La scuola non si ferma, intervista ai dirigenti scolastici
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- Pubblicato Domenica, 22 Marzo 2020 11:14
- Scritto da Rosalba Lasorella
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dI Rosalba Lasorella
Da oltre venti giorni le aule sono vuote, ma la scuola non si ferma e cerca di restituire agli alunni di ogni età la normalità di cui hanno bisogno per evitare l’amplificarsi del dramma legato all’emergenza Coronavirus. Per capire come gli istituti rutiglianesi stanno affrontando la sospensione delle attività tra i banchi, abbiamo intervistato (rigorosamente per telefono e via mail) i tre Dirigenti: prof. Luciano De Chirico per l’Istituto Comprensivo “Aldo Moro – Don Tonino Bello”, prof.ssa Maria Melpignano per l’Istituto Comprensivo “Giuseppe Settanni – Alessandro Manzoni”, prof.ssa Clara Parisi per l’I.I.S.S. “Ilaria Alpi – Eugenio Montale”.
Dallo scorso 5 marzo le scuole sono chiuse, ma sappiamo che gli insegnanti si stanno impegnando per portare avanti le attività didattiche anche in maniera innovativa. È così? Come?
De Chirico. «Tutti gli insegnanti della scuola sono impegnati con modalità differenti in interventi didattici di emergenza. Bisogna considerare il fatto che, a parte pochi insegnanti che per motivi vari si erano cimentati nella cosiddetta didattica a distanza, la scuola non ha un’esperienza pregressa in tal senso. Si è dovuto intervenire, quindi, in emergenza partendo da alcuni presupposti fondamentali: la possibilità di raggiungere tutti gli alunni, le condizioni nelle quali si trovano le famiglie (accesso a supporti tecnologici, presenza di situazioni di disagio socio-economico e culturale ecc..), la necessità di ricevere riscontri di tutto quello che si propone a distanza. Pertanto gli interventi sono stati e sono differenziati nei tre segmenti presenti nella nostra istituzione scolastica: infanzia, primaria e secondaria di primo grado.
Nella scuola dell’infanzia le maestre si sono attivate facendo pervenire alle famiglie messaggi video o audio per cercare di mantenere un minimo di rapporto “fisico” con i bambini. Le attività proposte in modo ludico hanno l’obiettivo fondamentale di non far perdere quel contatto con le maestre per non vanificare l’immane lavoro fatto nei mesi e negli anni precedenti per rafforzare autonomia e indipendenza.
Nella scuola primaria, in questa prima fase, le famiglie sono state raggiunte soprattutto attraverso WhatsApp perché accessibile fin dal primo momento a tutti. Il mezzo risulta positivo per l’invio di materiale o per dare indicazioni sul come affrontare lo studio. Con la probabilità di dover prolungare il periodo di emergenza, le docenti delle diverse interclassi si stanno attivando, e in alcuni casi si sono già attivate, per utilizzare altri canali che consentano di ricevere informazioni di ritorno sul lavoro proposto. Anche in questo caso non va dimenticato che non tutte le famiglie hanno un PC e altre dotazioni tecnologiche necessarie per lavorare serenamente sulle tante piattaforme che operano sulla didattica a distanza.
Infine, nella scuola secondaria di primo grado i docenti stanno utilizzando la piattaforma Edmodo che permette di interagire in modo abbastanza agevole con gli alunni. Il problema che si pone è sempre quello della possibilità di raggiungere tutti, ma anche in questo caso si cerca nelle situazioni più difficili il contratto diretto (telefonico) con le famiglie».
Meplignano. «Noi ci siamo attivati sin dal 5 marzo, le docenti hanno potuto subito contare sul supporto del Team dell’Innovazione che abbiamo a scuola: veramente fondamentale è stato ed è il contributo di questo team che è composto dalla Funzione Tecnologica e dall’Animatore Digitale. Da subito, quindi, sono state utilizzate piattaforme che si definiscono come “ambienti di apprendimento per la didattica a distanza”, sia per la scuola primaria sia per la scuola secondaria di primo grado. Una piattaforma nello specifico, disponibile sul nostro registro elettronico, consente ai docenti di caricare materiali e attività considerando che stiamo andando al di là della mera esecuzione di compiti, come è stato più volte ribadito anche nell’ultima nota del 17 marzo dal Capo Dipartimento dott. Bruschi. Proprio per evitare la mera esecuzione di compiti, è stata inserita questa piattaforma sul registro elettronico che consente anche ai genitori di restituire le attività svolte dai ragazzi (questa è una, ma ce ne sono altre che la scuola secondaria di primo grado già utilizzava). Quindi i ragazzi ricevono le attività da svolgere, le completano e i docenti le valutano intervenendo dove c’è bisogno. In questo modo si valorizza l’autonomia dell’alunno nel processo di acquisizione delle competenze».
