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Referendum, confronto pubblico fra esponenti locali delle due posizioni

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di Teresa Gallone

Rutigliano. Giovedì 1 dicembre scorso si è tenuto nei pressi della sala consiliare municipale un incontro di confronto sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Hanno dialogato quattro esponenti locali di ambo le parti, Francesco Tarulli e Annarita Defilippis esponenti del comitato “Basta un SÌ”, Vito Gassi del comitato “Questa volta NO!” e Piero Scarnera del Comitato “Per il NO”. Ha moderato l’incontro Gianni Nicastro.

Il confronto ha dato la possibilità agli esponenti delle parti di poter esprimere le proprie posizioni in modo equo e ordinato, dagli interventi di apertura alle conclusioni. A ciascuna parte sono stati concessi 15 minuti per le esposizioni iniziali, 5 minuti di risposta alle domande del moderatore, 2 minuti di risposta a possibili quesiti del pubblico e 5 minuti di appello finale.
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Francesco Tarulli ha aperto il dialogo definendo la riforma in questione come “importante ed essenziale” e la campagna elettorale relativa come “dura nei contenuti e nelle valutazioni da ambo le parti”. Tarulli ha sottolineato proprio la campagna elettorale non sia riuscita ad arrivare e a trasmettere il punto cardine della riforma la cui necessità è stata avvertita dal 2013, anno di impasse del governo Bersani impossibilitato ad avere la maggioranza a causa della legge elettorale.

È stato messo in luce che il governo Renzi abbia cominciato a lavorare alla riforma cercando di coinvolgere tutte le forze politiche in campo per abolire il bicameralismo paritario, peculiarità solo italiana. Francesco Tarulli ha concluso il suo intervento sostenendo che la riforma costituzionale sia necessaria alla stabilità in un periodo di crisi dei partiti politici e che garantirebbe la corretta legiferazione in tempi accettabili.

Ha preso la parola Annarita Defilippis (sostituta in dibattito di Mimma Altieri) che ha posto l’accento sulla questione del bicameralismo differenziato proposto dalla riforma. Questo sistema, a suo parere, darebbe stabilità e semplificherebbe poteri decisionali e iter legislativi. Defilippis ha fatto presente che il Senato della Repubblica non sarebbe una copia di quello già esistente ma andrebbe a rappresentare le istanze regionali con un numero ridotto di senatori (da 315 a 100) retribuiti con le indennità di consiglieri regionali.confronto-referendum-rutonline-3

Vito Gassi ha aperto le esposizioni della parte pro No ribadendo il rischio che potrebbe derivare da una possibile vittoria del Sì al referendum. Gassi ha argomentato sostenendo la fallacia del cambiamento sostenuto dalla pars avversaria dato che l’organo del Senato, così come modificato dalla riforma, andrebbe a creare immobilismo e sarebbe svincolato dal governo. Ha poi proseguito affermando che la parte a favore del No sarebbe favorevole a un concreto mutamento e che infatti avrebbe proposto l’abolizione totale del Senato della Repubblica, proposta rifiutata categoricamente. Ha concluso invitando i cittadini a una riflessione attenta sul quesito referendario, a suo parere tecnicamente inutile ai fini di una riforma concreta.

È intervenuto successivamente Piero Scarnera, favorevole a una possibile riforma della costituzione, contrario a quella in questione per l’efficacia non effettiva dei cambiamenti proposti. Scarnera ha fatto poi presente che la Costituzione non sarebbe il vero problema da affrontare in Italia e che si andrebbe ad intervenire sulla Carta per un risparmio che, secondo fonti, sarebbe irrisorio se confrontato al bilancio dello stato. Ha specificato a questo proposito che ufficialmente si parli di 500 milioni di risparmio derivanti dalla modifica del Senato ma che concretamente se ne risparmierebbero 50. Ha concluso il suo intervento definendo il testo dell’articolo 70 lacunoso, pieno di interrogativi irrisolti sull’elezione dei senatori e sul possibile mancato accordo fra i due presidenti delle Camere in caso di dubbio sulla competenza bicamerale.

