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Lettera di Natale. "A tutti gli amici..."

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grotta-natività-betlemme

 

Don Pasquale Pirulli

A tutti gli amici che avranno la bontà di soffermarsi su questa pagina rivolgo il cordiale augurio di un sereno Natale mentre contemplo la foto della grotta di Betlemme, che scattai la prima volta che inginocchiai in preghiera nel luogo in cui il Verbo eterno di Dio creatore emise il suo primo vagito di bambino. La ricorrenza liturgica di questo anno risuona dei canti del Giubileo che invitano alla speranza. Del resto ogni nascita è speranza di vita, di amore, di pace. Sono questi i sentimenti che suggeriscono le tradizionali espressioni augurali che si devono confrontare con il clima rumoroso del consumismo e il movimento agiato dal turismo di massa.

Abbiamo bisogno di sostare in devota riflessione dinanzi alla mangiatoia del figlio di Maria, la sposa di Giuseppe, falegname in Nazaret, e chiedere alla fede di farci conoscere il segreto di quel Bambino cui è stato dato il nome di Gesù (Dio è salvezza!). In modo sconvolgente Dio entra nella storia degli uomini e realizza un disegno “giubilare” che è non solo riscoperta della terra che per Francesco d’Assisi rimane pur sempre «sora nostra matre terra», ma rivolge agli uomini l’invito a vivere in fraternità e pace. È vero che l’evento giubilare ha nel pellegrinaggio una espressione religiosa di pietà popolare, ma siamo invitati a farlo sulle orme dei pastori, gli umili che hanno ascoltato il messaggio angelico e sono accorsi verso la grotta di Betlemme dove hanno ritrovato “la speranza d’Israele” nel bambino, adagiato su una mangiatoria, le cui mani si aprono in pace. Ed è questa la fondamentale speranza che l’evento natalizio consegna al mondo che si confronta in guerre, sopraffazioni, sofferenze e miserie.

Nella fragilità del Bambino di Betlemme ritroviamo tutti i limiti dell’umanità. Il Figlio di Dio, facendosi bambino, ha scelto, ha amato, ha «sposato» l’umanità e le ha offerto la luce della speranza che è certezza di amore infinito e liberazione di vita in una fraternità universale. “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama!”.
Concludo questa breve lettera natalizia auspicando che il nostro pellegrinaggio “giubilare” sia un cammino verso l’uomo (tutti gli uomini), riscoperto e valorizzato nella luce natalizia come nostro “fratello” con cui vivere in pace e costruire un mondo migliore.

Con fraterna stima e amicizia cordiale

 

 

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