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LE TAUMATURGICHE ACQUE REFLUE DELLA SEZIONE NOJANA DI SEL

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Sul documento di SEL Noicattaro “Salviamo la lama con le acque reflue”  pubblicato su Noicattaroonline il 7 agosto 2013

Il piglio è quello tecnico-scientifico, ma giusto il piglio. Di tecnico e di scientifico c’è ben poco, ci sono invece, tante imprecisioni, una buona dose di arroganza e cose non vere. Il resto è legittimo, rispettabile, opinabile punto di vista. Il punto di vista di una sezione di partito, del partito del presidente della regione Puglia che, in qualità di commissario delegato dal governo all’emergenza ambientale in Puglia, è il responsabile in capo della scelta di ridurre lama San Giorgio a canale di scolo della fogna depurata di quattro comuni. Anche se, il presidente/commissario Vendola, riteniamo sappia ben poco di lama San Giorgio, dell’istituendo parco, dell’emergenza depuratori, delle problematiche legate ai recapiti finali. Temiamo che abbia, sin dall’inizio, delegato tutto alla struttura dell’assessorato regionale, ai burocrati, a persone abituate ad avere a che fare con il lato meramente amministrativo dei problemi, a trovare soluzioni facili e, nell’immediato, meno dispendiose. Aspetti certamente importanti, ma non unici, soprattutto quando si decide su un’opera pubblica che impatta con il territorio e le comunità residenti, che modifica le caratteristiche ambientali del territorio e la sua naturale vocazione.
Detto questo veniamo al dunque, scorrendo il testo del comunicato “Salviamo la lama con le acque reflue”, che è un po’ come dire “Salviamo contrada Martucci con la discarica”.

“Individuando la Lama San Giorgio come recapito finale di tali reflui la Regione Puglia ha
ottemperato alla direttiva della Comunità Europea (direttiva 91/271CE) che in primis obbliga al trattamento depurativo delle acque reflue urbane, vietando lo sversamento delle stesse direttamente nelle falde sotterranee”.

Scritto così sembra che sia stata la Comunità Europea a indicare lama San Giorgio recapito finale dei depuratori. Informiamo SEL Noicattaro che la direttiva 91/271CE non c’entra nulla col recapito lama San Giorgio e l’unico recapito di cui parla, in relazione allo scarico dei reflui, sono le “acque recipienti” (mare, laghi, fiumi). Impone ai paesi europei la realizzazione della rete fognaria là dove non c’è, almeno il trattamento secondario di depurazione e la qualità, parametrata su limiti ben precisi, delle acque reflue di scarico ai fini della tutela ambientale. Anche col divieto dello scarico in falda la direttiva in questione c’entra poco; c’entra molto, invece, l’italiano D. Lgs. 152/2006 (Art. 104: 1. E' vietato lo scarico diretto nelle acque sotterranee e nel sottosuolo…), e ancora prima il D. Lgs. 152/1999.

“Si tratta del sistema delle lame, assimilate al suolo e non già ai corpi idrici superficiali non significativi dal Piano di Tutela delle Acque e per questo individuate come luogo di spandimento e deflusso delle acque reflue depurate”.
Non è stato il comitato cittadino di Rutigliano -preso di mira dalle “scientifiche” critiche di SEL Noicattaro- a classificare le lame CISNS (corpo idrico superficiale non significativo). Lo ha detto l’assessore regionale all’urbanistica Angela Barbanente il 25 luglio scorso durante la conferenza di servizi sul parco in riferimento a lama San Giorgio: «La Lama è individuata nel Piano di Tutela delle Acque corpo idrico superficiale non significativo, recapito finale delle acque reflue dei depuratori». E assicuriamo SEL Noicattaro che neanche la vicepresidente della giunta regionale se l’è inventa questa classificazione. Come ella stessa dice, è il PTA che ha stabilito che le lame siano CISNC, mutuando questo concetto dall’allegato 5 alla parte terza della 152/2006 e applicandolo alle lame.
Il PTA pugliese, infatti, suddivide i recapiti finali in M (mare), S (suolo), SS (sottosuolo), CIS (corpo idrico superficiale) e CISNS, sigle che ritroviamo puntualmente in tutto il PTA, soprattutto nella parte riferita agli “Agglomerati urbani della regione Puglia”. Nello schema/agglomerato relativo ai comuni di Gioia del Colle, Putignano, Sammichele e Casamassima si legge: “Nome recapito scenario futuro: Lama San Giorgio”, “Tipo recapito scenario futuro: CISNS”. Dunque, il PTA classifica lama San Giorgio CISNS, la assimila al suolo per la qualità dello scarico (tabella 4), perché nella lama non c’è acqua, mai, tranne quando si verifica l’alluvione. Allora, e solo allora, c’è acqua nella lama; acqua effimera, grossa, violenta, che dura il tempo di arrivare al mare, poi la si rivede solo all’alluvione successiva, cioè dopo decenni.
Qui sarebbe interessante valutare, capire, se il PTA non abbia operato una forzatura a classificare le lame CISNS, perché nell’allegato 1 alla parte terza della 152/2006 si dice che “non sono significativi i corsi d’acqua che per motivi naturali hanno avuto portata uguale a zero per più di 120 giorni l’anno, in un anno idrogeologico medio”.  La portata d’acqua di lama San Giorgio è uguale a zero per 365 giorni l’anno, per questo ci vede perplessi la definizione di “corpo idrico superficiale”, anche se non significativo. L’ultima volta che la lama ha visto l’acqua è stata nell’alluvione del 2005, la volta precedente è stata nell’alluvione del 1984. In 29 anni l’acqua nella lama si è vista solo in due occasioni e per pochi giorni.

