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Elezioni politiche, il risultato a Rutigliano visto con lo sguardo sul 2019

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di Gianni Nicastro

Se fossero state amministrative al ballottaggio sarebbero andati Scagliusi e Altieri o, se preferite, L’abbate e Scatigna. Nel caso, secondo voi, come sarebbe andata a finire? Con la vittoria del M5S, come hanno dimostrato le comunali del 2016: là dove il candidato sindaco del M5S è arrivato al ballottaggio ha vinto, anche con svariati punti di scarto a favore dell’avversario. Ma questa è trasposizione pura e semplice di due livelli elettorali che, mi hanno insegnato, non possono essere paragonati o, perlomeno, non tout court.

Al di là della trasposizione, il M5S a Rutigliano non è solo il primo partito, sul piano elettorale vale tanto quanto una coalizione. Il 46,61% a Rutigliano è un dato straordinario, più del 44,35 medio delle sette regioni meridionali (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia), del 44,81% della regione Puglia e del 32,7% nazionale. Sempre in riferimento al M5S, meglio di Rutigliano hanno fatto Mola di Bari 51,49%, Polignano a Mare 51,53%, Casamassima 51,97% e Cellamare con uno strepitoso 62,10%. Un risultato a Sud così omogeneo che non ha precedenti nella storia repubblicana se non facendo ricorso alla Democrazia Cristiana di De Gasperi, che nel 1948 prese il 48,51% dei voti. Ma allora la guerra era finita da tre anni e si usciva appena dal ventennio della dittatura fascista, non solo, c’era anche il “pericolo” del comunismo alla porte. Neanche Berlusconi e FI del 1994 sono riusciti a fare meglio nonostante i soldi, le tante televisioni e i tanti giornali nelle mani dello stesso, attempato, ex leader del centrodestra. Per le condizioni date, dunque, non ci sono precedenti storici e solo una legge elettorale demenziale impedisce al M5S di tradurre quel 32,7% in possibilità concreta di governo, come lo impedisce anche alla coalizione Salvini-Berlusconi-Meloni. Ma veniamo a noi.

A Rutigliano le elezioni dell’altro ieri hanno cambiato la geografia politica, hanno ridotto le dimensioni dei continenti elettorali. Centrodestra e centrosinistra non sono più quelli di una volta. Complessivamente il centrodestra che è venuto fuori dalle urne del 4 marzo conta 2915 voti, alle politiche del 2013 -a parità di affluenza elettorale- ne contava 3363, 448 voti in meno (-13,32%). Se il confronto lo si fa con le europee del 2014 il calo tende al tracollo: FI, Fratelli d’Italia, NCD e Lega sommarono 4244 voti, le politiche del 2018 registrano, quindi, 1329 voti (il 31,3%) in meno.
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Il centrosinistra non è messo meglio, anzi. Nel 2013 il PD ha preso 2088 voti, SEL 694, Centro Democratico 149, 215 voti ha preso Rivoluzione Civile (Ingroia); un totale area di 3146 voti. L’altro ieri il centrosinistra e la sinistra (LeU, Potere al Popolo e Partito Comunista) hanno totalizzato 2203 voti, -943 voti, il che significa un travaso del 43% di voti dal centrosinistra del 2013 al M5S del 2018, movimento che a Rutigliano -cinque anni fa- ha esordito con 2569 voti, un exploit già allora. Se il confronto lo si fa con le europee, per il centrosinistra il tracollo è verticale: PD (2803 voti), Tsipras (670) e Itala dei Valori-Verdi (126) sommarono 3599 voti (-1396 del 2018). E’ il centrosinistra, quindi, ad aver “trasfuso” più voti al M5S nelle urne del 4 marzo scorso.

