Consiglio comunale, Valentini detta la linea all’opposizione
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- Pubblicato Giovedì, 17 Luglio 2014 02:00
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
Cominciamo subito col dire che la diretta web del consiglio comunale ha avuto successo al di là di qualche problema tecnico, dovuto al fatto che in sala consiliare non c’è un punto ADSL, per connetterci abbiamo utilizzato il Power Line Communication (PLC). Sono stati complessivamente 475 i cittadini che da casa hanno seguito i lavori della prima assise consiliare dell’amministrazione Romagno 2. Si è toccata la punta di 75 persone connesse sulla diretta, in tempo reale e contemporaneamente, nonostante non sia stata per niente pubblicizzata perché l’autorizzazione l’abbiamo avuta poche ore prima dell’inizio del consiglio.
Da più parti, l'altro ieri, è venuta la richiesta che lo streaming del consiglio comunale diventi un fatto ordinario, non occasionale, un servizio reso ai cittadini in onore alla trasparenza e al diritto di informazione diretta, di prima mano. Se lo è augurato Giuseppe Valenzano (PD). Che «la diretta on line del consiglio -ha detto- finalmente, dopo tante richieste fatte nei passati cinque anni, possa diventare una prassi consolidata di partecipazione attiva della cittadinanza».
Due sono le cose da fare in merito a questo servizio: attrezzare la sala consiliare di punti connessione ADSL per un utilizzo più efficace della larga banda, indire una gara per l’assegnazione del servizio. Cose che si possono fare in due settimane e anche prima.
Il sindaco “apre” sulla vicepresidenza
Si è cominciato dall’esame delle condizioni di ineleggibilità e incompatibilità di consiglieri e sindaco. Qui tutti, con appello nominale, sono stati chiamati a dichiarare la loro condizione e, tutti, hanno dichiarato di essere perfettamente eleggibili e compatibili con la carica di consigliere comunale, compreso Roberto Romagno con quella di sindaco.
Sulla presidenza del consiglio il sindaco ha subito chiesto una breve sospensione dei lavori «al fine di ricercare fra tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale una possibile convergenza sull’individuazione delle due cariche istituzionali che stiamo per andare ad eleggere». Durante la sospensione è stato il consigliere de “I Moderati” Tonino Troiani a proporre Antonella Berardi (PD) come vice presidente del consiglio. Una proposta che l’opposizione non ha gradito nel metodo pur apprezzando il gesto distensivo di sindaco e maggioranza a concedere la seconda carica consiliare all’opposizione.
Eletti Maggiorano e Pavone
Al rientro in aula Nicola Giampaolo ha detto di astenersi dalle votazioni ed ha abbandonato l’aula senza spiegare i motivi. Presidente del consiglio comunale è stato, quindi, eletto Michele Maggiorano (FI) con 11 voti e 5 schede bianche. Sul vice ci sono state due votazioni, la prima con cinque schede votate col nome di Minguccio Altieri, vicepresidente che l’opposizione avrebbe voluto, e undici schede bianche della maggioranza che, invece, aveva proposto la Berardi.
In seconda votazione la maggioranza ha eletto, con 11 voti, Vanni Pavone (I Moderati) vicepresidente del consiglio. Un primo tentativo di distensione -dopo la campagna elettorale- andato a vuoto, dunque, tra un’apertura della maggioranza vincolata al nome della Berardi, e la libertà rivendicata dall’opposizione di indicare in proprio il nome da votare.
Il “piccio” di Giampaolo
Insomma, non lo ha detto apertamente, ma si è capito che il frequentatore della Santa Sede aspirava ad essere lui vicepresidente del consiglio, aspirazione frustrata dalla maggioranza. Negli interventi seguiti all’elezione di presidente e vice, Giampaolo se l’è presa con I Moderati e con Franco Dellitturri, anche qui senza spiegare bene per quale motivo.