“Quindi l'elemento acqua fa parte della natura delle lame”.
L’acqua che, per natura, la lama raccoglie è acqua piovana, quella che scende dalle nuvole, non quella che sgorga dai collettori di scarico dei depuratori, a meno che i dirigenti di SEL Noicattaro non credano che i reflui dei depuratori scendano dalle nuvole. Quindi, quando il SEL in questione parla di acqua in riferimento alla lama deve distinguere tra acqua piovana, naturale, e acqua reflua di scarico, di origine antropica, molto spesso inquinata. Ma, ovviamente, noi confidiamo che tra ingegneri, agronomi  e naturalisti, SEL Noicattaro sappia qual è la differenza tra acque naturali e acque di scolo derivanti da attività antropiche.

“L'acqua in lama è vero che cambierebbe il microclima, ma sicuramente in meglio”.

Che l’acqua antropica, molto spesso inquinata, “cambierebbe il microclima” della lama “sicuramente in meglio”, è un’opinione tutta personale degli estensori del documento di SEL Noicattaro. Rispettabile, per carità, ma pur sempre un’opinione. Noi cittadini di Rutigliano e di altri comuni, compreso Noicattaro, abbiamo un’opinione diversa, non meno “scientifica” dell’altra.

“Inoltre, con un tasso di umidità più elevato, potrebbe aumentare la resistenza
dell'ecosistema a essere percorsa dagli incendi”

Noi l’anno scorso abbiamo documentato l’incendio della lama San Giorgio che ha bruciato la vegetazione nell’area umida di contrada Cicco Severini a Rutigliano, non solo tutto intorno al fiumiciattolo e alla laguna creati dall’acqua sorgiva (c’è chi, invece, sostiene che sia una perdita della condotta di acqua potabile dell’AQP). Il fuoco non ha risparmiato neanche la vegetazione nata proprio nell’acqua; abbiamo trovato e fotografato l’erba e le canne bruciate a pelo d’acqua.
C’è, però, un sistema per evitare gli incendi nella lama San Giorgio: SEL Noicattaro potrebbe chiedere al commissario/presidente leader del partito di riempire la lama di acque reflue fino al piano campagna. Solo così, temiamo, si eleverebbe il “tasso di umidità” tanto da rendere la lama completamente ignifuga.

“Secondo il nostro parere quindi il sistema delle lame non potrebbe che trarne giovamento dall'apporto di acqua migliorando la sua biodiversità naturale”.