L’emorragia del centrodestra verso i cinquestelle è stata, invece, mitigata dalla presenza della Lega di Salvini che a Rutigliano -tre giorni fa- ha conseguito un inaspettato 7,43% (728 voti), sopra al suo risultato nel collegio (6,63%) e nella Puglia (6,18%). Più basso, però, del risultato che la stessa Lega ha avuto a Castellana (8,48%), Locorotondo (8,19%) Monopoli (8,22%). Straordinario per la Lega è stato, nel nostro collegio, il 9,9% di Gioia del Colle, un 10% circa che ci saremmo aspettati di ritrovare a Rutigliano, paese natio del candidato uninominale del centrodestra, tra l’altro leghista. E’ vero, c’è stato un certo valore aggiunto che i candidati uninominali leghisti hanno portato alla Lega, in questi collegi il partito di Salvini ha generalmente superato il 7%. A Rutigliano, quindi, il risultato della Lega è in linea col trend delle candidature leghiste, questo significa che Altieri non ha prodotto nessun rutiglianese effetto trascinamento, anzi, a Rutigliano -come abbiamo visto- la Lega prende meno voti che in altri comuni dello stesso collegio.
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Nuccio Altieri -come è noto- non ce l’ha fatta, travolto dallo tsunami cinquestelle alla fine ha portato acqua solo al mulino della Lega. So che l’autocitazione non è elegante, ma questa volta consentitemela: “E’ molto probabile che, alla fine, Altieri si ritrovi ad essere stato più funzionale alle complessive sorti elettorali della lega che a quelle sue, personali” (qui).
Sarebbe andata diversamente se fosse rimasto con Fitto? Non lo so, so solo che Noi con l’Italia, pur non raggiungendo la soglia del 3%, ha mandato in parlamento quattro persone, tutte elette nell’uninominale. Sia pure sconfitto, sarebbe stato meglio -a mio avviso- fosse successo nell’ambito di una candidatura uninominale dentro il suo vecchio partito, Noi con L’Italia; questo avrebbe portato molti più voti a lui e allo stesso partito di Fitto, avrebbe ridimensionato la Lega e facilitato la ricostruzione del centrodestra a Rutigliano e, forse, anche una sua candidatura a sindaco tra un anno. Oggi, sconfitto, amaramente sconfitto perché -lui- ci ha creduto davvero, con l’onta, tutta meridionale, di una Lega oltre il 7% a Rutigliano, Nuccio Altieri non ha chance politiche credibili nel suo paese. Lo stesso discorso vale per Gianvito, suo fratello ex assessore. A meno che, Salvini, nel caso gli riesca di fare un governo sorretto da una qualche maggioranza, non gli riservi un ruolo politico nella regione da cui, Nuccio, potrebbe aspirare a un incarico di sottogoverno in qualche landa italiana.

Ma torniamo all’analisi del voto. Ci sono altri due dati che vanno analizzati, uno è quello di Franco Delliturri, candidato plurinominale della lista Insieme, che a Rutigliano ha preso 388 voti, quasi il 4%. Qui Delliturri ha abbondantemente fatto superare, al partito dei Socialisti e dei Verdi, la fatidica soglia del 3% quando la stessa lista, nel collegio, ha preso un magrissimo 0,69% perfettamente in linea con il dato nazionale (0,60%). E’ probabile, se non sicuro, che il buon risultato di Insieme a Rutigliano, cioè l’abbondante superamento della soglia di sbarramento, sia stato l’unico in tutta Italia e il merito non può che essere del leader del MAR. Franco Delliturri si è misurato ed ha ottenuto un risultato di tutto rispetto: da solo, in una difficile competizione politica nazionale, ha preso circa 400 voti ed è probabile che li abbia sottratti al M5S e alla Lega, quindi, a Nuccio Altieri.

L’altro dato è la performance non proprio brillante dei colamusso-fittiani, soprattutto di fronte al buon risultato di FI (1145 voti, l’11,69%) che a analisi-politica-elezioni-2018-3Rutigliano ha perso quattro consiglieri comunali, è stata commissariata e si è ridotta a un lumicino di 362 voti alle regionali del 2015. Quel migliaio di voti, e forse più, lo si aspettava su Noi con L’Italia non su FI; ma il partito di Fitto ha preso 887 voti, non sono molti, considerando quel bacino elettorale, ma, di questi tempi, neanche pochi.

Ora, come si rifletterà il quadro venuto fuori dalle elezioni del 4 marzo sulla scacchiera della politica rutiglianese da qui alle amministrative della primavera prossima? E difficile dirlo, anche se una cosa è chiara, un’altra probabile. Quella chiara: tutti dovranno fare i conti con la corazzata pentastellata. E’ evidente che l’associazione Rutigliano 5 Stelle non può sciupare un patrimonio che qualsiasi altra forza politica pagherebbe a peso d’oro. Anche perché, se la lista non la fanno loro, non è difficile prevedere -data l’appetibilità elettorale- che la facciano altri, magari qualche approfittatore, grillino dell’ultima ora. Quindi un nuovo e dirompente soggetto politico si profila all’orizzonte elettorale di Rutigliano. 

L’altra cosa, probabile, è che l’area politica oggi al governo nella città d’arte, dei fischietti e dell’uva da tavola, il cui centro è rappresentato dai colamusso-fittiani, avrebbe già trovato il candidato sindaco, anzi, la candidata sindaco, da spendere nelle future, imminenti, elezioni comunali: Donatella Lamparelli. Può anche darsi che si tratti di una mia fantasia, ma qualcuno -altrimenti- mi deve spiegare che senso avrebbe avuto il poderoso lancio elettorale della "passionaria" fittiana a Rutigliano essendo candidata al Senato in un altro collegio, quello che va da Noicattaro a Bari, Bitonto…

Il problema, come sempre succede da una ventina d’anni a Rutigliano, ce l’ha il centrosinistra. In quali condizioni arriverà all’appuntamento elettorale del prossimo anno? O meglio, esiste il centrosinistra a Rutigliano? Scomparso nella primavera del 2014, non se ne vede traccia ancora oggi. Le elezioni politiche dell’altro giorno, poi, potrebbero avergli dato il colpo di grazia. Ma dalle ceneri, come la mitologia insegna, potrebbe nascere qualcosa di nuovo, un nuovo giorno, una nuova stagione. Potrebbe.

 

 

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