Se l’è presa pure con l’opposizione. «Potrei dire che anche dal centrosinistra -ha arringato con eloquio e piglio da “statista”- si poteva tentare un ulteriore momento di unione tra i due fronti, probabilmente, cari concittadini, non c’è stata la buona volontà da parte di molti a voler nominare il presidente e il vice presidente», che in realtà erano appena stati nominati. «Che hanno ruoli importanti -ha continuato l’astenuto- ma non per le figure di presidente e vice presidente, ma per quanto l’indirizzo culturale e politico che si voleva dare con questa nuova amministrazione e nuovo consiglio comunale».
Insomma a “trombare” la sua aspirazione non sono stati solo I Moderati e Delliturri, ma anche l’opposizione. Poi sulla base di quale logica politica avrebbero dovuto eleggere proprio lui a quella carica, il Giampaolo non lo ha spiegato; forse gli sarebbe piaciuto avere il trecentesimo titolo con cui arricchire il già abbondantemente ricco curriculum vitae.
Realtà Italia ha un consigliere
«Da questo momento voglio far presente alla comunità e al consiglio comunale, che per poter lavorare politicamente in sintonia alle istituzioni della Provincia, della Regione e di altri enti superiori, il consigliere Giampaolo si rivede nel gruppo, nel movimento politico di Realtà Italia». Questa è la dichiarazione che ha fatto, in terza persona.
Giampaolo ha, dunque, mollato le dodici liste civiche che lo hanno candidato sindaco e si è accasato in un partito che si è visto, qualche giorno fa, indagare dalla magistratura il suo segretario nazionale, Giacomo Olivieri, per bancarotta in relazione al fallimento di una società finanziaria, la CTF (Compagnia Transazioni Finanziarie). Realtà Italia, in loco, è il partito di Vito Antonicelli e Giovanni Redavid, partito che alle comunali appena trascorse era nella coalizione di Minguccio Altieri con PD e NCD. Non si capisce, però, se Nicola Giampaolo, dall’altro ieri, faccia parte organica della coalizione PD-NCD. Una cosa è certa, Antonicelli -padre putativo di Realtà Italia ruitglianese- e Redavid, segretario cittadino del partito, hanno avuto il miracolo di un rappresentante in consiglio comunale. Ai due è il caso di augurare buona fortuna.
Opposizione, Valentini detta la linea
E’ stato l’intervento più politico. Eravamo curiosi di vedere cosa avrebbe detto Oronzo Valentini dai banchi dell’opposizione, una collocazione inusuale, inedita per uno che è stato dieci anni vicesindaco e assessore con Lanfranco Di Gioia sindaco, cinque anni leader politico in una maggioranza che ha garantito stabilità al sindaco Romagno. Uno, insomma, abituato, cresciuto, nella stanza dei bottoni, là dove si comanda, si decidono le sorti del paese.
Dobbiamo dire che non se l’è cavata male. Ha fatto un intervento moderato in partenza, quasi conciliatorio nei toni e anche nei contenuti. Poi è passato all’attacco. «Quest’aula deve diventare il centro vitale del paese se vogliamo davvero fare fino i fondo il nostro compito e noi lo faremo dalla opposizione, che interpreteremo in un modo molto semplice», ha esordito così il nuovo leader della nuova opposizione, quello che sembra aver preso il posto di Vittorio Berardi.
Ha proseguito dicendo che «noi seguiremo due binari paralleli come opposizione. Il primo binario sarà quello, di promuovere delle proposte». «Noi presenteremo delle mozioni -ha precisato- con le quali vi chiederemo un voto su un nostro indirizzo e diremo alla gente, ai rutiglianesi che, se poi fossimo stati al vostro posto, avremmo fatto esattamente questo; e poi vedremo quale sarà la risposta della maggioranza, dell’amministrazione».
Già da ieri mattina, l’opposizione, Valentini in testa, ha cominciato a lavorare di buona lena. «Per essere pratici -ha detto avantieri quello che sarà il capogruppo del NCD- già domani protocolleremo questa proposta di delibera, una mozione, che ha ad oggetto: Mozione sulla elettrificazione della ferrovia Sud Est nell’ambito del territorio comunale. Questo è uno strumento per dire che l’opposizione non farà soltanto sterile propaganda, proveremo a dire quello che noi vogliamo fare per il paese».