Tocca, ancora una volta, ricordare che l’acqua di cui parla SEL Noicattaro non è acqua tout court, è acqua di fogna, quand’anche depurata. Che quest’acqua giovi alla lama è semplicemente il “parere”, appunto, l’opinione, di SEL Noicattaro. Non ce ne vogliano gli estensori del documento, ma noi non crediamo alle proprietà taumaturgiche dei reflui in questione e, per questo, ci affidiamo a pareri più autorevoli, che descrivono i rischi connessi allo “spandimento e deflusso delle acque reflue depurate” in lama.
Di sicuro non hanno giovato alla lama Monsignore le acque reflue del depuratore di Conversano che l’ha utilizzata come canale di scolo tanti anni, reflui che -attraverso la lama- arrivavano direttamente sulla battigia di Cala delle Alghe a Cozze, Mola di Bari, rovinando la stagione balneare al comune costiero. Molto istruttivo è leggere la parte finale del cartello illustrativo posto dalla Regione Puglia, Assessorato alla Qualità dell’Ambiente, e dal comune di Mola di Bari proprio alla foce della lama, sul ponte della provinciale Mola-Cozze: “I continui rimaneggiamenti del suolo, i cambi di colture, la cementificazione impropria e non ultimo, sino a pochi anni orsono, come raccoglitore delle acque reflue del depuratore di Conversano, hanno gravemente danneggiato la lama. Di recente una maggiore consapevolezza dell’importanza di questo sito e l’istituzione del parco della Riserva naturale Regionale Orientata Laghi di Conversano e Gravina di Monsignore garantiranno una maggiore tutela negli anni futuri”. I reflui del depuratore posti, dunque, sullo stesso piano dell’antropizzazione abusiva e selvaggia, concausa del grave danno subito negli anni dalla lama. Dal 2007 lama Monsignore non subisce più l’attacco dei reflui perché intubati e portati nella condotta sottomarina molese. Facciamo notare un fatto al limite della schizofrenia. Alla lama Monsignore la regione ha garantito “una maggiore tutela negli anni futuri” eliminando lo scarico dei reflui; la stessa regione, coadiuvata da SEL Noicattaro, vuole “tutelare” lama San Giorgio infilandoceli i reflui, e anche di un maggior numero di depuratori.  
Che i reflui del depuratore abbiano avuto un impatto ambientale su lama Monsignore lo dice finanche l’art. 9 la stessa legge regionale (16/2006) che ha istituito la Riserva naturale: “definire le misure per la riduzione degli impatti ambientali in relazione allo smaltimento dei rifiuti, alla gestione dei reflui, alla bonifica e al recupero ambientale”.
Lo stesso discorso vale per lama D’Aglio che porta alla foce (mare di Molfetta) i reflui del depuratore di Ruvo di Puglia/Terlizzi. Un territorio degradato dallo scorrere di acque “depurate” in tabella 4 il cui prelievo da parte degli agricoltori è severamente vietato e chi ci ha provato (2006) ora è sotto processo penale per aver utilizzato acqua inquinata sui campi. Forse non è un caso che il PTA preveda, come a Conversano, l’intubamento dei reflui del depuratore di Ruvo e il loro convogliamento nella condotta sottomarina di Molfetta.
Noi nutriamo, dunque, forti dubbi sul potere di “giovamento” della fogna depurata, anzi, riteniamo che questa impatti, e anche pesantemente, con l’ambiente e non siamo gli unici a ritenerlo, siamo in buona compagnia. Le persone competenti, la Provincia di Bari e il PTA, parlano di impatto sull’ambiente finanche in riferimento ai reflui in tabella 4.
- L’ass. Barbanente il 25 luglio scorso a Bari: “Noi stiamo già lavorando per mitigare, nella misura del possibile, l’impatto ambientale della depurazione sulla lama San Giorgio”. Qui l’assessore parla di “mitigare” non di eliminare, e anche “nella misura del possibile”, non in modo significativo.
- Relazione Generale PTA, pag. 256: “Visto l’elevato numero di impianti di depurazione che recapitano su suolo o in corpi idrici superficiali non significativi perlopiù pertinenti il reticolo morfoidrologico fossile (le lama, appunto. N.d.a.), si ritiene doveroso intraprendere tutte le iniziative finalizzate al riuso per fini irrigui e industriali delle acque (…)”. In riferimento agli scarichi in tabella 4, il PTA continua: “Il recupero delle acque reflue, avrebbe tra gli altri, il pregio di ridurre l’impatto sul suolo e quindi sugli acquiferi vulnerabili, in virtù del ‘non scarico’ che si realizzerebbe nella stagione irrigua o durante i periodi di richiesta industriale”. Per il PTA, dunque, l’impatto ambientale sul suolo e sugli acquiferi si riduce (cioè si elimina nella stagione estiva) non scaricando sul suolo le acque reflue.
- Parere conclusivo del Comitato VIA della Provincia di Bari sui “Lavori di ripristinino della continuità idraulica in lama San Giorgio - Verifica Assoggettabilità Via, 19 giugno 2012”: “…Si ritiene, infine, che lo scarico in lama ‘S. Giorgio’ di tutti i depuratori debba essere sottoposto ad una procedura di Via complessiva che tenga conto degli effetti e impatti cumulativi sul corpo idrico ricettore”. La relazione che ha imposto la Via (negata dalla regione Puglia) sullo scarico dei reflui, oltre che sull’allora savanella, è firmata dal dott. Vito Balice, dott.ssa Maria Cascione, dr. Danilo Gallo, Ing. Emanuele Introna, arch. Emanuele Palmieri, avv. Antonio Quaranta, prof. Ing. Gennaro Ranieri, componenti del Comitato tecnico Via provinciale.
Dunque, tutti parlano di impatto ambientale in riferimento alla fogna depurata anche in tabella 4, solo SEL Noicattaro è convinta del contrario fino ad arrivare a dire che la fogna depurata sia di “giovamento” alla lama, al territorio e a tutto quello che sta sopra e sotto.

