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Scontro politico su area a standard del PIP e Piano delle alienazioni immobiliari

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di Gianni Nicastro

Diciamo subito che ieri, in consiglio comunale, il bilancio di previsione è stato approvato insieme al DUP, documento unico di programmazione. I due importanti, fondamentali, provvedimenti amministrativi sono stati approvati con 10 voti a favore, compreso quello del sindaco, e sei contro (Valentini, Giampaolo, Berardi, Altieri, Delliturri e Valenzano. Michele Martire ha votato contro il DUP, durante la discussione sul bilancio è andato via dal consiglio e non è più tornato). Ma del consiglio sul bilancio parleremo più diffusamente in seguito, qui trattiamo il punto su cui c’è stato lo scontro più acceso con l’opposizione nel consiglio comunale del 20 aprile scorso: il Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari anno 2017.

I comuni ogni anno presentano, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione, il Piano delle alienazioni immobiliari, terreni e fabbricati, di proprietà dell’ente messi in vendita allo scopo di incamerare soldi “freschi” con cui rimpinguare casse comunali sempre più in sofferenza, sia in termini di entrate che in termini di spesa.

Su questo Piano, più che sugli altri punti, si è consumato lo scontro politico tra il sindaco e, in modo particolare, il consigliere di Rutigliano Protagonista Oronzo Valentini. Il motivo dello scontro è stato l’aver, il comune, escluso dal Piano un terreno incastonato tra lo stabilimento della Divella e quello dell’archivio industriale (CNI). Una striscia di terra urbanisticamente chiamata “standard”, cioè porzioni di suolo che derivano dalle lottizzazioni edilizie e dai vari piani industriali, commerciali ed artigianali acquisite, per legge, al patrimonio pubblico e dedicate a servizi pubblici, verde e parcheggi. Il passaggio successivo che un comune deve fare per poter effettivamente alienare gli standard in più a sua disposizione è l’emanazione dei relativi bandi attraverso cui qualunque privato può concorrere all’pip-area-alienabile-4acquisto.
Il comune di Rutigliano, in modo particolare per gli standard inseriti nel Piano delle alienazioni, non ha mai emesso bandi. Il perché di questa mancanza, lo ha chiesto all’amministrazione Nicola Giampaolo nel consiglio della settimana scorsa. «C’è un’omissione di atti d’ufficio -ha detto Giampaolo all’indirizzo del sindaco- che pesa sotto il profilo penale e anche sotto il profilo economico perché dobbiamo dare conto alla Corte dei Conti perché il comune di Rutigliano non ha incassato determinate somme».

A questo attacco il sindaco ha risposto  che «le cose non si fanno senza una ragione». Circa l’esclusione dal Piano della alienazioni dello standard a ridosso della Divella «è  vero -ha detto Roberto Romagno- che è una scelta politica ed è stata fatta in  maniera responsabile, ma questa scelta politica, l’eliminazione dal piano delle alienazioni di quell’area, di quello standard, parliamo dell’S2-3, scaturisce dalla necessità di operare preliminarmente, approvare, una variante al vigente PIP di via Adelfia, in modo da poter modificare la destinazione d’uso da standard in area edificabile».

Il sindaco ha riferito che quella scelta l’amministrazione l’aveva programmata  «in  previsione anche della sistemazione da parte del CONSURB delle restanti aree a standard». In diversi incontri tra amministrazione e CONSURB, il consorzio che racchiude tutte le aziende insediate nel PIP e che sovrintende alle opere di urbanizzazione di quell’area industriale, «è emerso -ha riferito ancora il sindaco- che nel PIP di via Adelfia il 10% dell’intera superficie territoriale deve, in ottemperanza a quanto previsto dal DM 1444 del ’68 e successive modifiche e integrazioni, essere destinato a parcheggio. Quindi, la trasformazione urbanistica dell’S2-3 va prevista nell’ambito dell’intera sistemazione urbanistica dell’intero PIP». «Nell’ottica di questa visione globale -ha concluso il sindaco- e della definizione del da farsi col CONSURB e anche della verifica del rispetto di quel famoso 10%, prudenzialmente abbiamo ritenuto al momento di stralciare quell’area in  attesa di definire il tutto con CONSURB e di decidere il da farsi successivamente».

