LA MOZIONE REDAVID E LE NOVITÀ SULLA FINEUROGEST
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- Pubblicato Mercoledì, 10 Luglio 2013 10:24
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
Nel consiglio comunale del 3 luglio scorso è toccato al consigliere del “Paese che Vogliamo”, Mimmo Gigante, illustrare la mozione che chiedeva al sindaco la revoca delle deleghe all’assessore Pasquale Redavid. «Innanzi tutto mi preme sottolineare che la nostra non è una iniziativa presa in modo unilaterale perché vogliamo che si dimetta il vicesindaco, siamo stati costretti a prendere delle decisioni perché in giro circolavano alcune voci», ha esordito così l’esponente dell’opposizione dopo aver avuto la parola dal presidente del consiglio.
Ha parlato di quanto si è letto sulla stampa e visto su «emittenti televisive anche a livello nazionale che hanno portato alla ribalta un fatto di una determinata rilevanza, anche penale», con riferimento all’inchiesta sui tributi di Terlizzi che ha coinvolto la Censum e il suo amministratore, Vito Redavid. «Noi oggi non vogliamo fare una pubblica accusa e né tanto meno fare del giustizialismo», ma «vorrei -ha aggiunto Gigante- quanto meno qualche risposta adeguata a smentire quelle voci che purtroppo circolano sia fuori che dentro questa istituzione». E qui ha snocciolato la questione della Fineurogest, che è di totale proprietà della Censum, delle fatture pagate dal comune alla Fineurogest e del conflitto di interesse del vicesindaco che di quella finanziaria è stato amministratore fino a un paio di mesi fa.
LA RISPOSTA
All’ “arringa” dell’avv. Gigante ha, ovviamente, risposto lo stesso Pasquale Redavid. Nella sua risposta il vicesindaco ha dato una notizia interessante: non è più amministratore della Fineurogest. Una notizia importante, buttata lì, di sguincio, molto en passant, sulla quale, nessuno ha chiesto chiarimenti. Ma ecco alcuni passaggi del suo intervento: «Presidente, sindaco, consiglieri tutti, io premetto che non sono mai stato, nella storia della società, socio o amministratore di Censum ma di Fineurogest che, sia pure di proprietà di Censum, ha una vita completamente a sé, quindi una vita sociale propria. Fra l’altro non mi risulta che Censum sia stata coinvolta in un procedimento, è solo l’amministratore che è stato coinvolto e tra l’altro è stato anche annullato, completamente annullato il procedimento nei suoi confronti, lo leggiamo anche sulla stampa, ci sono gli atti».
Dopodiché il vicesindaco ha aggiunto: «Ora entro nel merito della mozione. Limitatamente alla parte che mi vede coinvolto devo fermamente smentire che la società Fineurogest, nella quale ero consigliere, perché non lo sono più (per altro senza alcuna delega, non ho mai avuto una delega all’interno della società) fornisce o abbia mai fornito servizi al comune di Rutigliano». Di seguito ha precisato che la Fineurogest ha solo la cessione dei crediti vantati dalla Eurogest sin dal lontano 2007 nei confronti del comune. Le fatture di complessivi 18.000 euro, che il comune ha pagato alla società di cui lui era consigliere di amministrazione derivano, dunque, dalla cessione di quel credito e «non per effetto -ha precisato ancora Redavid- di attività svolte da Fineurogest in favore del comune di Rutigliano». La Fineurogest, in sostanza, non ha mai svolto alcun servizio per conto del comune, servizio che, invece, ha svolto Euroservice prima, Eurogest poi, Censum ancora adesso, senza soluzione di continuità, con un contratto del 1997 scaduto nel ‘98 e continuamente esteso con delibere di giunta e determine per 15 anni.
