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PARCO NATURALE, DIVIETO DI SCARICO DEI REFLUI NELLO STUDIO DEL 2001

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di Gianni Nicastro


Le lame sono tipiche incisioni del territorio pugliese prodotte nei secoli dalle acque provenienti dalla Murgia. La Sezione Bari di ‘Italia Nostra’ propone un percorso conoscitivo delle lame più importanti quali beni culturali da valorizzare e difendere”. Questa è l’introduzione con la quale apriva la brochure di invito all’incontro su “L’area protetta delle Lame S. Giorgio e Giotta” organizzato da Italia Nostra sezione di Bari. L’incontro si è tenuto lunedì scorso 20 febbraio nel centro storico di Bari nella Sala Convegni “Isolato 47” - Str. Lamberti.

A parlare delle lame e del parco naturale area protetta sono stati chiamati quattro illustri relatori, il Prof. Arch. Nicola Martinelli Pro-rettore del Politecnico di Bari, la Prof.ssa Ing. Angela Barbanente assessore alla Qualità del Territorio della regione Puglia, l’Arch. Salvatore Buonomo Soprintendente ai beni Architettonici e paesaggistici delle province di Bari, BAT e Foggia e la Prof.ssa Arch. Mariavaleria Mininni docente di Urbanistica all’Università di Bari. Tutti presenti tranne l’ass. Barbanente, impegnata contemporaneamente in giunta alla regione.

La Prof.ssa Liliana Spagnolo, presidente della sezione di Bari di Italia Nostra, organizzatrice dell’evento, nel suo saluto introduttivo ha parlato del coinvolgimento dei cittadini nella protezione dei beni culturali e dell’ambiente quindi delle lame «bene del nostro territorio particolarmente importante».  «L’opinione pubblica -ha aggiunto- deve far sentire la propria voce perché tante cose non si debbono fare e si progettano e altre, a cui nessuno pensa, invece andrebbero fatte».

Il prof. Martinelli è entrato subito nel vivo del tema parlando di un «forte ritardo sui tempi di istituzione dell’area protetta per alcuni versi inspiegabile». Ha fatto notare che il suo gruppo di lavoro «ha redatto gli studi preliminari al Piano dell’area protetta» nel 2001, studi che sono la base su cui hanno lavorato, negli anni, le varie «conferenze di servizi per la perimetrazione» del parco. Il Pro-rettore del Politecnico ha, inoltre, fatto notare che contemporaneamente al lavoro di istituzione del parco naturale la regione «prevedeva lo sversamento dei reflui depurati del depuratore di Casamassima nell’alveo della lama». Il problema è stato che due assessorati hanno pianificato sullo stesso territorio in modo autonomo, indipendente l’uno dall’altro. Le pianificazioni vanno tra di loro integrate ha ribadito Martinelli, «non devono essere viste in modo settoriale, in modo slegato, se no accade quello che sta accadendo per lama San Giorgio» cioè che «l’assessorato all’ambiente decide delle cose sul corso della lama, l’assessorato all’assetto del territorio ne decide delle altre». Insomma, è un po’ come quando «la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra».

Al di là degli interessanti interventi della Prof.ssa Mininni e del Soprintendente Buonomo, segnaliamo un fatto: ogni volta che si discute del parco naturale delle due lame la questione dello scarico dei  reflui irrompe in tutta la sua problematicità. Succede ogni volta che si riunisce la conferenza di servizi sulla istituzione del parco, conferenza che ha ripreso le sue attività alla regione da un paio di mesi. E’ successo a Triggiano un mese fa in un convegno dedicato allo stesso parco, è successo anche lunedì nell’incontro di Italia Nostra sullo stesso tema. Non può essere altrimenti, le due cose sono viste da più parti come incompatibili o fortemente problematiche.

I prof. Martinelli e Mininni hanno fatto parte del gruppo di progettazione del “Piano di settore territoriale per la tutela e la conservazione dell’area naturale protetta A6-Lama San Giorgio”. Questo studio ha fornito la base per la redazione del “Documento di indirizzo” approvato a giugno del 2007 dalla conferenza di servizi regionale di istituzione del parco. E’ interessante notare la diversa impostazione di questo studio circa la tutela del parco da ogni tipo di antropizzazione, compresa quella riferita allo scarico dei reflui dei depuratori. Nel capitolo “Sistema suolo sottosuolo, aree a rischio per vulnerabilità delle acque sotterranee, protezione delle risorse idriche” alla lettera d. lo studio dice: “ In tutta l’area del bacino idrografico della lama san Giorgio l’Acquedotto Pugliese effettua prelievi di acqua per uso portabile da 19 pozzi, per alcuni dei quali è stata accertata la presenza nell’acqua di insetticidi organo-allogenati e di coliformi fecali, questi ultimi attribuibili a campi di spandimento o a collettori di acque pluviali o a scarichi di acque reflue se pur depurate”. Una denuncia importante della fragilità del sistema e del ciclo idrico (suolo-sottosuolo) della lama, della sua estrema vulnerabilità a qualsiasi agente inquinante che possa essere immesso nell’ambiente, quindi anche le acque reflue “se pur depurate”.

