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Speculazione mediatica e attacchi alla ragazza contagiata di Noicattaro, parla il padre

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Come ha detto il sindaco Raimondo Innamorato nella sua diretta, non appena sparsa la voce di un caso di coronavirus a Noicattaro, è cominciata la “caccia alle streghe” sui social. Tutti a puntare il dito, a sentenziare, a gridare all’untore. Il padre della giovane non ce l'ha fatta e ha reagito.

«Sono il padre della ragazza risultata positiva» scrive su facebook. «Avrei potuto tacere, ma ora la misura è colma, permettetemi di fare chiarezza». E, in effetti, chiarisce tutto in quattro punti, a cominciare dal fatto che «mia figlia -scrive- non è scesa dal Nord Italia, in quanto frequenta il Politecnico di Bari».
Racconta che è uscita col suo ragazzo il 7 marzo scorso, quindi prima del DPCM dell’8 marzo e della sua entrata in vigore il 9, «ed è stata contagiata da un’amica militare di Marina di stanza a Brindisi» risultata poi positiva al coronavirus.

La figlia viene a sapere «solo il 18 marzo della positività della sua amica», continua il padre nel suo post. «Responsabilmente» il 19 marzo «ci siamo recatati a fare il tampone» dal quale è risultato il contagio della ragazza, «incolpevole e additata ora come untore», incalza il genitore. Le autorità, dunque, sono state prontamente informate, non è stato nascosto nulla. «Questo è tutto -conclude- noi siamo in isolamento domiciliare e spero di aver fatto chiarezza. Grazie e vi prego di non speculare, mediaticamente parlando, su questa situazione che ci sta stressando».

Insomma costringere un genitore, che già vive, insieme a tutta la sua famiglia, l’apprensione, forse l’angoscia, del brutto momento, ad esporsi pubblicamente per difendere la figlia dagli attacchi, è davvero una cosa triste, brutta, incivile.

Contrarre il virus può capitare a chiunque ed è già un dramma di suo, non ci si metta pure la cattiveria, la maniacale ricerca del “colpevole” e il chiasso sui social.

 

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