«Le fatture e le determine che oggi vediamo -ha ribadito ancora una volta il vicesindaco- non sono per attività che sono state svolte da Fineurogest», ma frutto della cessione del credito della Censum a favore della Fineurogest «per incassare il capitale sociale». Il vicesindaco ha poi concluso il suo intervento con una sorta di minaccia: «Certo spero di aver chiarito il tema e mi riservo, ovviamente, di tutelare, come abbiamo già detto prima, la mia persona e l’amministrazione nelle competenti sedi, ovviamente dove le inesattezze, aventi valenze calunniose e diffamatorie, oggi discusse e precisate (spero), assumano i toni di una campagna denigratoria nei miei confronti. Grazie».
FINEUROGEST TRA FUSIONE E INCORPORAZIONE
Ritorniamo sulla notizia data dall’assessore, su quell’ “ero consigliere, perché non lo sono più…” in riferimento alla Fineurogest. Abbiamo voluto capire se si sia trattato di dimissioni, o di qualcos’altro, chiamandolo direttamente al telefono. In sostanza, Pasquale Redavid ci ha detto che la Fineurogest si sta sciogliendo attraverso un procedimento di «fusione mediante incorporazione», una cosa -a suo dire- che era già in itinere da un anno perché la società non svolgeva più nessuna attività da molto tempo prima. Non è più amministratore della Fineurogest e non lo è più anche il fratello, Vito Redavid; è stato -o sarà nominato, non ce lo ha saputo dire con precisione- un altro amministratore che accompagnerà la fusione di quella finanziaria probabilmente con la Censum. Gli abbiamo chiesto il nome di questo nuovo amministratore, ci ha detto che non lo conosceva.
Delle cose che il vicesindaco ci ha riferito abbiamo una certa conferma. Alla Camera di Commercio di Bari, dalle “Pratiche in istruttoria” che riguardano la Fineurogest, risulta una comunicazione annotata così: “Atto A07: CESSAZIONE AMMINISTRATORI. Data atto 13/05/2013”. Un atto di “cessazione amministratori” che la società ha protocollato alla Camera di Commercio esattamente un mese dopo, il 12 giugno 2013. Tutto questo movimento non è stato ancora registrato negli atti camerali, ci hanno riferito che la registrazione avverrà tra qualche settimana, probabilmente entro la fine di luglio.
Sarà pure, come dice il vicesindaco, che questo processo di scioglimento/fusione fosse già in atto da un anno, ma non possiamo non far notare una cosa. L’atto della Fineurogest di “cessazione amministratori” è datato 13 maggio 2013, esattamente due giorni dopo la pubblicazione su Rutiglianoonline dell’articolo titolato “Il vicesindaco Redavid consigliere della Fineurogest”, articolo pubblicato, appunto, l’11 maggio 2013.
Con la "cessazione amministratori" dovrebbe, dunque, non porsi più una questione di conflitto di interessi e incompatibilità, che fino al 12 maggio scorso probabilmente c’era.
"QUIRISOLTO" E LE DIFFIDE DEL COMUNE
Nella sua illustrazione Mimmo Gigante ha riferito anche di cose “inedite”, che riguardano un sistema di riscossione dei tributi gestito dalla Censum (“ex Eurogest”), sistema dal nome “QuiRisolto”. Si tratta di una corrispondenza intercorsa, sia per posta elettronica, sia per lettera, tra gli uffici di ragioneria e dei tributi del comune di Rutigliano, la Censum S.r.l.e l’Eurogest.
«Da documenti ricevuti dall’ufficio tributi, la Censum non era soltanto l’aggiudicataria di un servizio di raccolta dati», la Censum svolgeva anche un servizio «di riscossione di alcuni tributi con, se non sbaglio, un conto chiamato “QuiRisolto”» ha spiegato Gigante. E a questo punto ha riferito delle mail con le quali i dirigenti comunali MicheleTetro e Antonio Chiantera comunicano alla Eurogest la sua messa “in mora in quanto a fronte degli incassi da voi effettuati (…), a noi dall’estate del 2006 non stanno pervenendo vostri riversamenti presso la nostra tesoreria comunale”. Mail e lettere intercorse tra le parti dal 2007 al 2010, più o meno dello stesso tenore.
