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La variante urbanistica come l’art. 13 del PIP, infilata all’ultimo momento

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variante-agricolo-consiglio

di Gianni Nicastro

Ormai è un modus operandi della Romagno2 quello di infilare all’ultimo momento, 24 ore prima, nuovi punti all’ordine del giorno di un consiglio comunale. E’ successo a dicembre 2015 con il superamento dell’art. 13 delle norme tecniche del PIP, è successo ieri mattina con la variante urbanistica che cementifica l’intero agro di Rutigliano.

Ieri mattina nella 2ª commissione consiliare, Franco Delliturri ha insistito perché si mettesse questa variante all’ordine del giorno del consiglio che si terrà oggi pomeriggio alla 17:00. “I consiglieri Lepore e Troiani condividono quanto espresso dal consigliere Delliturri”, si legge nel verbale della seduta di ieri.

Dunque, si è ricostituito il trio di consiglieri di maggioranza che ad agosto del 2015 chiese la verifica amministrativa per la “sordità” del sindaco e della sua giunta ad accogliere i loro inviti ad incontrarsi preventivamente per conoscere “l’azione amministrativa”. Più di un anno di “verifica”, o meglio, di pantomima della verifica, durante il quale il trio si è sciolto come neve al sole per ricostituirsi oggi su una discutibilissima variante urbanistica, che stravolge il PRG in una delle sue parti più interessanti, la tutela delle zone agricole dalla speculazione edilizia.

Dunque oggi l’amministrazione ci sente bene, non è più sorda alle richiesta del sodalizio verificatore il cui capo indiscusso è Delliturri. Si è piegata ai diktat del leader del MAR anche contro una certa resistenza dello stesso presidente della commissione Stephi Simone e della consigliera Rosa Romito che hanno ritenuto fosse necessario convocare un’altra commissione per un approfondimento.

La consigliera del PD Antonella Berardi, a nome del suo partito, ha chiesto che si organizzasse “un incontro pubblico per spiegare la variante al PRG”, ma Delliturri aveva già decretato la linea: “Inserire il presente punto all’o.d.g. nel prossimo consiglio”. E così è stato, con il presidente del consiglio Michele Maggiorano che, ricevuto l’ordine da Delliturri, sull’attenti, dopo la commissione, ha inviato una lettera ai consiglieri comunali con la quale li avvisa che è stato infilato, in aggiunta all’ordine del giorno già abbondantemente definito, il punto sulla variante urbanistica in questione. Senza, tra l'altro, giustificare i motivi di urgenza sulla base dei quali soltanto, per regolamento del consiglio, si possono aggiungere all'ultimo momento punti in discussione.

«La decisione del Consiglio comunale è stata poi assunta mediante una convocazione di urgenza effettuata via p.e.c. con mail inviata in data 14.12.2015, ore 11:35 per una seduta fissata alle ore 16:30 del giorno dopo, in assenza di qualunque formale giustificazione dei motivi “impellenti ed improrogabili” che, in base all’art. 44, co. 8 e 9, del regolamento comunale sul funzionamento del Consiglio sarebbero stati necessari per una simile tipologia di emergenziale convocazione», questo hanno scritto i giudici del TAR nella sentenza che a febbraio scorso ha pesantemente censurato l'amministrazione comunale sulla vicenda art. 13 del PIP.

E l’approfondimento sulla base del quale il sindaco aveva ritirato la variante nello scorso consiglio comunale? Gli incontri con la cittadinanza? Ovviamente ha scherzato, come tutti loro hanno scherzato e preso per i fondelli i cittadini durante la campagne elettorale scorsa impegnandosi a fare i consigli comunali aperti di verifica dell’azione amministrativa.

Questa della variante urbanistica delle zone agricole sarebbe stata l’occasione migliore per inaugurare -sia pure in ritardo- il confronto con i cittadini in un consiglio comunale aperto a tutti. No, certe cose è meglio farsele da soli, approvarsele a colpi di maggioranza, fedele, mansueta, sempre pronta ad alzare la manina fino a toccare le luci della sala consiliare.

Insomma, si è persa l’ennesima occasione per dare un segnale di cambiamento, per dimostrare ai cittadini che quando si parla di edilizia e di urbanistica lo si può fare alla luce del sole, non  temendo il confronto con la città. Anche perché, il consiglio comunale spesso non è il luogo in cui si garantisce, in assoluto, la trasparenza e la liceità degli atti amministrativi, come la vicenda sull’art. 13 del PIP ha abbondantemente dimostrato.

Foto in slide presa da www.coffeenews.it

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