“…non è detto che essa raggiunga nè i comuni più a valle del punto di emissione, nè il mare”.
Appunto, “non è detto”. SEL Noicattaro, dunque, non è “scientificamente” convinta che la fogna depurata non arrivi a Noicattaro e oltre. Opinioni, siamo sempre nel campo delle opinioni in libertà. Noi la pensiamo diversamente, abbiamo un’altra opinione. Non abbiamo mai dato per certo che i reflui arriveranno sulla battigia della baia di San Giorgio, temiamo che questo possa succedere, negli anni. E, comunque, la contrarietà del comitato è allo scarico dell’acqua di fogna depurata in lama in assoluto, non in relazione al fatto che l’acqua sporca possa arrivare al mare. Certo è che in molti canali e lame sottoposti allo scarico, i reflui -di portata inferiore a quelli che scorreranno in lama San Giorgio- arrivano al mare. E’ successo a lama Monsignore a Conversano, succede a lama D’Aglio a Ruvo di Puglia, al canale Li Cupi a Lizzano (TA), a lama Santa Croce a Corato (qui i reflui percorrono a cielo aperto 12 km prima di arrivare nel mare di Bisceglie), per citare solo quelli che conosciamo.
La cosa che di sicuro sappiamo è che i reflui del depuratore di Casamassima scaricati nel vallone Guidotti a Rutigliano arriveranno nell’area di rispetto della zona archeologica dell’Annunziata, in sostanza ai piedi della storica chiesa rurale, gioiello architettonico legato alle tradizionali festività pasquali fortemente vissute e partecipate dalla comunità di quel territorio. A Sammichele 20 l/s hanno allungato il refluo di circa 1 km in un anno e mezzo. A Rutigliano la portata del refluo sarà di 40 l/s e l’Annunziata è a 800 m a valle del punto di scolo. Gli ingegneri, gli agronomi e i naturalisti di SEL Noicattaro confidiamo siano in grado di fare due calcoli.

“Nel caso il recapito finale sia il suolo il grado di depurazione deve essere
maggiore (trattamento terziario) e rispettate i limiti riportati in tabella 4…”.

In teoria è così, nella pratica la situazione è diversa, come abbiamo, molto modestamente, constatato noi e come, molto più autorevolmente, constata la magistratura e l’ARPA.
Depuratore di Ruvo di Puglia (trattamento terziario, tabella 4, recapito sul suolo della lama) sotto processo penale; depuratore di Gioia del Colle (trattamento terziario, tabella 4, recapito sul suolo) più volte sequestrato per disastro ambientale. I reflui del depuratore di Lizzano (TA), trattamento terziario, tabella 4, scarico sul suolo, sono stati monitorati dall’ARPA Puglia (Dipartimento provinciale di Taranto-Servizio Territoriale) dal 2010 al 2011. Questa che segue è la risposta che l’ARPA in questione ha dato il 30 giugno 2011 al consigliere regionale Patrizio Mazza che chiedeva conto su quel monitoraggio: “In merito agli esiti delle analisi, come risulta dagli allegati, i parametri per i quali più frequentemente risultano superati i limiti previsti dal T.U.A., sono: Azoto totale, Cloruri ed il parametro microbiologico dell’Escherichia coli”. Queste sono le situazione delle quali noi abbiamo conoscenza diretta, sul campo. In Puglia sono una decina i depuratori sotto sequestro o sottoposti a procedimento penale per malfunzionamento, più di 100 su 185 sono quelli -gestiti dall’AQP- che rischiano ogni giorno di infrangere la legge per malfunzionamento e qualità degli scarichi.