Parisi. «L’emergenza ci ha messo subito davanti alla necessità di organizzarci per far proseguire le attività didattiche e la cosa inizialmente non è stata semplice da gestire. Questo perché ogni disciplina ha la sua specificità, ogni docente ha le sue idee e una situazione del genere non si era mai verificata prima, per cui non eravamo del tutto preparati. D’altra parte, tra utilizzare sporadicamente le piattaforme digitali e spostare online tutta la didattica passa davvero un mondo! Nonostante ciò, gli insegnanti si sono attivati presto utilizzando piattaforme, tools e App che consentono la fruizione di contenuti multimediali in modalità sincrona e asincrona. Il principale strumento di didattica a distanza, su cui vengono registrate le attività, è il registro on-line ArgoDidUp - ArgoScuolaNext consultabile da docenti, studenti e genitori.
Su di esso possono essere indicate dai docenti tutte le attività da svolgere, gli appuntamenti per le video-lezioni, le consegne da effettuare, i materiali multimediali da consultare on-line (messi a disposizione, ad esempio, dalle case editrici dei libri di testo), e tanto altro. I docenti utilizzano numerose piattaforme di comunicazione, collaborazione, coaching, videoconferenze e webmeetings come, ad esempio, Edmodo, Microsoft Skype e Zoom, oltre alla Google GSuite Classroom (piattaforma web con svariati strumenti per la condivisione istantanea e contemporanea quali Drive, Jamboard, Moduli, Hangouts Meet, etc). Infine, vengono utilizzati canali di messaggistica istantanea (Whatsapp, Telegram, Twitter, Instagram) e di comunicazione via e-mail. La scuola si sta attivando, secondo le modalità che saranno diffuse dal MIUR a livello nazionale, affinchè, in presenza di criticità dovute ad indisponibilità di dispositivi tecnologici o difficoltà di connessione da parte degli studenti, tutti possano essere messi in condizione di fruire degli strumenti di didattica a distanza adottati».
Come stanno reagendo gli alunni e le loro famiglie? Si riesce comunque a verificare il lavoro?
«In genere le famiglie hanno accolto in modo positivo gli interventi della scuola: ovviamente in una comunità che conta oltre 1100 alunni, anche fra i genitori è normale che ci possa essere una fisiologica diversità di vedute. La perfezione non è di questo mondo e di strada ne abbiamo da fare tanta. Credo, però, che a nessuno sia sfuggita la volontà da parte della scuola di far sentire tutto il supporto alle famiglie e allo stesso tempo di rafforzare quel senso di appartenenza ad una comunità che, in un periodo durissimo come questo, è fondamentale.
La verifica del lavoro presenta, come dicevo in precedenza, delle difficoltà soprattutto per quelle famiglie che non riescono a seguire da vicino bambini e ragazzi. Ma non possiamo e non dobbiamo gettare ulteriori croci addosso a nessuno. Come sempre dalle situazioni di emergenza si esce tutti insieme».
«Gli alunni stanno reagendo positivamente, anzi sono anche entusiasti di queste nuove modalità. C’è una buona risposta anche da parte delle famiglie. È fondamentale sottolineare che anche nella scuola dell’infanzia le docenti stanno mantenendo un contatto diretto, per quanto possibile, con i bambini e i loro genitori principalmente tramite chat WhatsApp. Io sono in contatto costante con gli insegnanti e con lo staff grazie agli strumenti digitali: utilizziamo anche noi delle piattaforme per incontrarci, per cui il punto della situazione lo facciamo sistematicamente».
«I ragazzi stanno reagendo positivamente. All’inizio sicuramente anche loro sono rimasti spiazzati dalla situazione, ma si sono subito adattati, grazie anche alla regolarità con cui gli insegnanti stanno portando avanti le attività ciascuno secondo il proprio orario curriculare. Io sono in contatto anche con i genitori e posso confermare che c’è grande collaborazione da parte loro. Insomma, il feedback al momento è positivo. Certo, qualcuno fra i ragazzi all’inizio ha provato a svincolarsi, ma poi tutti hanno capito che la situazione è seria e che non sarebbe giusto approfittarne».
