e le finalità,
- ’assetto finanziario e l’ordinamento contabile,
- il personale,
- l’inalienabilità delle collezioni.

• Il museo deve disporre di un direttore e/o un conservatore (anche in forma consorziata).
• L’edificio del museo, deve essere a norma sotto il profilo statico, impiantistico, igienico-sanitario e del superamento delle barriere architettoniche. Deve, inoltre, essere dotato di sistemi di sicurezza anti-incendio e anti-intrusione (adeguamento a D.M. 37/08, già L. 46/90, e D.Lgs. 81/08, già L. 626/94).

• Il museo deve possedere almeno l’80% dei beni inventariati e il 50% di beni catalogati .
• Il museo deve avere un’apertura settimanale non inferiore alle 18 ore, compresi il sabato e la domenica; in alternativa, tenuto conto dell’apertura stagionale di molte strutture, il museo deve garantire un’apertura annuale di almeno 120 giorni per un’apertura settimanale non inferiore alle 18 ore.

Non vorrei tediare il lettore passando in rassegna i vari punti;  basta, per il momento, soffermarci sul primo. Non mi pare che il nostro Comune sia proprietario o sia in possesso di un patrimonio storico, artistico o archeologico di accertato interesse culturale da collocare nell’istituendo museo.
E quindi? I vari ragionamenti girano sempre intorno alla affermazione: “…devono ritornare a Rutigliano i reperti archeologici trovati nel nostro territorio e collocati nel Museo Nazionale Archeologico di Taranto”.

Ricordo che le cose di interesse storico, archeologico, paleontologico e artistico fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato.
Il Comune, a suo tempo, in base all’art. 89, comma 6, del Codice dei beni culturali e del paesaggio, avrebbe potuto richiedere al Ministero di consentire che gli oggetti  ritrovati   -  tutti o in parte – rimanessero nel proprio territorio a fini espositivi … disponendo di sede idonea a garantire la conservazione e custodia delle cose medesime (ma a quel tempo il Comune non disponeva di una sede museale!).

Non so se, in attesa della costruzione del “contenitore”, il Comune stipulò con il Ministero una Convenzione per il rientro dei manufatti; solo l’Amministrazione  può dire se mai fu stipulato un tale accordo e le condizioni previste e, se così fosse, far chiarezza sui motivi che tutt’ora ostano a tale rientro ( … problemi di gestione, di personale, di costi, di adeguamento del contenitore, ecc.?).
Se, invece, non fosse così,  voi pensate che possa mai essere consentito ed autorizzato il trasferimento di reperti presenti nell’ importante museo nazionale di Taranto per favorire  la creazione di un Museo a Rutigliano?

Ed allora, viste le ovvie difficoltà nella creazione di un museo, c’è da chiedersi il motivo per cui tale immobile non venga “trasformato” in un contenitore culturale, di aggregazione sociale, in uno spazio espositivo, in luogo di incontri e di riunioni, ecc..
Ci sono limitazioni e vincoli che impediscono la fruizione di tale immobile per la cittadinanza (costi di gestione, adeguamenti strutturali, preciso vincolo di destinazione a seguito della cessione gratuita  dell’area, ecc.)? Anche su quest’ultima ipotesi è solo l’Amministrazione che può chiarire, una volta per tutte, lo stato dell’arte.


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