Sulla tabella 4: “… gli indici più significativi: BOD5(20 mg/L) COD (100 mg/L)
e solidi sospesi (55 mg/L), tensioattivi (0.5 mg/L)”
.

Il limite dei solidi sospesi riportato da SEL Noicattaro è errato. Per tabella 4 i solidi sospesi devono essere inferiori o uguali a 25 mg/l.

“Le acque meteoriche che dilavano e scorrono nel tessuto urbano, contrariamente
al nostro immaginario, sono particolarmente ricche di inquinanti, quali oli minerali,
metalli pesanti, tensioattivi derivanti dalle attività urbane, dal traffico veicolare”.

SEL Noicattaro non vorrà sostenere che tutta l’acqua meteorica che va nella lama sia quella del dilavamento dei centri urbani, la cui qualità, in termini di carica inquinante microbiologica e chimica, è decisamente inferiore, se non nulla, rispetto a quella delle acque di fogna, dove ci finiscono i liquidi e i “solidi” biologici del metabolismo umano, dove ci finiscono gli scarichi delle attività artigiane, a volte anche industriali, dove ci finisce di tutto, di più e in modo concentrato.
La lama raccoglie l’acqua, piovana, dell’intero suo bacino idrografico, che si estende per centinaia e centinaia di km² ed è composto prevalentemente di territorio non urbano. “Dal punto di vista idrografico il bacino esoreico della lama San Giorgio si estende per una superficie di circa 600 Km2 a cui bisogna aggiungere anche la quota parte di bacini endoreici posti nella parte di monte del bacino (…) che complessivamente portano la superficie del bacino idrografico della lama San Giorgio a raggiungere una estensione di circa 690 km2”, (Relazione descrittiva, pag. 5, del progetto sul ripristino delle continuità idraulica del Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia 2011).
Non sappiamo a SEL Noicattaro, ma a noi risulta che tutti i comuni afferenti la lama siano dotati di rete fognaria alla quale sono allacciate le utenze domestiche, quindi i “tensioattivi derivanti dalle attività urbane” finiscono nella fogna, non nella lama. A Sammichele e a Gioia del Colle i tensioattivi arrivano nelle lama perché ce li portano i depuratori col loro scarico. Però, può anche darsi che a Noicattaro le massaie lavino i piatti per strada, facciano il bucato fuori, per strada, scarichino per strada le acque piene di detersivi delle loro lavatrici e lavastoviglie...


Circa la situazione di Casamassima SEL Noicattaro scrive che è “già disponibile
un nuovo impianto capace di produrre acque depurata secondo i limiti riportati
in tabella 4 … Purtroppo i lavori di sistemazione delle condotte adduttrici delle
acque reflue dal nuovo depuratore di Casamassima sono stati interrotti a causa del
perdurante stato di opposizione delle amministrazioni locali di Rutigliano e Casamassima
e di una parte della cittadinanza, riunita in comitati”.

Anche su questo fronte SEL Noicattaro è male informata, le cose stanno così. I lavori di cui si parla sono fermi per deficienze tecnico-amministrative di AQP e regione. Ad aprile 2011 i cittadini di Rutigliano manifestarono la loro contrarietà allo scarico in lama, manifestazioni che produssero una ordinanza di sospensione lavori di 15 giorni fatta dal sindaco di Rutigliano perché l’AQP stava scavando su un’area di interesse archeologico senza parere preventivo della Soprintendenza. E’ stata la mancanza di quella autorizzazione a fermare il cantiere per due anni, non sono stati i cittadini del comitato. Certo, a noi cittadini non è dispiaciuto affatto il fermo degli scavi, anzi, abbiamo giubilato.
Dopo due anni l’AQP ritorna, 24 maggio scorso, a scavare perché in possesso dell’autorizzazione della soprintendenza. Il comitato, con i suoi cittadini, è ritornato su quei luoghi a manifestare la sua contrarietà, ma il cantiere si è di nuovo fermato per un’altra lacuna dell’AQP: stava scavando senza la presenza, sugli scavi, di un archeologo, condizione posta dalla Soprintendenza per il rilascio del parere favorevole allo scavo. Insomma, l’AQP aveva ripreso disattendendo le prescrizioni della Soprintendenza e commettendo, ancora, un ulteriore, grave, errore che è quello che la sta attualmente tenendo bloccata con gli scavi. L’ultima particella interessata al passaggio del tubo è di proprietà del comune di Rutigliano, l’AQP era invece convinta che fosse di proprietà della regione, per cui non ha perfezionato l’iter espropriativo o dell’entrata in possesso dell’area di passaggio su quella particella. Anche questa volta, dunque, per sue responsabilità, l’AQP si è arenata.
Noi del comitato vorremmo prenderci tutti i meriti del fatto che la fogna depurata ad oggi non è nel vallone Guidotti, ma riconosciamo, con onestà, che il 99% di questi meriti va tutto alla stazione appaltante e al committente dei lavori in questione.