L'emergenza ha costretto a una chiusura molto rapida. Siete comunque riusciti ad affrontare il problema con gli alunni? Se sì, in che termini?
«La velocità con la quale gli eventi si sono susseguiti ci ha colto impreparati sotto questo punto di vista: soprattutto per i più piccoli le maestre utilizzano i canali di comunicazione anche per rincuorarli. Se è dura per gli adulti essere ristretti nei confini della propria abitazione, possiamo immaginare cosa significhi per i bambini e ragazzi che hanno bisogno di esprimere la loro naturale esuberanza».
«Sicuramente gli insegnanti ne hanno parlato subito dopo la chiusura, in maniera ovviamente adeguata all’età. Molti docenti, soprattutto quelli di scienze e matematica, stanno approfondendo l’argomento adesso anche perché lo studio dei virus rientra nella programmazione».
«No, di persona non siamo riusciti ad affrontare con loro il problema perché la sospensione delle attività didattiche è avvenuta non appena si è capito che la situazione era davvero importante e che ci avrebbe coinvolti tutti da vicino».
Crede che gli insegnanti possano svolgere un ruolo di supporto agli alunni e alle loro famiglie al di là dell'aspetto didattico?
«Penso che il supporto emotivo ed affettivo sia fondamentale e prioritario, e in questo so di avere dei docenti straordinari che conoscono molto bene i loro alunni e sanno relazionarsi nel modo migliore».
«Sicuramente gli insegnanti sono di supporto perché sono sempre a disposizione dei genitori (non solo dei rappresentanti) per andare incontro ad eventuali specifiche esigenze, ad eventuali problematiche e risolverle».
«Io credo che, ora più che mai, gli insegnanti rappresentino un vero punto di riferimento per gli studenti. È vero che i ragazzi tendono spesso a lamentarsi della scuola in generale, ma è innegabile che sentano gli insegnanti particolarmente vicini. Io conosco i miei docenti e so che sono tutti molto sensibili: è capitato spesso che prendessero a cuore anche delle questioni private e le affrontassero insieme ai propri studenti. Come i genitori, quindi, gli insegnanti sono tra gli adulti più riconosciuti come punto di riferimento: i ragazzi adesso ne hanno estremamente bisogno e so che i miei docenti stanno facendo di tutto per incoraggiarli».
Cosa pensa che gli alunni stiano imparando maggiormente da questa situazione?
«Ogni età è differente nella percezione degli avvenimenti. Ma una cosa ci accomuna tutti: chi è nato dopo la Liberazione e che ha almeno 75 anni, non ha per sua fortuna conosciuto la guerra. Solo i più grandi ricordano gli anni del dopoguerra e della ricostruzione. Da allora, mai un intero paese era stato coinvolto in una prova così dura. Io credo che quando ne saremo fuori, tutti ci ritroveremo cambiati, grandi e piccoli. Per gli adulti è una prova ancora più impegnativa perché hanno in aggiunta l’onere della protezione dei più fragili. Dipenderà ancora una volta da noi se i più piccoli ne usciranno più forti o più impauriti. L’auspicio è che come allora prevalgano solidarietà e voglia di condividere e stare insieme e si scaccino via così paura ed egoismo».
«Quanto sia importante la solidarietà, quanto sia importante la collaborazione e quanto sia fondamentale il ruolo educativo di tutti gli adulti. Attraverso l’esercizio della responsabilità genitoriale e docente stiamo dando ai nostri piccoli alunni un modello anche di interpretazione della realtà. Potrei riassumere così: il sacrificio letto in chiave responsabilmente ludica, evitando di appesantire, di creare panico. Questo, soprattutto nei confronti degli alunni con delle problematiche specifiche, è molto importante: l’attenzione della nostra suola è rivolta a tutti gli alunni, a favore di un’inclusione attiva che vada al di là della fisicità della scuola».
«Io spero che i ragazzi stiano imparando la lezione più importante di tutte: che la vita è una ed è imprevedibile, per questo bisogna viverla in pienezza. Ci sarà tempo per affrontare tutti i discorsi relativi ai programmi scolastici, alle verifiche e ai compiti, ma adesso è giusto che loro imparino ad amare la vita per quella che è. A volte –e questo succede anche a noi adulti- si tende a dare importanza ad inutili beghe: in questa situazione mi auguro che i ragazzi imparino a non dare nulla per scontato e a vivere pienamente la loro vita».