"LA VIPERA" INTERVISTA GIANNI NICASTRO SU CDR E TARIFFA
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- Pubblicato Lunedì, 11 Giugno 2012 01:34
- Scritto da La Vipera
Vi proponiamo l’intervista a Gianni Nicastro fatta da Maria Sportelli, direttore de “La Vipera”, settimanale che esce a Polignano a Mare e a Conversano. Il tema è quello degli impianti industriali di smaltimento dei rifiuti costruiti in contrada Martucci a Conversano, della produzione di CDR, delle imprese che gestiscono quegli impianti e dell’astronomica tariffa di smaltimento che i comuni del bacino BA/5 pagheranno a breve per tonnellata di rifiuto smaltito, dopo la lavorazione, in discarica e inceneritore. Aumento considerevole dovuto alla sottoscrizione del contratto di servizio firmato il 29 maggio scorso dal commissario Nichi Vendola e dall'amministratore delegato della Progetto Ambiente (Cogeam-Lombardi Ecologia).
da "La Vipera" del 9 giugno 2012
IMPIANTO DI CDR, UNA STORIA INFINITA
La questione dell’impianto di CDR in contrada Martucci è molto intricata, passa attraverso vicende politiche e legali che coinvolgono, nell’arco di 12 anni, vari soggetti: a livello regionale si alternano un Governatore di Destra (2000-2005, Fitto, anche commissario all’emergenza rifiuti) e uno di Sinistra (riconfermato 2005-2012) Vendola; a livello comunale dal 2000 al 2008 si susseguono due sindaci di orientamento di centrosinistra (Bonasora, Judice) e uno di centrodestra (Lovascio, attualmente in carica). Per comprendere meglio i passaggi tecnici piu’ significativi abbiamo intervistato Gianni Nicastro esperto nella materia ambientale.
Tu e l’attuale assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, avete lo stesso cognome, ma siete parenti?
«No, nessuna parentela».
Volevamo un po’ ironizzare, sappiamo quanto contano le conoscenze e le amicizie in questo settore, tu che cosa ne pensi di quello che è accaduto a Conversano a proposito della costruzione dell’impianto di CDR? Come ha influito sulla storia ambientale di Conversano e dintorni. Ci puoi spiegare, inoltre, chi è la COGEAM, quali poteri rappresenta e come mai dopo aver costruito l’impianto è riuscita a diventarne anche il gestore?
«La costruzione dell’impianto di CDR è una scelta sbagliata perché trasforma la carta e la plastica in combustibile. Queste due frazioni -altamente riciclabili- conferiscono al CDR la maggior parte del potere calorifico che serve, per norma, alla sua termovalorizzazione; senza un potere calorifico adeguato il CDR non può essere termovalorizzato, cioè incenerito. Questo tipo di impianto, dunque, ha una logica solo se a valle c’è un inceneritore, grande divoratore di rifiuti.
Di per sé l’impianto di CDR ha un impatto ambientale di un qualsiasi impianto industriale, se si vuole con l’aggravante che l’oggetto della lavorazione sono i rifiuti. Il CDR pone seri problemi, invece, a valle della sua produzione, quando viene smaltito negli inceneritori, problemi ambientali ma anche economici perché i costi di smaltimento di questo “combustibile” gravano sulla tariffa a tonnellata che pagano i comuni quando conferiscono i rifiuti alla piattaforma. Il vero problema ambientale a Conversano e oltre sono le quattro discariche in contrada Martucci e quelle abusive che si stanno riesumando a Mola.
Mi chiedi della Cogeam. Questa società è nata nel 2003 in funzione della partecipazione alle gare d’appalto che Raffaele Fitto ha bandito a dicembre di quello stesso anno per la costruzione e la gestione del sistema impiantistico di smaltimento dei rifiuti in Puglia. Con l’aggiudicazione della gara, sia nel 2005 che nel 2011, la Cogeam (società partecipata al 51% dal gruppo Marcegaglia, al 48 dalla Cisa e all’1% dalla EcoMaster) ha acquisito il diritto non solo di costruirli quegli impianti, ma anche di gestirli. A Conversano ha costruito la piattaforma in contrada Martucci in ATI con la Lombardi Ecologia, altrove gli stessi impianti li ha costruiti in ATI con la Tradeco di Dante Columella. Stiamo parlando, dunque, di impianti costruiti e gestiti da un grande gruppo industriale che fa capo all’ex presidente di Confindustria con notevoli capacità di influenza sulla politica italiana.
Si vuole una Puglia virtuosa, che migliori la raccolta differenziata, ma secondo te se si riduce il quantitativo di rifiuti conferiti in discarica, la COGEAM cosa ci guadagna? La Tariffa di conferimento subirà aumenti?
«Gli aumenti della tariffa ci sono già stati. Dal 7 gennaio 2010, momento in cui è partita la sola biostabilizzazione, la tariffa è aumentata da 65 a circa 90 €/t (iva ed ecotassa compresi). Ad aprile del 2011 Vendola, nella fase di gestione transitoria degli impianti -su input della Progetto Ambiente- porta la tariffa a 110,79 €/t. Con l’aggiudicazione della gara alla RTI Lombardi-Cogeam, a maggio dell’anno scorso, la tariffa fa un altro balzo in avanti, arriva a 125,75 €/t. Se includiamo iva ed ecotassa il salasso è di 148,82 €/t che i comuni cominceranno a pagare già da questo mese. Diciamo che in due anni, a causa dell’entrata in funzione degli impianti Lombardi-Cogeam, la tariffa è aumentata del 124% senza che i rifiuti in ingresso siano diminuiti.
