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Sea-Watch, Ong, Carola… morale e politica

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carola-Sea-Watch

 

Sac. Pasquale Pirulli
don pasquale foto
Non c’è che dire il problema dell’immigrazione rende scottante le linee della comunicazione sia tv che giornalistica. Abbiamo un ministro degli interni il quale ogni giorno detta i suoi proclami di guerra nella speranza di essere l’interprete del sovranismo populista più becero. Cosa significa il “populismo”? È l’appiattimento sugli istinti meno nobili degli uomini: l’egoismo, la chiusura, la divisione, l’odio! È attribuire al popolo sentimenti di esasperata e paurosa autarchia che rifiuta la comunità, l’accoglienza. Potremmo sintetizzare il populismo di marca nostrana nello slogan “Prima gli Italiani! Porti chiusi!”. Cavaliere errante di questa ideologia sovranista che monopolizza anche il confronto politico è l’ineffabile ministro degli interni Matteo Salvini che riveste anche la carica di vice-premier.

Negli ultimi giorni egli si è confrontato con la vicenda che ha avuto protagonista Carola Rackete che alla guida della nave Sea-Watch ha attraccato al molo del porto di Lampedusa per mettere in salvo le vite dei migranti che aveva raccolto in mare. Al di là delle sue plateali accuse e minacce che non sono state recepite dal Gip di Agrigento Alessandra Vella che non ha convalidato l’arresto di Carola e ha disposto la sua liberazione, rimane il fatto di un ministro che entra in rotta di collisione con la magistratura, alla quale egli riserva epiteti e apprezzamenti negativi. Qualcuno ha parlato di destabilizzazione dell’ordine pubblico a seguito dell’ipotetico conflitto tra politica e diritto, tra potere esecutivo e potere giudiziario.

Sulla «triste» vicenda, non c’è altra qualifica per definire il dramma dei migranti ai quali il ministro degli interni chiude i porti italiani, ha espresso le sue preoccupazioni il Presidente dell’Associazione Teologica Italiana per lo studio della Morale Piedavide Guenzi. In un primo giudizio egli rileva “le drammatiche contraddizioni presenti nei comportamenti e nelle parole di alcuni soggetti, anche istituzionali” (n.d.r. il riferimento è a Matteo Salvini!). Viene stigmatizzato “il tentativo insistito di presentare come reato l’impegno per il soccorso nei confronti di chi si trova in situazioni di grave pericolo e potenzialmente letale”. I moralisti italiani affermano che tale tendenza è lontana dalla tradizione morale dell’Occidente e richiamano la “Regola d’Oro” che in primo luogo afferma: “Ciò che vorresti fosse fatto a te, tu fallo ad altri”.

Proprio lo scagliarsi contro la solidarietà, praticata sulle rotte infide del Mediterraneo dalle ONG, contraddice il disposto dell’art. 2 della Costituzione Italiana che richiama “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. In definitiva si auspica che nel presente dibattito si tenga presente il principio della “prevalenza degli obblighi di soccorso e di cura del debole rispetto ad altre esigenze, anche di grande rilievo”.  

Nel confronto è intervenuto anche l’ex-premier Matteo Renzi con una lettera al quotidiano La Repubblica il 5 luglio nella quale propone  di parlare di immigrazione rimanendo “seri e umani” e  a contrastare “un linguaggio (di Salvini) che sfocia nell’odio” propone dieci piccoli punti di riflessione, dei quali trascrivo qualche passo:
«1.Se qualcuno è in mare, si salva e si porta a terra. Lasciare in mare delle persone per calcolo elettorale fa schifo… Tutti coloro che soccorrono persone in mare e le portano a terra meritano il nostro grazie, non gli insulti in banchina.
2. L’Italia è terra di migranti. Il mito di Roma nasce da un migrante (Enea), l’Impero è storia di inclusione…. L’Italia è aperta da secoli. E i nostri nonni soffrivano chiudendo la valigia di cartone con lo pago mentre lasciavano il Veneto o la Calabria. Chi nega questa storia è un ignorante che tradisce i valori del Paese.
3. (…) Non chiedo scusa per le vite salvate nel Mediterraneo. Non chiedo scusa per aver combattuto il protocollo di Dublino, firmati da Berlusconi e Lega. Non chiedo scusa per aver recuperato ii cadaveri del naufragio del 2015. La civiltà è anche da una sepoltura: ce lo insegna Antigone, ce lo insegna Priamo: i Salvini passano, i valori restano!
4. Aiutarli a casa loro è una priorità…. Non è sbagliato dire “aiutiamoli a casa loro”: è sbagliato non farlo!
6. L’Italia non ha un’emergenza immigrazione, ma tre emergenze gravissime: denatalità, legalità, educazione.
7. Legalità. Se Carola ha sbagliato manovra o infranto la legge, è giusto processarla. Se un immigrato ruba, è giusto processarlo. Ma questo vale per tutti: o la legalità vale sempre o non vale mai. Difficile credere a Salvini quando definisce  “delinquente” Carola e invoca per sé l’immunità parlamentare per salvarsi.
8. La questione educativa è meno visibile, ma è profonda… Aprire i musei, altro che chiudere i porti. Investire sui teatri e sulla scuola, specie nelle periferie, non solo sulla repressione.
9. I populisti hanno bisogno delle fake news. Emblematico il fotomontaggio con i parlamentari della Sea Watch ripresi  come fossero in un pranzo luculliano a base di pesce…
10. Non è la globalizzazione il nostro avversario. Se diciamo  che la globalizzazione è il nemico che distorce economia, cultura, identità, finiamo con il fare un assist a chi dice “prima gli italiani”, chiede di costruire muri, istiga all’odio».

A conclusione di questa nota mi piace ricordare la visione di pace auspicata da papa Francesco quando il 21 giugno dall’alto della collina di Posillipo in Napoli ha salutato “il Mare Mediterraneo che è da sempre luogo di transiti, di scambi, e talvolta anche di conflitti. Questo luogo pone una serie di questioni che possono così essere riassunte: Come alimentare  una convivenza tollerante e pacifica che si  traduca in fraternità autentica? Come far prevalere  nelle nostre comunità l’accoglienza dell’altro e di chi è diverso da noi perché appartiene a una tradizione religiosa e culturale diversa dalla nostra?”.  

 Foto-slide tratta da artribune.com

 

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