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Verifica, tra errori di trascrizione e assegnazione dei quozienti

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di Gianni Nicastro

E’ stato interessante spulciare il corposo “Verbale delle operazioni dell’ufficio centrale” e quello integrativo. Abbiamo visto cosa ha tenuto impegnato il presidente Pietro Errede e gli altri otto componenti dell’ufficio che ha operato la verifica dal 27 maggio al 30 giugno. Il lavoro più impegnativo è stato quello di correggere gli errori di trascrizione dei voti di lista e di preferenze dalle tabelle di scrutinio ai verbali di seggio, trascrizione operata da presidente, segretario o scrutatore di ogni seggio.

Meri errori materiali riscontrati in diciassette verbali su un totale di diciannove. I due seggi nei cui verbali l’ufficio elettorale non ha riscontrato errori sono il n. 11 e il n. 13, tutti gli altri hanno fatto da uno a otto errori. Il primato assoluto ce l’ha il seggio n. 5 con otto errori di trascrizione dei voti.

La verifica ha modificato lievemente i voti di lista, quindi i voti complessivi delle coalizioni. L’effetto più eclatante di queste variazioni è stata la perdita del seggio della lista “Insieme”. In realtà non si è trattata di una perdita, ma di una erronea assegnazione ufficiosa di quel seggio sulla base di una cifra di lista sbagliata.

I primi risultati, quelli che si trovano sul sito del Ministero degli Interni e del comune, davano alla lista “Insieme” 422 voti. Nel verbale delle operazioni di verifica dell’ufficio elettorale, invece,  la “somma dei voti validi di lista riportati in tutte le sezioni”, per quanto riguarda la lista “Insieme”, è di 416 (6 voti in meno). Nella graduatoria dei quozienti per l’assegnazione dei dieci seggi alla coalizione vincente l’ultimo quoziente, cioè 417, è scattato a FI, nonostante la verifica abbia tolto, al partito di Matteo Colamussi, 5 voti (FI, dunque, passa da 1.673 a 1668 voti).

Un (1) voto di differenza che non avrebbe comunque fatto la differenza, nel senso che, quandanche la lista “Insieme” avesse preso 417 voti, pari all’ultimo quoziente di FI, il seggio sarebbe andato lo stesso al partito di Berlusconi perché, a parità di voti, il seggio lo prende la lista che viene prima nell’ordine numerico (FI è la lista n. 16, “Insieme” è la lista n. 19). Per prendere il seggio, a questa lista ci volevano due voti in più (418). FI, dunque, non ha sottratto nessun seggio alla lista “Insieme”; tanto meno la consigliere Rosa Romito ha “scippato” lo scranno all’ex assessore Nicola Mastrocristino, come qualcuno ha sostenuto.

Le istanze di Milillo e Sibilano
Sul piano dei voti di preferenza, due sono state le “istanze” arrivate all’ufficio elettorale centrale il 30 maggio scorso, una dal candidato consigliere dei “Moderati” Michele Sibilano, l’altra da parte del candidato del NCD Alessandro Milillo. Tutti e due hanno “chiesto all’Ufficio Centrale di riscontrare eventuali discrepanze tra quanto riportato nei verbali comunali e le tabelle di scrutinio dei seggi elettorali”. E’ da qui che “il presidente, sentito i componenti dell’Ufficio, ha effettuato tale verifica per tutti i candidati alla carica di consigliere comunale di tutte le liste”. L’ufficio, insomma, ha dovuto scandagliare le preferenze di 413 candidati. Si capisce, ora, il motivo per cui la verifica sia durata un mese.

La posizione dei due instanti, comunque, non è cambiata rispetto ai primi risultati, anche se Milillo, dalla verifica, ha guadagnato 7 voti passando da 190 a 197 preferenze, un voto in meno del consigliere comunale Michele Martire, eletto con 198 preferenze. Anche Sibilano rimane il primo dei non eletti della lista dei “I Moderati”, la verifica gli ha riconsegnato i 133 voti di preferenza che aveva, 4 in meno di Vanni Pavone, ultimo degli eletti di quella lista.

Voti sensibilmente variati alle coalizioni
I candidati sindaco sono venuti fuori indenni dalla verifica, che ha confermato i 5856 voti a Roberto Romagno, 4687 a Minguccio Altieri e 1156 a Nicola Giampaolo. I voti sono cambiati, invece, alle coalizioni per effetto di variazioni alle singole liste. Gli otto partiti della coalizione di Romagno passano da 5851 a 5835 voti definitivi ( -16 voti). Alla coalizione di Altieri i voti crescono, passano da 4579 a 4582 (+3 voti); le dodici liste civiche di Giampaolo perdono complessivamente 11 voti, 1045 voti anziché 1056.

Piccoli scostamenti che, sulle coalizioni, non hanno prodotto nulla di significativo se non che, la coalizione di Romagno, passa dal 50,94% al 50,8%; quella di Altieri dal 39,86 al 39,89%; le dodici civiche di Giampaolo dal 9,19 al 9,09% (le percentuali sono ricavate in rapporto al totale dei voti validi alle liste, che è di 11.486).

Diverso sarebbe stato se la verifica avesse tolto voti al candidato Roberto Romagno, eletto al primo turno con il 50,05% su un totale di voti validi di 11.699, il che significa aver superato la soglia del 50% di soli 6 voti. Sappiamo che l’opposizione, il NCD in modo particolare, sta meditando di fare il ricorso elettorale conto la proclamazione del sindaco. Un ricorso che, per avere qualche chance di vittoria (il ballottaggio) dovrebbe tendere più a togliere quei sei voti a Romagno, che ad aggiungerne altri ad Altieri.

Ma cosa succederebbe, o sarebbe successo, nel caso si andasse, o fossimo andati, al ballottaggio e vincesse, o avesse vinto, Minguccio Altieri? Lo scenario sarebbe stato diverso e anche interessante per la grande “fluidità” delle forze politiche in seno al consiglio comunale. Ma di questo riferiremo in un altro articolo.

I dieci quozienti assegnati alle liste di maggioranza
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