“Dati ufficiali relativi al funzionamento dei depuratori di Putignano, Sammichele ed Acquaviva non riportano particolari problemi che possano pregiudicare la qualità globale del refluo... In ogni caso non è riportata l'insorgenza di problemi connessi all'afflusso di acque meteoriche o di origine industriale”.
Il documento di SEL non riporta alcun dato “ufficiale”, di nessun genere. Comunque, noi cittadini del comitato di fronte ai dati, o alle versioni ufficiali, abbiamo un sano atteggiamento critico, ci poniamo in modo diverso da chi si “beve” e riporta, pedissequamente, quello che viene propinato dall’ufficialità. Qui, tra l’altro, SEL Noicattaro dice una cosa smentita dallo stesso AQP circa i “problemi connessi all’afflusso di acque meteoriche” ai depuratori. Per il partito vendoliano in questione, in relazione ai tre depuratori citati, le acque meteoriche non procurano nessun problema.
Riportiamo qui il teso integrale di una comunicazione via fax che la Pura/AQP ha inviato il 7 novembre del 2011 alla Provincia, all’ARPA Puglia, ai Carabinieri e ai sindaci dei comuni della Provincia di Bari:
“Oggetto: Impianti di depurazione delle acque reflue urbane dei Comuni della Provancia di Bari. Arrivo acque meteoriche”. “Si comunica che durante le abbondanti precipitazioni atmosferiche avvenute in data 6 novembre u. s., gli impianti in oggetto sono stati interessati da un notevole incremento della portata affluente e da interruzione di energia elettrica di breve durata. Si rammenta, ove necessario, che tali afflussi di acque meteoriche non sono compatibili con il processo depurativo di acque reflue e la loro immissione in fognatura nera non è consentita”.
Ogni volta che piove, ai depuratori della provincia di Bari, quindi anche a quelli di “Putignano, Sammichele ed Acquaviva”, arriva una “notevole” quantità di acqua “incompatibile” con la depurazione. Se quest’acqua passa dai depuratori, essendo incompatibile, non viene depurata. Se non passa dai depuratori, e non avendo i depuratori vasche di contenimento, quest’acqua temiamo venga scaricata nei recapiti finali con tutto il carico di fogna tal quale che porta con sé, quindi nel mare, nel sottosuolo, sul suolo, nella lama San Giorgio.

“I risultati delle analisi fatte eseguire dal comitato cittadino 'Salviamo la lama
San Giorgio-Vallone Guidotti' di Rutigliano relative alle acque provenienti del depuratore
di Sammichele, sulla base delle quali si sta costruendo una azione di opposizione allo
sversamento del refluo del depuratore di Casamassima…”

Non è assolutamente vero che il comitato ha costruito la sua “opposizione allo sversamento… sulla base” della analisi fatte ai reflui del depuratore di Sammichele, e questo è dimostrabile scientificamente. Il prelievo delle acque reflue del depuratore di Sammichele è stato fatto il 29 dicembre 2011, due mesi dopo l’attivazione del recapito finale lama San Giorgio. Lo stesso giorno iniziano le prove in laboratorio, il 9 gennaio 2012 terminano le prove. I risultati delle analisi il comitato le ritira qualche giorno dopo il termine delle prove. Il movimento di protesta, invece, nasce circa un anno prima di quelle analisi, quando il depuratore di Sammichele scaricava i suoi reflui ancora nel sottosuolo attraverso il grande inghiottitoio poco distante. Il comitato nasce tra il 13 e il 20 aprile 2011, manifesta più volte sui luoghi del futuro scempio, organizza decine di iniziative pubbliche alle quali partecipa la cittadinanza. Nasce esattamente dieci mesi prima di avere nelle mani i risultati delle analisi criticate da SEL Noicattaro, come è abbondantemente documentato sulla stampa provinciale dell’epoca e, soprattutto, su www.rutiglianoonline.it, sito al quale rimandiamo SEL Noicattaro perché si faccia una cultura sul comitato, sulla depurazione in Puglia e sui motivi della protesta.