Opposizione costruttiva
Il primo impegno di Valentini, del PD e di Minguccio Altieri, sarà quello sulla elettrificazione della Sud-Est, noi speriamo che si concentrino anche sull’interramento dei binari, vero, grande, problema di quella ferrovia; problema sul quale negli ultimi cinque anni nessuno ha fatto nulla, compreso Oronzo.
Valentini, dunque, delinea il tipo di opposizione che lui ha in mente, forse, per l’intera minoranza: «D’altro canto sindaco è dovere dell’opposizione quello di controllare, di verificare che gli atti siano in linea con le volontà politiche, e quando così non sarà per noi, noi lo diremo, non ci asterremo dal confrontarci sul merito delle proposte che, io spero, verranno dalla sua giunta» e qui tutto normale. «Però -incalza-noi staremo anche attenti alla legittimità e alla legalità degli atti» e anche qui siamo nella normale dialettica politica tra opposizione e amministrazione.
Qui, invece, Valentini si impegna, impegnando anche i suoi quattro, o cinque, compagni di minoranza: «Non abbiamo nessun interesse a trasformare quest’aula in un’aula di tribunale. L’ho contestato in passato, non lo farò oggi che sono all’opposizione», insomma niente più ricorsi a gogò, tranne quello elettorale ovviamente, che sappiamo lui starebbe preparando con altri della minoranza.
Opposizione dura
Ha continuato poi con l’esposizione della linea: «Insieme ai colleghi della minoranza noi abbiamo pensato a uno strumento che ci possa consentire, nei nostri poteri, nelle nostre facoltà, di intervenire lì dove noi pensiamo ci siano degli abusi e delle violazioni, che non vuol dire che c’è il dolo, non vuol dire che ci sia una volontà di delinquere, vuol dire che c’è un errore».
Per dimostrare che fa sul serio, Valentini tira fuori una delibera, la n. 90, approvata dalla giunta comunale proprio all’inizio della campagna elettorale, una delibera sui “Lavori di realizzazione tronco idrico in Z.I. di via Adelfia”. Questa delibera è oggetto di una seconda lettera che ieri mattina Valentini dovrebbe aver consegnato al protocollo del comune; lettera con la quale, ha detto in consiglio, «chiederemo al sindaco di ritirare quell’atto». «Se il sindaco e la giunta -ha proseguito- non vorrà ritirarlo e non vorrà neanche dire, rispetto alle nostre motivazioni, il motivo per il quale non lo fa, evidentemente non ci resta che segnalare, dopo trenta giorni, quanto accade alle autorità competenti», e questo dovrebbe significare aule non prettamente consiliari.
Spesa pubblica al servizio di “un solo cittadino”
Valentini poi legge l’oggetto della richiesta al sindaco su quella delibera: «Richiesta di ritiro e/o di annullamento d’ufficio della delibera di giunta municipale del 24.4.2014, la n. 90». Perché il consigliere chiede il ritiro di questa delibera? Perché, ha denunciato, «riguarda, a nostro dire, una spesa pubblica ingiusta fatta per servire un solo cittadino con i soldi della comunità e non una pluralità di cittadini», una denuncia abbastanza grave.
Dovesse essere come dice Valentini, che si siano spesi dei soldi pubblici per “servire un solo cittadino”, non basta chiederne il ritiro, lui e l’intera opposizione dovrebbero mobilitare altri livelli, pure questi non prettamente consiliari. Anche perché si tratta di “urbanizzazioni primarie a carico dell’amministrazione comunale”, dice la giunta nella delibera in questione, del prolungamento di un tronco idrico chiesto all’amministrazione a dicembre del 2012 dalla società “Il Piatto della Salute” che in quel PIP ha la sua sede produttiva.