I GUADAGNI CERTI DELLA PROGETTO AMBIENTE
Ora, qualche giorno fa Vendola ha firmato il nuovo contratto con i gestori degli impianti. Al momento nessuno, tranne le parti, ha copia di questo contratto, ma la tariffa non dovrebbe aver subito ulteriori aumenti rispetto a quei 125, 75 €/t perché è il prezzo offerto in sede di gara e ritenuto congruo dalla commissione aggiudicatrice.
Se il contratto da poco firmato è quello che era allegato agli atti di gara, ritengo non sia cambiato granché rispetto a quello vecchio circa il meccanismo per cui meno rifiuti si conferiscono, più aumenta la tariffa. L’art. 2 del nuovo contratto rimanda le potenzialità dell’impianto e il quantitativo giornaliero di rifiuti trattabili agli elaborati allegati all’offerta. Se hanno preso a riferimento il quantitativo giornaliero smaltito nel 2010, stiamo parlando di 480 t di rifiuti, quantitativo che naturalmente diminuirà con l’aumentare della raccolta differenziata. Meno rifiuti significa meno entrate per il gestore, e siccome Lombardi e Cogeam non sono opere pie, da qualche parte devono rientrare nei costi, nell’investimento e nel guadagno, quindi agiranno in aumento sulla tariffa. Questo assurdo meccanismo è frutto di una logica sbagliata che è a monte, nella scelta fatta dalle amministrazioni regionali (di destra e di sinistra) di mettere nelle mani del privato la gestione di un servizio pubblico. Una società privata che viene dalla regione chiamata ad investe 19 milioni di euro (solo nel BA/5) per la costruzione e la gestione di un servizio di pubblica utilità non può non avere, dalla stessa regione, la garanzia di rientrare nell’investimento fatto e anche di ricavare il giusto profitto. Se tutti i comuni del BA/5 facessero come il comune di Rutigliano (78% di raccolta differenziata) agli impianti di Conversano arriverebbe solo il 20 % dei rifiuti prodotti, il che significa il sicuro fallimento della piattaforma e delle imprese che la gestiscono. Ma con l’aggiudicazione della gara quelle imprese hanno acquisito il diritto di lavorare e guadagnare, in qualche modo. Se non saranno i cittadini e i comuni a garantire questo “diritto”, sarà la regione. L’assurdo, dunque, è che agli impianti di Conversano i rifiuti devono per forza arrivare. Con il porta a porta che dilaga chi rifornirà quegli impianti della quantità di rifiuti necessaria a rientrare nell’investimento e guadagnare per i prossimi quindici anni? Temo che la soluzione sarà quella di far arrivare agli impianti della Progetto Ambiente, quindi a Conversano, i rifiuti da altre parti della provincia grazie alla eliminazione dei vecchi ATO e alla futura istituzione di un unico, grande, ATO provinciale».
I cittadini pagano la tassa dei rifiuti sulla base di un sistema di tariffe, ma pur migliorando la percentuale della raccolta differenziata non hanno la percezione del risparmio sulle proprie bollette. Come mai?
«Perché pagano il servizio attraverso una tassa (la TARSU) basata sui metri quadri e non sulla riduzione dei rifiuti da smaltire e, quindi, sulla loro differenziazione spinta. Meno rifiuti conferiamo agli impianti e alla discarica, più risparmiamo sui costi di smaltimento. Perché questo risparmio si ripercuota sulle utenze bisogna cambiare la tassa in tariffa, una modalità di pagamento più flessibile. La tariffa è strutturata in modo che un parte di essa varia in base alla quantità di rifiuti che si smaltisce: più si differenzia, meno indifferenziato si produce, più si risparmia di tariffa. Questo sistema funziona solo con l’introduzione della raccolta differenziata domiciliare (porta a porta). Oggi c’è ancora la TARSU, la TIA non l’ha istituita quasi nessun comune, e già è pronta una nuova tariffa sostitutiva introdotta dal decreto “Salva Italia” di Monti, si chiama RES (rifiuti e servizi)».
L’anno scorso il Comitato Riprendiamoci il Futuro ha organizzato una manifestazione pubblica contro l’obbligo di produrre rifiuti. Cosa è cambiato dall’anno scorso? C’è ancora questo pericolo.
«Come ho detto prima, nel nuovo contratto (ripeto, se è come quello allegato agli atti di gara) l’obbligo perentorio di conferire 517 t al giorno di rifiuti non c’è. C’è, però, il richiamo al “quantitativo giornaliero di rifiuti trattabili”. Se, a causa di questo richiamo, la tariffa dovesse aumentare ancora il danno per i cittadini sarebbe enorme e inaccettabile. Di fronte a uno scenario del genere è giusto che i comitati, i cittadini e i comuni si ribellino mettendo in conto anche azioni eclatanti come la class-action».
Gli Ato sono stati commissariati, quali prospettive e scenari si aprono?
«Non tutti. Come dicevo prima, c’è l’intenzione di eliminarli e costituirne uno su base provinciale. I vantaggi sono che diminuiscono i costi di gestione di queste strutture. Gli svantaggi che a capo, per esempio, del nostro macro-Ato è probabile ci mettano il sindaco di Bari, questo significa l’allontanamento dalla periferia (pensa al Sud-Est) dei luoghi in cui si decidono le sorti della gestione dei rifiuti. L’altra cosa che potrebbe non piacere è che con un ATO provinciale si mettono in “rete” tutti gli impianti di smaltimento della provincia. Una emergenza rifiuti a Nord di Bari potrebbe far arrivare, senza problemi e subito, l’immondizia negli impianti e nella discarica di Conversano e viceversa, ovviamente».
Maria Sportelli