Le analisi “sono a nostro avviso prive di ogni fondamento in quanto metodologicamente non rigorose e conformi a quanto riportato nel R.R. n. 8/2012 e dal PTA. Queste sono state eseguite su un campione prelevato in uscita dal depuratore ed un campione prelevato nella
pozza di acqua reflua formatasi nel suo deflusso in lama”.

Il comitato ha voluto fare quelle analisi allo scopo di verificare direttamente, senza mediazione alcuna, il livello di depurazione, la tenuta della tabella 4 del depuratore di Sammichele. Sono stati prelevati due campioni in contenitori sterili, uno alla bocca del collettore di scarico, prima che il refluo si immetta nella pozza, e l’altro non “nel suo deflusso in lama”, ma a non più di 4 m dalla bocca dello scarico, nel primo lagunaggio costantemente alimentato dal flusso diretto dello scarico, come si vede nel video che abbiamo girato quel giorno. Certo, con noi non c’era il prof. Giorgio Assennato e la sua equipe in camice e guanti bianchi, ma, contrariamente a quanto i “rigorosi” estensori del documento di SEL Noicattaro sostengono, quei due campioni erano molto rappresentativi della qualità chimica di quelle acque in quel momento. E il risultato delle analisi è stato coerente con l’aspetto torbido e schiumoso che i reflui avevano quel giorno. Saranno anche state analisi “metodologicamente non rigorose”, ma quel campione non rispettava i limiti imposti dalla legge.

“… inoltre, è innegabile che la lama purtroppo porta i segni di un inquinamento diffuso (teli
in plastica bruciati, oli, rifiuti di ogni genere)”… “E' ovvio supporre dunque che il campione di acqua reflua prelevato dalla pozza possa contenere composti di altra provenienza”.

Che quei campioni contenessero solo acqua del depuratore è certo, come certo è che l’unico elemento estraneo in quel tratto di lama sono i reflui. Comunque, assicuriamo SEL Noicattaro che il giorno in cui abbiamo fatto il prelievo non c’era nessuna massaia sammichelina intenta a fare il bucato nella pozza dei reflui, non abbiamo avvistato nessun camion autospurgo intento a scaricare tensioattivi e porcherie varie, non c’erano rifiuti abbandonati di nessun genere. C’eravamo solo noi, la lama e i taumaturgici reflui scolati dal depuratore di Sammichele.

“Come mai quella prelevata direttamente in uscita dal depuratore (così come definisce la legge) contiene livelli molto bassi di tensioattivi? E perché non divulgare questi risultati?
Rispondiamo con un'altra domanda... Che effetto potrebbe avere sulla opinione pubblica un livelli di tensioattivi di poco superiore al limite (0.7 mg /L)? Praticamente nulla! .. E poi ... perchè non rendere pubblici i livelli di BOD5, di COD di solidi sospesi?? Forse perché sono entro i valori limite? Il dubbio sorge spontaneo! Ci chiediamo, che credibilità hanno le argomentazioni di questo comitato che nel frattempo sta invece ostacolando i lavori di sistemazione delle condotte del depuratore di Casamassima? I motivi per alimentare la polemica ce ne sarebbero tanti (i tendoni forse non pregiudicano la naturalità della lama tanto a cuore al comitato? Dove era il comitato quando sono stati impiantati?)”.

Qui -consentitemelo- siamo quasi al delirio.
Sui tensioattivi. SEL Noicattaro ignora (a proposito di credibilità) che i risultati delle analisi sono stati pubblicati su giornali e siti web a gennaio 2012, presentati in una conferenza stampa che si è tenuta presso la sala Giunta della Provincia di Bari il 23 gennaio di quell’anno alla presenza delle autorità provinciali e di molte testate giornalistiche, compreso il Corriere del Mezzogiorno che, su quelle analisi, ha anche videointervistato il vicepresidente della Provincia di Bari e il portavoce del comitato cittadino Salviamo lama San Giorgio. Le analisi sono state divulgate in toto, compreso il dato dei tensioattivi alla bocca del collettore (0,56 mg/l a fronte di un limite di 0,5 mg/l). E’ stata data, dunque, massima pubblicità ai risultati di quelle analisi.