L’ultima lettera è del 9 settembre del 2010 ed è quella mandata dal dott. Chiantera alla Censum e, per conoscenza, anche al sindaco e all’ass. Nicola Mastrocristino, con la quale il responsabile dell’ufficio tributi “intima l’immediato riversamento delle somme riscosse in nome e per conto del comune di Rutigliano nel termine di 15 giorni dal ricevimento della presente”. Si trattava di 143.000 euro “derivanti” dai “versamenti della TOSAP e della TSRUI” effettuati “a mezzo del servizio Qui-Risolto”, un servizio “affidato sin dal 2005 alla Censum ex Eurogest srl” e regolato da una convenzione che prevedeva la restituzione del denaro raccolto entro 15 giorni.
Di fronte a una vicenda del genere, che Gigante ha ritenuto «grave» per le affinità col caso Censum/Terlizzi, a rispondere non è stato il vicesindaco, ma l’assessore al bilancio. «Volevo chiarire il sistema del servizio QuiRisolto che la società Censum svolgeva a favore del comune di Rutigliano. Era un servizio che prevedeva l’incasso da parte della Lottomatica con cui la Censum era convenzionata e la stessa convenzione stipulata tra comune e Censum prevedeva, appunto, che la Censum doveva riversarci le somme incassate con sistema Lottomatica entro un certo periodo di tempo». «A un certo punto -ha continuato Matrocristino- è stato raggiunto quel picco di 144.000 euro perché sino a quel momento, voglio specificare, il comune è stato sempre debitore nei confronti della Censum». In sostanza l’assessore al bilancio ha detto che sì, la Cansum doveva quelle somme al comune, ma che lo stesso comune era in debito con la Censum. Comunque, l’assessore ha assicurato che è stato tutto restituito e «ad oggi la Censum non è debitrice di un centesimo per il sistema QuiRisolto, anzi è Censum creditrice nei confronti del comune di Rutigliano per i servizi che sino ad oggi ha reso».
IL CONTRATTO DEL '97 ESTESO E LA GIURISPRUDENZA
E’ una delle questioni sollevate dalla mozione “anti-Redavid” e che il consigliere Gigante ha ripreso nella sua illustrazione facendo delle «considerazioni sulla nature e validità di questo contratto di appalto». La questione è quella di un contratto stipulato nel 1997 con la Euroservice, società personale, un «rapporto che si è protratto di anno in anno con soggetti giuridicamente diversi» riconducibili sempre alla stessa persona, cioè Vito Redavid.
Un rinnovo automatico del contratto che, secondo Gigante, «ha determinato la nullità dell’appalto», e a supporto di questa tesi ha citato un po’ di giurisprudenza: Consiglio di Stato, Sez. V del 2 febbraio 2010 n.445 e TAR Lazio Latina, Sez. I del 4 aprile 2011 n. 310. Sentenze che riferiscono l’illegittimità di «una delibera comunale che proroghi -ha letto Gigante- il contratto d’appalto di servizio alla precedente affidataria atteso che il rinnovo del contratto d’appalto al di fuori dei casi contemplati nell’ordinamento, dà luogo ad una figura di trattativa privata non consentita, non trova fondamento normativo nell’attuale ordinamento, il quale non consente il rinnovo dei contratti pubblici a norma dell’art. 23 della legge 62/2005 che vieta il rinnovo tacito dei contratti della pubblica amministrazione. Pertanto i contratti stipulati in violazione del predetto divieto sono assolutamente nulli». Gigante ha continuato citando ancora la giurisprudenza: «Vige il principio in forza del quale l’amministrazione, scaduto il contratto ha l’obbligo di indire una nuova gara qualora necessita ancora di avvalersi dello stesso tipo di prestazione».