Ai motivi addotti dal sindaco, a giustificazione dell’eliminazione dal Piano di quello standard, ha risposto, come era inevitabile, Oronzo Valentini. «Sindaco -ha detto il consigliere di opposizione- questa è una pezza a colori di quelle mai viste e le spiego il motivo. Primo, ha detto che è stata una scelta politica e non una scelta tecnica, invece da quanto lei ha riferito, parrebbe che, rispetto a questa decisione, ci siano degli aspetti tecnici. Secondo, purtroppo per lei, io questa situazione la conosco molto bene».
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«Ha parlato delle aree da destinare a parcheggio» ha incalzato Valentini aggiungendo che «in tutti i verbali tra il comune e il CONSURB è scritto che è soddisfatta la richiesta del 10% dei parcheggi con gli standard S4 ed S5 per cui ci sono già delle progettazioni definitive proposte dal CONSURB e che giacciono all’ufficio tecnico. Quindi, questa area a standard sicuramente non è interessata dalla previsione a parcheggio». Qui l’esponente di Rutigliano Protagonista ha fatto notare che questo problema è venuto fuori nel 2017, quando la vendita di  quell’area a standard è stata prevista per tre anni consecutivi nel Piano delle alienazioni 2014, 2015 e 2016.

«C’era e c’è ancora un’altra area a standard nella zona commerciale del PIP di via Adelfia -ha argomentato Valentini- che anche lì ha bisogno della variazione urbanistica ed è l’area inserita nella zona commerciale di via Adelfia destinata a standard, per un importo stimato di 214mila euro. Mi chiedo, sindaco, se è vero quello, perché avete lasciato quest’area standard e avete tolto solo quella della zona industriale? Perché?». A questa domanda il sindaco non ha risposto.

In riferimento allo standard escluso dal Piano, la cui vendita farebbe entrare nelle casse comunali 450mila euro, Valentini ha detto una cosa interessante: «Questi soldi sono come un assegno circolare, bastava che il sindaco facesse il sindaco, l’amministrazione, il bando; lì insistono aziende che hanno bisogno di spazi, e l’avrebbero preso in ogni momento: 450mila euro, potevamo fare la chiesetta di San Lorenzo (la cui ristrutturazione è stata esclusa dal Piano delle opere pubbliche, n.d.r.) , qualche altro intervento importante, qualsiasi altra cosa. Invece si decide di rinunciare a quei soldi deliberatamente». Poi l’affondo finale dello stesso consigliere Valentini sempre indirizzato al sindaco, lanciato non prima di aver chiesto quali siano i reali motivi di quell’esclusione: «Lei ha rinunciato a un introito certo per il comune di Rutigliano, a incamerare 450mila euro per il bene del paese».

Nella sua replica il sindaco ha controbattuto alle dure critiche ribadendo, sostanzialmente, le stesse cose dette nel suo primo intervento: «Prima di essere alienata, quell’area necessita di una variazione di destinazione d’uso, quindi di una variante».pip-area-alienabile-1

Ora, Valentini ha smentito il sindaco dicendogli che ha detto cose false, sventolando e leggendo un verbale di una riunione del CONSURB che, in effetti diceva cose diverse dal fatto di recuperare il 10% dello standard da dedicare a parcheggi come da DM 1444/68, necessità che, insieme alla variazione della destinazione d’uso, sarebbe all’origine dell’esclusione. Verbale di un incontro tra amministrazione e CONSURB del 20 giugno 2016, incontro a cui si è riferito lo stesso sindaco in consiglio.

Dalla lettura di quel “verbale di riunione”, in effetti, si evince che il 10% di cui parla il DM 1444/68 è stato già individuato, si tratta di 60.113 mq, “superficie che occorre destinare a parcheggio pubblico” ha evidenziato l’ing. D’Aries in quella riunione. “Per quanto fatto osservare dall’Ing. Erminio D’Aries -si legge ancora nel verbale- l’Amministrazione ritiene, data la dimensione delle uniche due aree “S5” e “S4”, idonee a soddisfare la superficie minima a parcheggio di 60.113 mq, che le stesse siano attrezzate a parcheggio pubblico, considerato che le restanti aree a standard non sarebbero idonee a soddisfare i requisiti minimi del DM 1444/68, anche in base alla tipologia di utenze. Pertanto le restanti aree S1, 'S2-S3' e S7 saranno destinate esclusivamente a Verde Pubblico”.

Quindi, il 10% dedicato a parcheggio pubblico sarebbe già stato individuato in due grandi standard, il resto degli standard, tra cui c’è l’area esclusa dal piano delle alienazioni, non è idoneo, non  soddisfa “i requisiti minimi” indicati nel DM, per la “tipologia di utenze”, cioè prevalentemente TIR e autoarticolati che hanno bisogno di ampi spazi di manovra. Tra l’altro, abbiamo saputo, che parte di quell’area -S2 oS3, non si è capito bene in consiglio- è già di proprietà della Divella, ne sono rimasti liberi solo 7.664 mq distribuiti su una striscia lunga e stretta.

