Niente quorum, fallisce il referendum
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- Pubblicato Lunedì, 18 Aprile 2016 01:38
- Scritto da La redazione
Il referendum “NoTriv” non passa. A livello nazionale, e alle ore 00,35 di lunedì 18 marzo, il dato dei votanti è del 32,15% (8011 comuni su 9377). Vince, ovviamente, il Sì con il 78,70%; il No -comunque- ottiene un inaspettato 21,30%. I dati sono ancora in movimento, ma, alla fine, non dovrebbero discostarsi più di tanto.
La Puglia è la seconda regione con la più alta percentuale di votanti, 41,64 %. Solo la Basilicata regala il quorum ai promotori del referendum con un 50,32% di votanti. Matera è la città capoluogo con la più alta percentuale di elettori che si sono recati alle urne, 52,69%; Bari si attesta al 40,82%.
A Rutigliano i risultati sono alquanto dignitosi, ha votato il 43,13% degli elettori, stravince il Sì ovviamente, con il 95,26%, i no si attestano al 4,74%. Polignano a Mare ha uno spettacolare (considerato il trend nazionale) 55,21% di votanti, forse è il comune con la più alta percentuale di voto a livello nazionale; segue monopoli con il 52,54%. Molfetta, nonostante sia una città di mare, è il comune dell’ex provincia di Bari con la percentuale più bassa di votanti, 32,35%. Rispetto ai comuni del circondario, ha fatto meglio di Rutigliano solo Conversano con il 48,34; Mola di Bari si ferma al 36,94 (il dato più basso), Turi al 37,42, Casamassima al 39,64, Noicattaro al 38,69%.
Insomma, ha vinto Matteo Renzi che le trivelle nel mare le voleva prima, da oggi le vorrà ancora di più. Già è arrogante di suo, il timore è che la sconfitta del referendum lo pompi -di petrolio- ancora di più.
Le conseguenze di questa sconfitta possono essere devastanti, i promotori del referendum dovevano valutare, pesare bene, l’opportunità di tenere una consultazione elettorale di questo tipo dopo che il governo ne aveva depotenziato i quesiti. La posta in gioco, in caso di sconfitta, era troppo alta rispetto ai benefici di una eventuale (remota) vittoria del Sì, vittoria che non avrebbe cambiato nulla nell’immediato, solo alla scadenza delle autorizzazioni già concesse ai petrolieri.
Se si voleva porre all’attenzione del dibattito nazionale scelte energetiche più sostenibili e rispettose dell’ambiente, a cominciare dal risparmio dell’energia e dall’efficienza delle rete di distribuzione, si potevano percorrere altre strade. Quella del referendum, decisamente, non è stata la migliore: non ha prodotto il risultato sperato e ha inflazionato ancora di più un importante strumento di democrazia diretta.