LA COMMISSIONE DI INCHIESTA
L’illustrazione della mozione ha impressionato a metà la maggioranza. A parlare per primo è stato il consigliere della futura “Puglia Protagonista” Oronzo Valentini che ha voluto scindere l’aspetto politico, cioè le dimissioni dell’ass. Redavid chieste nella mozione, dall’aspetto amministrativo. «Faccio questo per un fatto, diciamo, di ordine mentale e lo faccio anche ringraziando l’opposizione, ma non per un esercizio retorico, ma perché è nei fatti, che presentando questa mozione ci dà l’opportunità di chiarire aspetti che, come diceva il collega Gigante, nell’immaginario collettivo hanno assunto una veste anche più pesante, se vogliamo, di quello che poi nei fatti è».
Qui Valentini ha ricordato che da oltre quattordici anni «il comune di Rutigliano gestisce direttamente i tributi, quindi nessun soggetto introita soldi per conto del comune di Rutigliano, salvo che per questa vicenda, ricordata dal consigliere Gigante, che prevedeva una facilitazione per i contribuenti di pagare i tributi dovuti attraverso altri meccanismi, ad esempio, Lottomatica, i tabacchini, la Sisal, senza andare a fare le code alla Posta, meccanismo attivato da molti comuni».
Su questa vicenda, ha detto ancora Valentini, è intervenuto «un elemento nuovo che io non conoscevo, e che il consigliere Gigante ha citato, riguardo il fatto che gli uffici comunali hanno avuto una corrispondenza con la ditta incaricata per un ritardo di quei pagamenti, che sono stati ricordati». Il consigliere di maggioranza fa notare l’assicurazione dell’ass. Mastrocristino, il quale ha riferito «che tutto è stato versato» e che addirittura il comune è debitore della Censum. «Però, rispetto a questo nuovo elemento e rispetto alla difficoltà tecnica di tutto quanto espresso dalla vostra mozione, la maggioranza oggi, poiché il nostro agire è stato sempre trasparente, è pronta a proporre, ai sensi dell’articolo 40 del nostro regolamento comunale, l’istituzione di una commissione di inchiesta con la quale noi consiglieri comunali prenderemo visione e atto, con la collaborazione della struttura e dei funzionari, di quanto è accaduto e giungere a delle conclusioni così come previsto dal nostro regolamento».
Quindi, sull’aspetto tecnico amministrativo Valentini ha proposto la commissione di inchiesta, su quello politico, cioè il ritiro delle deleghe all’ass. Redavid, la posizione è stata di tutt’altro avviso. Il consigliere ha respinto la richiesta di dimissioni ed espresso massima solidarietà all’assessore, che ha fatto, e fa, un ottimo lavoro.
Anche il consigliere di maggioranza Mario Gaio ha distinto i due piani e, dopo aver ribadito la stima e la solidarietà all’ass. Redavid, è ritornato sulla commissione di inchiesta. Sulla «valutazione, invece, di carattere prettamente amministrativo -ha detto Gaio- i consiglieri di maggioranza non sono assolutamente insensibili ai problemi, guardano anche con preoccupata attenzione agli stessi problemi. Non sono in grado di fare valutazioni di controllo di atti amministrativi che spettano ai funzionari, per cui ritengo che, nel respingere la richiesta di ritiro delle deleghe, facciamo nostra la proposta della commissione di inchiesta ad hoc, specializzata, anche col contributo di professionisti esterni, per una valutazione completa ed esaustiva, seria, e mi auguro definitiva, di un argomento che effettivamente riveste una particolare importanza».
Infine la mozione della minoranza, messa ai voti, non è passata perché la maggioranza, come era prevedibile, le ha votato contro. Ma è passata, invece, all’unanimità, la programmazione della commissione di inchiesta. Il punto sulla istituzione di questa commissione, sulla sua definizione in numero di componenti e ambito di indagine, sarà dunque discusso nella conferenza dei capigruppo e portato all’approvazione del prossimo consiglio comunale.