Il moderatore Nicastro ha poi posto una domanda a ciascuna delle parti in causa. Alla parte pro Sì è stato chiesto se si considerasse opportuno che il governo attuale abbia intrapreso l’iniziativa di riforma costituzionale, soprattutto dopo la Sentenza n. 1 del 2014 della Corte Costituzionale, sentenza che aveva dichiarato l’incostituzionalità del Porcellum e dopo la scelta di Matteo Renzi fra i non eletti al Parlamento.

La parte pro Sì ha replicato che la Sentenza n. 1 del 2014 aveva comunque concesso al Parlamento attuale la possibilità di legiferare in nome della continuità di stato, per evitare un blocco legislativo e dell’attività statale. L’attuale Governo sarebbe nato sulla scia di un’impasse che ha fomentato il bisogno di cambiamenti e dunque sarebbe pronto ad attuare le necessarie riforme.
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Alla parte pro No è stato chiesto cosa della II parte della Costituzione vada mantenuta e cosa si debba replicare a chi, della parte avversa, accusa la loro compagine di conservatorismo e posizione contraria alla semplificazione e all’ammodernamento.
La parte pro No ha replicato che il cambiamento è l’effettivo motore della loro posizione, a patto che sia effettivo e concreto. L’accusa di conservatorismo sarebbe infondata proprio perché da questa parte è partita la proposta dell’abolizione totale del Senato della Repubblica che andrebbe effettivamente a semplificare e a snellire i costi. La riforma della II parte della Costituzione dovrebbe essere attuata secondo modelli migliori di quelli proposti dall’attuale riforma in questione.

A proposito dell’abolizione del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) le due parti hanno espresso la loro posizione durante il dibattito con il pubblico, desideroso di approfondire la questione. La parte pro Sì ha affermato che il CNEL fu inserito in Costituzione come organo di consulto e di iniziativa legislativa limitatamente alla materia di lavoro ed economia ma che, nei primi 50 anni dalla sua fondazione, abbia avanzato solo 14 proposte di legge, nessuna delle quali è stata approvata dal Parlamento. La parte pro No ha ribattuto sostenendo che il CNEL non abbia mai avuto gli strumenti per lavorare bene su temi “caldi” all’epoca della redazione della Costituzione e oggi, quali l’economia e il lavoro. La sua abolizione, secondo la parte pro No, non andrebbe a costituire un effettivo risparmio e ammodernamento.

Molte sono state le richieste di approfondimento e i quesiti dei presenti, numerosi e di svariate fasce d’età. Il pubblico ha posto il maggior numero di domande agli esponenti della parte pro Sì a proposito del voto a data certa e dell’effettiva riduzione delle tempistiche degli iter legislativi, della clausola di supremazia e della tutela della democrazia in caso di vittoria. Altri hanno interrogato la parte pro No a proposito dell’articolo 70 e del motivo della definizione di complessità dato a questo.

La richiesta di domande è sfociata in un vero e proprio dialogo accalorato fra vari membri del pubblico e relatori. Il dibattito ha occupato gran parte del confronto, ben oltre il tempo previsto dal moderatore e ha visto una comunità fervidamente presa dal tema in questione. Questo sentito coinvolgimento degli astanti ha sfatato la convinzione che vorrebbe una cittadinanza passiva, confusa dalla retorica della campagna elettorale, disinteressata e priva di spirito critico. I cittadini di Rutigliano hanno dimostrato ampiamente interesse, prontezza e apertura al dialogo, conoscenza del tema in questione e desiderio di approfondimento.

Il confronto si è concluso con l’appello finale delle due parti in causa. La conclusione del dibattito ha visto i membri delle parti contrapposte concordi sulla necessità del voto consapevole, critico e personale, svincolato dalla retorica delle campagne elettorali. È stata ribadita la necessità di un’analisi attenta del testo della riforma e di un conseguente voto espresso con cognizione di causa.


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