Dall’intervento di Oronzo Valentini («lì insistono aziende che hanno bisogno di spazi, e l’avrebbero preso in ogni momento») si capisce che, se il comune avesse bandito l’alienazione nei tre anni passati, la Divella sarebbe stata una delle acquirenti “naturali” di quell’area.

Giovedì scorso siamo stati all’ufficio tecnico comunale per chiedere ulteriori informazioni su questa vicenda, qui abbiamo saputo che il CONSURB ha presentato -a gennaio scorso- un progetto di parcheggio pubblico sulle due aree ritenute sufficienti a soddisfare il 10% di standard della superficie totale del PIP. Il problema, ci è stato riferito, è che questo progetto prevede anche tanto verde che sottrae area destinata a parcheggio. Il parcheggio pubblico progettato potrebbe non bastare a soddisfare le specifiche indicazioni del DM 1444/68 circa la destinazione di quel 10%, il problema -dunque- sembrerebbe non essere, come ha riferito il sindaco in consiglio, la variazione della destinazione d’uso che potrebbe essere fatta in qualsiasi momento.pip-area-alienabile-3

Il problema -per l'ufficio tecnico- è che, avendo il progetto previsto aree a verde sottraendo area ai parcheggi, potrebbe volerci altro standard per compensare tutta quella sottrazione. Ma le altre aree standard lasciate fuori da quel 10% non “sarebbero idonee”, non avrebbero “i requisiti minimi” per essere destinate a parcheggio, così è scritto nel verbale di riunione del CONSURB del 20 giugno 2016 prima citato.

Tra l’altro nel verbale si legge, ancora, che in quella riunione è stata “esibita una ipotesi di sistemazione dello standard ‘S5’ da parte del CONSURB, che viene allegata al presente verbale, sulla quale l’Amministrazione è in linea di massima d’accordo”. Ci chiediamo, se il progetto allegato a quel verbale è lo stesso presentato al comune a gennaio scorso, per quale motivo l’amministrazione non ha eccepito allora l’eccessiva presenza del verde rispetto al parcheggio?

Anche perché è stato lo stesso ing. D’Aries, sempre in quella riunione, ad evidenziare, “in base a quanto previsto dal DM 1444/68 e art. 35 delle vigenti NTA del PRG, che occorre destinare a parcheggio la superficie non inferiore a mq  60.118 anche al fine di non rendere illegittimo l’intero PIP”. Quel 10%, dunque, dovrebbe essere destinato esclusivamente a parcheggio.

Ma cosa dice, in realtà, la norma nazionale, il DM 1444/68 citato anche dal sindaco in consiglio comunale in riferimento a quel 10%? “Nei nuovi insediamenti di carattere industriale o ad essi assimilabili compresi nelle zone D) la superficie da destinare a spazi pubblici o destinata ad attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi (escluse le sedi viarie) non può essere inferiore al 10% dell'intera superficie destinata a tali insediamenti”, così recita il comma 1 dell’art. 5 del DM in questione. Ci sembra di capire che la norma non dica, in modo perentorio, che quel 10% debba essere tutto dedicato a parcheggio pubblico. Quel 10% può essere destinato a parcheggio, ma anche a verde pubblico.

Ci sarebbe ora da capire se, di fronte a una norma che lascia spazio ad almeno altri tre tipi di destinazione d’uso di quel 10%, il progetto presentato dal CONSURB, che prevede parcheggio e verde, possa andare bene. Altrimenti non si capirebbe come sia venuto, ai progettisti del CONSURB, di prevedere tanto verde a scapito delle aree a parcheggio sapendo dell’esistenza del comma 1 dell’art. 5 del DM 1444/68.

Riteniamo che questa valutazione andava fatta prima di escludere quello standard dal Piano delle alienazioni, anche perché quello standard è stato inserito per tre anni in quel Piano e perché quello stesso Piano ne prevede il cambio di destinazione d’uso da standard (verde o parcheggio) ad area edificabile, quindi alienabile previo “controllo di compatibilità regionale”.

C’è un altro motivo per cui questa valutazione si impone: evitare di dare l’impressione che si voglia fare un dispetto alla Divella, evitare un probabile, ennesimo, scontro, o contenzioso, con una delle più grandi industrie alimentari nazionali.

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