Il sindaco e la «sentenza passata in giudicato»
Non si è capito di cosa si tratta, se di una sentenza di condanna o di assoluzione, Valentini non lo ha precisato, ma, da come ha posto la questione e da come ne ha parlato Giampaolo nel suo comizio, si tratterebbe di una sentenza di condanna definitiva. «Caro sindaco -ha arringato Oronzo Valentini- io penso che lei debba dare testimonianza della sua onestà intellettuale sulla quale io non ho dubbi, e debba spiegare a quest’aula, dato che io non sapevo. L’ho saputo soltanto dal palco dell’ultimo comizio del consigliere Giampaolo che, probabilmente, purtroppo, lei è incappato in una sentenza passata in giudicato».
Qui il consigliere NCD cita un delibera approvata all’unanimità dal consiglio il 28 maggio 2012, un ordine del giorno che impegnava le forze politiche a presentare liste pulite, cioè scevre da persone condannate in via definitiva. «Io credo che su questo, sindaco lei debba dare una risposta al comune, che io spero sia esaustiva». A cosa sarebbe stato condannato il sindaco non lo ha spiegato ancora nessuno, né Giampaolo nel suo comizio, né ce lo ha detto ieri Valentini. Lo spiegheremo noi a breve, in un altro articolo però, questo è già abbastanza lungo.
La risposta di Franco Delliturri
«Questa riunione è iniziata in un clima “Amarcord”, tutti d’accordo per una totale collaborazione, poi nel momento in cui si arriva al primo punto, tra virgolette di scontro, qui sentiamo dire che la posizione di qualcuno sarà quella di seguire due rette parallele, come i binari, che non si incontrano mai», ha esordito contrariato il leader del MAR. Questo «significa scontro totale!» ha rincarato, aggiungendo: «Qual è l’intenzione dell’opposizione! Prima dice che vuole collaborare, poi parla di binari. Qui i significati sono un po’ distorti». «Da parte nostra -ha concluso- totale collaborazione con l’opposizione. Basta con questi toni, perché se i toni saranno questi, avrete pan per focaccia, non è un problema».
Sulla provocazione il sindaco non risponde
«Mi si deve riconoscere che quando è stato proposto qualcosa di serio anche dai banchi dell’opposizione io ho sposato quelle proposte, le ho condivise e anche votate in consiglio comunale e perché mai non dovrei farlo adesso. Se le proposte che saranno fatte andranno nella direzione della crescita di questa comunità, non potrete che trovarmi lì a braccia aperte a condividere quello che proporrete», ha detto il sindaco sul tipo di opposizione propositiva delineata da Valentini.
Sulla “sentenza passata in giudicato” Roberto Romagno non ha detto nulla, ha ripetuto quello che ha detto in tutta la campagna elettorale, che negli ultimi cinque anni è stato vittima di una «persecuzione» giudiziaria basata su «aria fritta». Attacchi, più che al sindaco, alla persona. «Però si sappia sin da oggi -ha ammonito Romagno- non consentirò più a nessuno che si continui ancora a delegittimare e a denigrare la mia persona perché, credetemi, io di questo adesso sono stanco».
E a proposito di asce di guerra sotterrate in segno di pace, metafora utilizzata all’inizio del consiglio da Giampaolo, il sindaco ha sottolineato che «qui c’è qualcuno che non solo non sotterra l’ascia, ma addirittura la tira fuori». Ha precisato che lui l’ascia di guerra non l’ha mai usata in passato e non la userà nei cinque anni di amministrazione che sono cominciati l’altro ieri. Alla fine gli è sfuggita una previsione sul suo futuro, detta con un po’ di sconforto: «Forse questa è la mia ultima esperienza in questa assise».
Il Giuramento
Il primo cittadino -per la seconda volta- ha poi giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione. Ecco la formula di rito: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare realmente la Costituzione e le leggi dello Stato, di adempiere ai doveri del mio ufficio nell’interesse dell’amministrazione per il pubblico bene». Il giuramento è avvenuto con l’intero consiglio comunale in piedi e con applauso finale.
Sulle deleghe agli assessori abbiamo riferito nell’articolo pubblicato ieri (qui). Il consiglio si è chiuso, dopo circa quattro ore, con la nomina dei componenti della commissione elettorale comunale.