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Accadeva a Rutigliano negli anni della "Spagnola", i ricordi di alcuni anziani

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di Tino Sorino

Il Coronavirus che da qualche mese affligge e allarma tutto il mondo, richiama alla mente altre gravi precedenti epidemie e pandemie che rimangono ancora oggi vive nell’immaginario collettivo, come l’influenza Spagnola della fine della Prima Guerra Mondiale. E mentre oggi dilaga sempre più il Covid-19, il terribile virus invisibile e molto contagioso contro il quale tutti noi indistintamente siamo chiamati in causa con grande spirito di responsabilità e sacrificio, cosa accadeva a Rutigliano negli anni della Spagnola, nei ricordi di alcuni anziani?

A 100 anni da quel terrificante e letale morbo che seminò morti dappertutto (stimati dai 50 ai 100 milioni), c’è ancora chi, allarmato dalle continue e poco rassicuranti notizie del Coronavirus, richiama vecchissimi ricordi sopiti nella memoria, alimentando ancor più le sue paure. «Sono nato nel 1927», inizia così il ricordo di Narduccio Carbonara, lucidissima memoria storica con una grande attenzione e curiosità verso il presente.influenza-spagnola-storia-1
«Perciò, ciò che riaffiora oggi nella mia mente, quando si parla di epidemie, sono le parole e il viso triste di mia madre Giulia Cipriano (1905 – 1987), quando mi raccontava la triste vicenda di mia nonna Domenica Nicosio (1860 – 1911) e della sua figlioletta di 7 mesi, morte entrambe nel 1911 a causa del colera. Mia madre mi raccontava anche della terribile Spagnola del 1918. Tale morbo si diffuse nei due anni successivi alla fine del “Primo Conflitto mondiale” in tutto il pianeta, senza risparmiare nessuna Nazione o paese e neanche Rutigliano». «Tanti morivano allora -continua Carbonara- e, tra questi, un mio familiare militare che venne mandato a casa in convalescenza, dopo aver contratto la Spagnola durante la “Grande Guerra”».

Purtroppo non riuscì a sopravvivere. Per fortuna il Coronavirus è più buono. E poi, oggi, abbiamo i progressi della scienza e della tecnica, le istituzioni in prima linea e un sistema sanitario nazionale che il mondo ci invidia. A quell’epoca, i parenti costretti in quarantena, venivano prelevati e portati all’ospedale “Monte dei Poveri” e le loro case venivano sanificate con la calce. Spesso un panno nero davanti ad una porta, indicava alla Comunità la nuova vittima del contagio”.

Ma qualcuno si salvava. Lucia Lamascese ricorda che sua madre, giovanissima, grazie all’ottima assistenza fornita dai medici e al fatto che il virus era in fase di remissione, riuscì a guarire, anche se perse tutti i suoi bellissimi capelli che poi ricrebbero fluenti come prima. Anche nella mia famiglia resta vivo un ricordo legato alla Spagnola. Mia madre Fiorita ricordava spesso il gesto d’amore che sua madre Angelina aveva compiuto nei riguardi della sorella Flora morente: mangiò con lei la sua ultima minestra utilizzando lo stesso cucchiaio. E Dio la premiò salvandola dal contagio.

Foto
Di apertura. 1918 - Ambulanze per l’influenza spagnola. (Agf). www.ilsole24ore.com
Nell'articolo. Un ospedale improvvisato negli Stati Uniti durante l’epidemia di Spagnola (Keystone) da www.azione.ch

 

 

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