Consiglio, maggioranza senza numeri soccorsa da Michele Martire
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- Pubblicato Martedì, 15 Novembre 2016 01:44
- Scritto da Gianni Nicastro
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di Gianni Nicastro
Sembra il consigliere di riserva di una maggioranza che fa fatica ad essere tale. Una maggioranza che ieri sera non aveva i numeri per garantire il numero legale. Presenti sette consiglieri su dieci: Vincenzo Damato, Dominga Lepore, Rosa Romito, Vanni Pavone, Tonino Troiani, Stephi Simone e Michele Maggiorano. Assenti Donatella Lamparelli, Nico Saffi e Franco Delliturri.
Il consiglio comunale è cominciato con otto presenze di maggioranza compreso il sindaco. Dell’opposizione presenti Michele Martire, Oronzo Valentini, Minguccio Altieri, Antonella Berardi, Giuseppe Valenzano; assente Nicola Giampaolo.
Il primo a prendere la parola è stato Oronzo Valentini, ha, ovviamente, fatto notare che di fronte a un provvedimento politicamente e amministrativamente importante come il DUP, il sindaco non ha la maggioranza. L’opposizione, quindi, è uscita dall’aula non prima di aver chiesto al segretario comunale la verifica del numero legale. A questo punto il colpo di scena: tutta l’opposizione ha abbandonato l’aula tranne Michele Martire. Impassibile il consigliere del NCD è rimasto inchiodato alla sedia. Il segretario ha contato... et voilà, nove presenti: sette consiglieri di maggioranza, il sindaco e Michele Martire. «La seduta è valida».
Valentini si è riaffacciato in aula contestando al presidente del consiglio l’aver contato anche il sindaco mentre avrebbe dovuto -sempre secondo Valentini- contare solo i consiglieri, il che avrebbe significato mancanza di numero legale. Ne è nata una discussione tra i due placata solo dalla conferma del segretario comunale circa la validità del numero legale. Il consiglio è cominciato e i quattro consiglieri di opposizione sono rientrati. «La maggioranza per esistere ha bisogno di Michele Martire, oggi esiste una nuova maggioranza» ha tuonato Oronzo Valentini. «Un altro atto di una crisi politica e amministrativa cominciata da circa un anno e mezzo», ha incalzato Minguccio Altieri.
«Voglio dire a tutti coloro che sono assenti in quest’aula: si devono dimettere se non vogliono fare attività politica per il bene del paese», ha redarguito Vincenzo Damato. «Chi non è presente in aula evidentemente ha dei problemi che oggi non andiamo ad...» ha detto Maggiorano dal suo scranno. «Può darsi -ha aggiunto- che hanno le giuste motivazioni, anche per altri motivi, quindi, non sono presenti. E’ chiaro che ognuno è libero di fare quello che vuole, ci mancherebbe altro».
«Io non entro nel merito di alcune assenze -ha precisato il sindaco nel suo intervento- perché avranno avuto i loro buoni motivi. Ci saranno alcune motivazioni, non entro nel merito, non tocca a me leggere nella mente degli altri perché, nel momento in cui mi saranno notificati eventuali ragioni, o motivi, per cui alcune presenze non si registrano in consiglio comunale, a quel punto dovrò prendere atto delle ragioni e delle motivazioni. Potrebbero essere assenze dettate da situazioni o esigenze di carattere personale e, quindi, io in questo momento non mi sento di dover dire o riconoscere qualcosa del quale, mi dispiace deludervi, non ne ho ancora notizie in tal senso».
Insomma, quando si parla di crisi il sindaco dice la stessa cosa che va dicendo da mesi, che non ha notizie “in tal senso”, lo ha detto anche ieri sera di fronte all’assenza di tre consiglieri di maggioranza, due dei quali cosiddetti “colamussiani”, e di fronte alla chiara difficoltà di tenere il consiglio comunale. Se non fosse stato per Michele Martire il consiglio si sarebbe sciolto per mancanza di numero legale. Se questa situazione non è crisi, davvero non si capisce cosa sia. Anche perché, il passo successivo a una simile situazione è lo scioglimento del consiglio comunale per dimissioni del sindaco, per dimissione della maggioranza dei consiglieri o per approvazione di una mozione di sfiducia. Romagno oggi è nell’anticamera di una di queste tre situazioni, ma potrebbe rimanere lì dov’è e galleggiare con il giubbotto di salvataggio griffato “Martire” per altri due anni e mezzo.
Martire, appunto. Nel suo intervento ha ribadito la giustezza del suo atteggiamento, cioè aver garantito il numero legale. «Il mandato che abbiamo avuto dagli elettori non è quello di mandare a casa un’amministrazione, ma è quello di far amministrare, di portare delle proposte...». Insomma, per Martire i ruoli non esistono, non esiste maggioranza e minoranza, tanto meno esiste l’opposizione. Esistono solo gli eletti in consiglio comunale punto. Ha votato contro il DUP certo, ma prima ha garantito il numero legale grazie al quale la maggioranza ha potuto votarsi il documento unico di programmazione. È come se avesse votato a favore. Il trucchetto ha funzionato.
Non ce l’abbia con lui il resto dell’opposizione, perché lui, Martire, è uno da giunta, uno che da quando è in consiglio comunale è sempre stato in maggioranza e in amministrazione, l’opposizione proprio non la digerisce ed è probabile che sia lui oggi ad avercela -e anche molto- con chi lo ha fatto finire tra gli scranni della minoranza. Il commissario proprio non lo vuole, lo ha detto ieri sera, per questo è benevolo con l’amministrazione Romagno e non la farà mai cadere. Certo, assumere un atteggiamento del genere nel momento in cui un sindaco ha seri problemi con la maggioranza, qualche sospetto lo suscita.
Ora, ieri si sono capite parecchie cose. I “colamussiani” da tre si sono ridotti a due, Rosa Romito ieri ha esortato Romagno ad andare avanti; le frequenti assenze di Donatella Lamparelli e Nico Saffi da ieri hanno assunto un significato ancora più politico; il consigliere Martire ha cominciato le sue prove tecniche di avvicinamento all’emiciclo della sala consiliare opposto a quello in cui lo hanno allocato gli elettori il 25 maggio 2014.
Sapremo bene come andrà a finire questa storia quando il sindaco «farà», come ha detto ieri in consiglio, i due assessori mancanti. Prima o poi succederà, e se uno dei due assessori non sarà rappresentativo del MAR, questo certificherà in via definitiva la cacciata di Franco Delliturri all’opposizione.
A questo punto la ricomposizione con i colamussiani potrebbe non essere scontata, potrebbe farsi difficile perché, è risaputo, quest’area tiene fortemente al rapporto politico con Delliturri e la sua lista civica da 700 voti e oltre. Ecco che qui, uno che teme il commissario come l’uomo nero, potrebbe diventare una risorsa per la Romagno2. Da riserva a risorsa, da minoranza a maggioranza, da consigliere ad assessore o presidente del consiglio. L’evoluzione della specie.