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Solidarietà al PM Di Matteo, la regione approvi l'odg

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antonio-di-matteo-pm

 

Gentile Redazione,
con preghiera di pubblicazione, inoltriamo in allegato il nostro comunicato stampa relativo alla richiesta protocollata all'ente regionale pugliese per un odg di solidarietà al pm Di Matteo, gli uomini delle scorte e tutti coloro che s'impegnano contro le mafie. Sperando in vostro riscontro, cordialmente salutiamo
Movimento delle Agende Rosse - Prov. di Bari



ODG SOLIDARIETA’ DI MATTEO,
DA CHE PARTE SI SCHIERERA’ IL PARLAMENTO PUGLIESE?


Venerdì 2 ottobre, Agende Rosse della Prov. di Bari e Associazione antimafie Rita Atria-Presidio di Bari, abbiamo protocollato un urgentissima richiesta di Odg al Consiglio regionale pugliese, in merito alla solidarietà al pm Antonino Di Matteo, gli uomini delle sua scorta e magistrati antimafia, ritenendo debole la sottoscrizione dei capigruppo approvata nella seduta del 29 Settembre.

In quest’ultima non sono state discusse le nostre proposte di vicinanza al pm della trattativa, ma soprattutto non si è dato il giusto peso d’urgenza ad una situazione, a nostro parere gravissima e analoga, se non peggiore all’atmosfera stragista dell’92.

Chiediamo quindi, a tutti i parlamentari di via Capruzzi, di esprimere un voto favorevole di solidarietà al pm Di Matteo attraverso azioni concrete e di lotta alla mafia, come affissione di uno striscione sul balcone dell’edificio consiliare; missiva istituzionale da rendere pubblica e indirizzata allo stesso Di Matteo, al Csm, al Presidenza del Consiglio, al Presidente della Repubblica e al Ministro dell’interno; massima diffusione mediatica dei pericoli di morte riscontrati dal pm, mediante attinente banner ipertestuale sulla home page istituzionale della Regione Puglia ed i vari canali divulgativi dell’ente; partecipazione istituzionale alla manifestazione nazionale di solidarietà al pm Di Matteo in programma a Roma il 14 novembre 2015.

Consideriamo non solo opportuna, ma necessaria una chiara posizione della Regione Puglia a questo Odg, affinchè la vicinanza non si fermi alle sole parole ma si traduca in gesti concreti contro le mafie, manifestando anche un invito ai vertici nazionali che tutt’oggi, per ignote ragioni, non nominano mai il nome di Di Matteo.
Antonino Di Matteo è il pm che indaga nel processo sulla trattativa che lo Stato ha condotto con la mafia e che se troverà una fine senza prescrizione, antonio-di-matteo-pm-1potrebbe cambiare la storia del belpaese.

Come molti magistrati e tutte le forze che lottano contro il crimine organizzato ha spesso ricevuto minacce di morte, ma dal 2012 dopo le pluri condanne a morte di Totò Riina, è divenuto l’uomo più a rischio vita d’Italia.
Il capo dei capi di cosa nostra, infatti, intercettato dal carcere di Opera nelle ore d’aria con il boss della SCU Alberto Lorusso, ha più volte ordinato l’esecuzione stragista contro il pm ( “Io dissi che lo faccio finire peggio del giudice Falcone”).

Inoltre, dalle testimonianze dell’ex boss dell’acquasanta Vito Galatolo sarebbero emersi una serie di piani finalizzati all’uccisione del PM Antonino Di Matteo e ordinati dal reggente di “cosa nostra” Matteo Messina Denaro che in un pizzino avrebbe motivato le ragioni con , “perché mi hanno detto che si è spinto troppo oltre". Lo stesso, poi confermato anche dai poi dai pentiti Antonino Zarcone, Carmelo D'Amico e, nell’ultima settimana, da Francesco Chiarello, afferma di aver personalmente impegnato la quota di 360 mila euro per l’acquisto di 200 kg di tritolo, probabilmente custoditi nel palermitano in nascondiglio sicuro dal boss latitante Vincenzo Graziano.

Galatolo, ha anche rivelato che Matteo Messina Denaro avrebbe messo a disposizione un artificiere: “Avevamo l’ordine che non dovevamo presentarci con questa persona e questo ci stupiva: capimmo che era esterna a Cosa nostra e che poteva essere qualcuno dello Stato che era interessato a fare questa strage. Serviva a far capire a tutti che la mafia era ancora viva”.
Infine, durante una recente presentazione del suo libro, un commosso DI Matteo, ha detto di avere “una brutta sensazione”, ma adesso non vuole approfondire quell’espressione.

Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, assassinato nella strage di via D’ Amelio, ci invita ad essere “la scorta civica dei magistrati vivi”, mentre Giovanni Falcone diceva che “si muore quando si viene lasciati soli”. Abbiamo quindi il dovere civico e morale di generare rete protettiva attorno un uomo che sta rischiando la sua vita per rendere un futuro migliore a noi e i nostri posteri.
Se lo Stato tace, noi invece dobbiamo agire e sollecitarlo a schierarsi contro il cancro del nostro Paese.

Savino Percoco, Coordinatore Agende Rosse, Prov. di BariGruppo Giuseppe Di Matteo
Claudio Altini, Referente  Associazione Antimafie Rita AtriaPresidio di Bari


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