Più avanti lo studio pone dei veri e propri divieti circa l’utilizzo della lama. Rispetto al “patrimonio  speleologico” e ai “siti di particolare interesse geologico” e in riferimento all’area dell’Annunziata a Rutigliano, al punto a. del relativo capitolo, lo studio dice -in modo che più chiaro non si può- questo: “è vietato ogni intervento detrattore dello stato dei luoghi (scavi, arature profonde, spietramento, spandimento di reflui, costruzioni di recinzioni e di altre opere)”. Più avanti, al capitolo “Attività ed insediamenti incompatibili” con la lama e  l’istituzione del parco, al punto b. troviamo “campi di spandimento di reflui provenienti da depuratori” insieme ad altre e inquinanti attivitvità come discariche, allevamenti zootecnici intensivi, industrie chimiche, elettrodotti, autocross e motocross…

Questo studio è stato redatto da 14 persone tra architetti, ingegneri, professori e dottori. Se questi professionisti, fra le tante attività antropiche impattanti e inquinanti vietate, hanno messo anche lo spandimento di acque reflue sia “pur depurate”, qualcosa avrà voluto significare, qualche problema di incompatibilità di questa specifica attività umana con la lama e l’istituzione del parco lo avranno avvertito. Di questa indicazione specifica non traviamo traccia nel documento di indirizzo che pure ha utilizzato quello studio per delineare la struttura normativa del futuro parco. Anzi, nell’aggiornamento di settembre 2007 del documento di indirizzo, l’ufficio regionale per la  pianificazione del territorio ci ha infilato la presa d’atto dello scorrere dei reflui nella lama suggerendo interventi a tutela e “incolumità” della salute pubblica, cosa fortemente in contrasto con lo studio e le indicazioni di quei 14 luminari.

E’ interessante, in ultimo, vedere come quegli studiosi hanno voluto risolvere il problema del recapito finale dei reflui depurati dei comuni che si affacciano sulla lama nei suoi 42 km. C’è un capitolo specifico nello studio in cui questa indicazione è stata data, si chiama “Depuratori, sistemi fognari, siti inquinati”. Vi si legge che “la disciplina degli scarichi è regolata dal D. L. 152/1999 che fissa gli obiettivi di qualità dei corpi idrici ricettori e sancisce il divieto di immissione diretta in falda”. In riferimento, dunque, all’intero “ambito del bacino idrografico della lama San Giorgio, oltre alla predisposizione urgente di apposito piano di settore”, lo studio suggeriva: “a. l’adeguamento di tutti gli scarichi a quanto previsto dalla normativa (…). In particolare, dovranno essere dismessi gli scarichi nel sottosuolo, privilegiando gli scarichi a mare con condotte sottomarine che assicurino il raggiungimento di condizioni meteo marine favorevoli alla dispersione o, attraverso la realizzazione di apposite condotte, consentire, in prossimità delle aree costiere (orientativamente al di sotto di 100 m di quota), dove la falda risulta contaminata dall’acqua marina, lo smaltimento nel sottosuolo attraverso pozzi disperdenti capaci di ricaricare la falda e di creare uno sbarramento all’intrusione marina”. Quella di utilizzare i reflui depurati a norma per creare un cuscinetto di acqua dolce nel sottosuolo -dove la terra incontra il mare- per evitare le infiltrazioni marine nella falda acquifera è una soluzione proposta anche da luminari del calibro del Prof. Vincenzo Cotecchia (Istituto Geologia Applicata e Geotecnica del Politecnico di Bari).

Ora, lo studio da cui è partita le regione per pianificare l’istituzione dell’area protetta lama San Giorgio da nessuna parte indica lo sversamento in lama a cielo aperto dei reflui depurati, non parla di rinaturalizzazione e rifunzionalizzazione della lama da ottenere con lo scorrere della fogna depurata, non propone la lama come recapito finale dei depuratori. Propone lo scorrimento in “condotte sottomarine”, in “apposite condotte” che portano il refluo a 100 metri di profondità nei pressi della costa.

La direttiva comunitaria che vieta lo scarico nella falda è del 1991, lo studio che indica come tutelare e valorizzare il parco naturale lama san Giorgio è del 2000-01, il 28 ottobre del 2011 il depuratore di Sammichele comincia a scaricare i suoli liquami depurati a cielo aperto nell’istituendo parco naturale e area protetta lama San Giorgio. Il 29 dicembre 2011 il comune di Rutigliano fa analizzare i reflui di Sammichele e scopre una pesante violazione delle norme che tutelano l’ambiente dalle acque inquinate, della tabella 4 dell’allegato 5 della legge 152/2006.
Sta per nascere il parco, evviva!

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