"E poi ...perchè non rendere pubblici i livelli di BOD5, di COD di
solidi sospesi?? Forse perché sono entro i valori limite?
"

Dei tre parametri citati, divulgati come tutti gli altri, due sono abbondantemente oltre i limi della tabella 4: il BOD5 è di 33 mg/l a fronte di un limite massimo di 20 mg/l; i solidi sospesi sono 58 mg/l a fronte di un limite massimo di 25 mg/l; i solidi sospesi, quindi, sforano la tabella di oltre il 100%. Solo il dato del COD è nei limiti, 88 mg/l a fronte di un limite massimo di 100 mg/l. Questi tre parametri si riferiscono al campione prelevato alla bocca del collettore, prima che il refluo tocchi la pozza.
Il laboratorio all’epoca ci ha segnalato anche due parametri analizzati dal campione prelevato a quattro metri dalla bocca del collettore, nel primo lagunaggio alimentato direttamente dal refluo che sgorga dal collettore. Qui il dato dei tensioattivi è stato di 1,51 mg/l  (limite max 0,5 mg/l), l’azoto totale di 31,2 mg/l (limite max 15 mg/l). Dunque, nel primo lagunaggio, a ridosso della bocca dello scarico, i tensioattivi quel giorno erano oltre il 300% del limite massimo, l’azoto totale era oltre del 100% (mentre alla bocca del collettore era nei limiti).
La tabella 4 è stata trovata sballata al collettore di scarico e nelle sue immediate vicinanze in lama, tutto il contrario di quanto sostenuto da SEL Noicattaro nel suo documento. Facciamo notare ai “rigorosi” vendoliani che i dati nella lama non sono da sottovalutare, perché denotano la pericolosità dei lagunaggi, dei ristagni delle acque reflue, fenomeno deleterio per l’ambiente e la salute dei cittadini. Fenomeno dal quale mettono in guardia tutte le persone competenti, tutti gli enti che hanno avuto un ruolo nella vicenda reflui/lama: regione, ASL, Comitato VIA provinciale, Soprintendenza Archeologica. Fenomeno che si presenterà in tutta la sua drammaticità quando tutti e quattro i depuratori sverseranno la loro fogna depurata, o pseudo tale, nella lama San Giorgio per una portata complessiva di 300 l/s, h 24, 365 giorni l’anno.
La lama non ha continuità idraulica e il progetto che faceva finta di ripristinarla, con uno scavo su quasi tutto il suo alveo e una savanella “laminata” in calcestruzzo, è stato ritirato. Ora c’è un progetto che è lo stesso di prima senza il canale e la savanella, quindi meno efficace dell’altro. Un progetto che ha l’ambizione di risolvere la continuità idraulica semplicemente con la pulizia dell’alveo, con qualche attraversamento stradale e con la movimentazione “a mano” di terra. Nulla rispetto a quello che ci vorrebbe per risolvere il problema. Il comitato, comunque, è contro non solo allo scarico dei reflui, ma anche a tutto ciò che modifica lo stato naturale dei luoghi della lama, è contro a qualsiasi tipo di antropizzazione, abusiva e legale.

Un’ultima, breve, considerazione. Quando i cittadini ritengono, percepiscono, un progetto imposto da chi governa, a tutti i livelli, come un rischio per l’ambiente, il territorio e la salute pubblica, hanno il diritto/dovere di mobilitarsi, di esprimere il loro dissenso, anche di protestare. Quando questo dissenso si manifesta con cognizione di causa, in modo pacifico e civile, lo si rispetta pur se non lo si condivide, se non altro perché in quel preciso momento si esercitano fondamentali diritti costituzionali.
Il comitato Salviamo lama San Giorgio, che raccoglie cittadini e associazioni di Rutigliano, Noicattaro, Triggiano, Sammichele e Casamassima, ha il diritto di manifestare il proprio dissenso allo scarico della fogna depurata nella lama. I cittadini del comitato sono legittimati a protestare contro quella scelta allo stesso modo dei cittadini della Val di Susa contro la TAV, dei cittadini di Brindisi contro il rigassificatore, dei cittadini di Monopoli contro le prospezioni petrolifere nell’Adriatico. La verità e l’ambientalismo non sono appannaggio di nessuno, tanto meno di una sezione di partito.

Gianni Nicastro
Portavoce Comitato intercomunale
“Salviamo lama San Giorgio”

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