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Il Consuntivo 2015 e gli appunti critici dei revisori dei conti

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consunt 2015


di Gianni Nicastro

Dopo il consuntivo 2015, approvato in consiglio comunale il 24 maggio scorso con i voti favorevoli della maggioranza, l’astensione del consigliere Michele Martire e i voti contrari del resto dell’opposizione, è toccato al bilancio di previsione 2016, portato in consiglio tre giorni dopo. Ma del bilancio parleremo in un altro articolo, qui riferiamo in modo particolare del consuntivo.

Del consiglio in sé c’è poco da dire rispetto all’andazzo a cui siamo ormai abituati: piccole scaramucce tra maggioranza e opposizione, e tra questa e l’amministrazione, scarso spessore politico degli interventi della maggioranza pronta a rintuzzare sull’ultima parola detta dall’opposizione, a parlare solo dell’ultimo cantiere stradale, delle notti bianche, delle sagre, delle polpette e dei cavatelli, dell’immancabile museo dei fischietti e di quanto siano buoni e bravi il sindaco e il suo assessore al turismo. Insomma, più che una maggioranza, una tifoseria da “curva sud”, mancano solo le trombette, le bandierine e la ola.

Dall’altro capo abbiamo una opposizione che potrebbe fare molto di più, a maggior ragione di fronte a una maggioranza e un’amministrazione fatte di brave persone, certo, ma non brillanti -diciamo così- in quanto a capacità politiche e amministrative.
consunt 2015-2
Non una cronaca puntuale di questo consiglio, dunque. Ci limitiamo a notare che la discussione sul consuntivo è stata piuttosto animata, soprattutto verso la fine con l’alterco tra Oronzo Valentini e il sindaco. Un “film” uguale a tutti gli altri dello stesso tipo visti in questi due anni di amministrazione Romagno2.

La pallosa lettura
Poi, i soliti quattro minuti di scarna e pallosa lettura, da parte dell’assessora al ramo, di una relazione che, generalmente, dice tutto e non dice nulla, fatta di soli conticini. Insomma, il report di un mediocre ragioniere -tra l’altro letto male- piuttosto che una relazione politica sui risultati della gestione 2015 delle finanze comunali. Senza un minimo accenno, sia da parte dell’assessora al bilancio, che da parte dello stesso sindaco, a un parere del collegio dei revisori certo favorevole, ma dato in una relazione disseminata, qua e là, di passaggi critici. Eccone alcuni.

Revisori favoreli, ma critici
Rispetto al recupero dell’evasione tributaria i revisori osservano “che l’Ente deve attivare procedure atte a migliorare la percentuale di riscossione rispetto all’accertato”. E hanno ragione, perché su un’evasione accertata ICI/IMU-Tosap di 823mila euro (lievemente maggiore di quello che si prevedeva), la riscossione è di soli 214mila euro, il 26%. Dunque, bravi gli uffici comunali ad accertare l’evasione, più che scarsa l’amministrazione a recuperarne le risorse.

L’altra critica dei revisori è sui proventi dei beni del comune, i canoni di locazione di locali e terreni. A proposito i revisori osservano “la lenta riscossione dei canoni accertati per i quali si potrebbe valutare l’opportunità di attivare azioni legali”. Anche qui, bravo l’ufficio di ragioneria del comune ad accertare, più che scarso l’esecutivo a riscuotere il dovuto.
consunt 2015-1
L’altra osservazione interessante che l’organo revisore fa è sugli incentivi ai dipendenti comunali, che si traducono in maggiori emolumenti in busta paga, questione sollevata da Minguccio Altieri in consiglio. Sono previsti dalla contrattazione integrativa e sono, quindi, legittimi, ma i tre revisori chiedono all’amministrazione “che gli obiettivi siano definiti prima dell’esercizio ed in coerenza con quelli del bilancio”, non solo. “Il loro conseguimento -continuano- costituisca condizione per l’erogazione degli incentivi”.

Non è chiaro il motivo per cui i revisori abbiano fatto una richiesta del genere, forse si sono imbattuti su casi in cui gli incentivi siano stati dati a prescindere dalla definizione degli obiettivi e dalla loro verifica. Sarebbe stato interessante che l’assessora al ramo delucidasse in merito, ma nella relazione evidentemente non era scritto nulla (due cose dette, così, a braccio, manco a pagarle...).

L’altro appunto mosso dall’organo di controllo riguarda i residui passivi. Nella relazione si legge, infatti: “Il riconoscimento formale dell’assoluta insussistenza dei debiti non è stato adeguatamente motivato”. Questo, come tutti gli altri appunti critici fatti dal collegio dei revisori, non è stato chiarito da nessuno in consiglio comunale, tanto meno dall’assessora o dal sindaco; è probabile che i revisori si riferiscano alla eliminazione, da parte dell’assessorato al bilancio, o dell’ufficio di ragioneria, di alcuni debiti (residui passivi) senza averne dato pienamente conto, fino al punto che non risulta chiaro se la eliminazione “sussista” o no.

Il tesoro di entrate che non entra
E’, comunque, proprio sui residui attivi e passivi, cioè sulle entrate non riscosse e sui debiti non pagati, che c’è stato lo scontro più acceso in consiglio comunale, soprattutto tra il consigliere di opposizione Oronzo Valentini e il sindaco. I revisori riportano nella loro relazione una tabella analitica dell’anzianità di questi residui, che va da prima del 2011 al 2015. Le cifre sono impressionanti: al 31 dicembre 2015 il comune di Rutigliano ha un credito complessivo da esigere di 11,6 milioni di euro, 6,6 milioni (56,8%) dei quali derivano dal primo titolo delle entrate, quello relativo ai i tributi. Solo nel 2015 si hanno 2,4 milioni di tributi e tasse comunali non riscossi.

Se il comune potesse mettere le mani su questo “tesoro”, complessivamente considerato, il bilancio sarebbe di oltre 50milioni di euro, non di 35milioni. Se si incamerasse questo tesoro l'amministrazine potrebbe abbassare -anche in modo consistente- le aliquote dei tributi, le tasse e le tariffe dei servizi a domanda individuale, avrebbe la possibilità di fare chissà quante altre cose. Per contro, e per lo stesso arco di tempo, ci sono i residui passivi che ammontano a 6,5 milioni di euro.

L'assessore al bilancio non serve
I residui sono, dunque, le entrate non riscosse e le spese non pagate che derivano dalla ordinaria amministrazione finanziaria di un comune, individuarli, catalogarli e riportarli nel consuntivo è una operazione meramente tecnica che svolge l’ufficio e il responsabile preposto. Se le cose si fermano qui, tutto è ridotto a un mero esercizio contabile e un’amministrazione potrebbe anche non avere l’assessore al bilancio perché, fino qui, di politico e di contenuti programmatici non c’è nulla.

Cosa dà un senso alla presenza di un sindaco e di una giunta comunale è la traduzione in scelte, indirizzi politici e provvedimenti amministrativi di quei conti, di consuntivo e bilancio.

Di scelte, indirizzi e strategie per incamerare tutte le entrate residue, o una parte, per onorare tutte le spese residue, o una parte, non se ne è saputo nulla in consiglio comunale. E chi avrebbe dovuto dar conto alla città, oltre che agli eletti, di una strategia politica in merito è chi governa, è l’assessore al bilancio in primis, poi il sindaco, appresso la maggioranza.

Ma l’assessore legge il compitino, poi rigorosamente tace, il sindaco non c’entra mai nulla (è tutta colpa di Valentini e del governo che cambia le norme), la maggioranza fa il tifo.



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