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Il comizio strepitoso di un Lanfranco “senza padroni”

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di Gianni Nicastro

Sentire Di Gioia che, all’indirizzo di Romagno, dal palco grida «Nel 2004 (era, invece, il 2009, n.d.r.) non ha esitato, da capogruppo del Partito Democratico, a venire a fare il candidato sindaco del centrodestra», essendosi lui alleato, questa volta, con l'intero PD, non ha prezzo; sentire Lanfranco dire che in dieci anni, da sindaco, non ha avuto «padroni», allo stesso modo non ha prezzo, per il resto...

Ieri Lanfranco Di Gioia si è sfogato alla grande, finalmente. La pentola a pressione tenuta sul gas a sbuffare per cinque, lunghi, anni è finalmente esplosa. Pirotecnico, umoristico, a tratti comico, ironico, sarcastico, davvero uno spettacolo. Ha mandato in delirio Mario Gaio, Vito Antonicelli, Oronzo Valentini, Mimmo Gigante e anche Minguccio Altieri, tutti in prima fila a spellarsi le mani, a tirarsi i capelli (Minguccio meno), a fare la ola per la loro pop star. Lanfranco è stato così efficace, sul piano dello spettacolo, che ha divertito finanche me. Candidato sindaco per una sera, ieri Lanfranco ha assaporato l’ebrezza del protagonismo del suo decennio; però anche questa volta è costretto ad essere candidato per interposta persona, cinque anni fa per questioni tecniche, questa volta per questioni di strategia politico-elettorale.digioia-comizio-1

Peccato, lo dico senza ironia, Lanfranco è davvero l’unico vero erede di quella democristianità che fa di un politico un leader buono per ogni stagione, sia che governi con la destra, sia che si allei con la sinistra pur rimanendo alleato della destra.

Finalmente, dicevo. Sono cinque anni che Lanfranco porta le scarpe piene di sassolini e ieri le ha svuotate tutte, i sassolini se li è tolti tutti; uno in modo particolare, molto grosso, un sasso insomma, quello di Roberto Romagno, ce lo aveva proprio sotto al calcagno. Ieri ha fatto quello che non ha potuto fare nella sala Mons. Didonna qualche mese fa quando ha presentato la sua lista. Allora mancavano le condizioni, poteva anche darsi che l’operazione di fagocitare il PD e i cinque/ottavi dell’opposizione non riuscisse, che, a quel punto, Romagno poteva rifare il passo in avanti dopo avergli chiesto di fare un passo indietro, a quel punto -Romagno- poteva ancora essere un sindaco ricandidabile per lui e il NCD.

Ma ieri no, praticata l’eutanasia attiva al centrosinistra, imbarcati tutti i compagni del PD, cucinati a dovere Mimmo Gigante, Mimmo Antonelli, Tonino Lombardo, Nunzio Gagliardi, Pippo Moresca ..., trovato il candidato giusto, Lanfranco ha potuto scoperchiare la pentola a pressione che è stato per cinque, lunghi, anni e... Boom!

Ieri tutti hanno visto chi è che davvero vuole fare il sindaco, ma il candidato sindaco non è lui, è Minguccio Altieri, una brava persona, con una autonomia intellettuale maggiore rispetto al Roberto Romagno di cinque anni fa. Non vorrei che Minguccio, nel caso gli capiti di vincere le elezioni, si ritrovi tra cinque anni un Lanfranco Di Gioia che dallo stesso palco, e dalla stessa piazza di ieri, gli inveisse contro rimproverandogli di aver dormito per cinque anni, di essere stato al soldo di qualcuno e lo facesse di nuovo con le stesse slide che immortalano, invece, le piramidi, le dighe, i ponti, le scuole, i teatri, i palazzetti, le autostrade, le ferrovie e anche gli aeroporti, realizzati da lui nel suo decennio da sindaco.

E’ vero, ieri Lanfranco mi ha fatto divertire. Ma ogni tanto, mentre lo show si dipanava, nel fragore degli applausi e delle urla festose, nella mia mente scorreva il film di quei dieci anni, del colossale bidone del polo logistico Ferri e dei 2000 posti di lavoro, della piscina comunale e i due milioni di euro allegramente “fideiussiati” a Enrico Balducci (portato a Rutigliano dai Gaio e dai Valentini allora, con Balducci, rigorosamente di AN). Mi è venuta in mente la grande speculazione immobiliare operata dalla Italcostruzione/Eurologistica dei Degennaro sui suoli dell’ex IPAB (comprati a 5 miliardi e venduti a 120 miliardi di vecchie lire), una operazione facilitata da storiche varianti urbanistiche, da concessioni e permessi edilizi rilasciati in un giorno dall’ufficio tecnico comunale.
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Mi è venuto in mente il piano di zona del 2002, un regalo alle cooperative “parenti” di amministratori comunali; il piano di zona del 2004, che ha bloccato l’Edilizia Residenziale Pubblica per tutti gli assegnatari tranne che per uno; mi è venuto in mente il primo bando del parcheggio a pagamento che sembrava cucito addosso a una società di riscossione dei tributi di cui Lanfranco è stato il primordiale fondatore, una società di riscossione legata, neanche tanto indirettamente, a quello che è stato il suo delfino, il suo portaborse (ora non lo è più, sta dall’altra parte). Bando che, se Lanfranco non lo avesse ritirato, nel 2005 la SSIT Gestione S.p.a. di Spoleto gli avrebbe fatto, dal punto di vista legale, un bel fondo schiena.

Mi sono venuti in mente le centinaia di alberi passati per la motosega e mai rimpiazzati con altri alberi nel paese. Mi sono venute in mente queste cose, e altre ancora, come un film che scorre veloce su uno schermo mentre Antonicelli, Gigante, Gaio, Valentini e tutta la piazza applaudiva fragorosamente. Applaudivano finanche dal comitato di Giampaolo, così come da quel comitato sono venuti scroscianti applausi al comizio di sabato scorso quando Antonicelli, in modo particolare, e Gaio hanno elogiato il candidato sindaco Nicola Giampaolo. Elogiato quello che da quattro mesi si aggira per Rutigliano e sul comune già con la fascia tricolore, quello che vuole vendere l’immondizia per abbassare la TARES, che grida, non alla mafia, ma alle “mafie” riferendosi a Rutigliano, quello che va dicendo di aver fatto avere le case popolari, di aver fatto insediare le attività commerciali e produttive su via Adelfia, quello che vuole licenziare i dipendenti comunali perché “puzzano di mafia”, insomma quello.

Applausi dai “giampaolini” per Antonicelli, Gaio e Di Gioia, urla e una vera e propria operazione di disturbo per Franco Delliturri (sono dovuti intervenire i vigili urbani, dai quali stiamo aspettando il verbale o la relazione), l’immagine plastica di quello che succederà nell’eventualità Lanfranco Di Gioia non vinca al primo turno... no no... scusate il lapsus, Minguccio Altieri non vinca al primo turno.

Mi sono divertito, certo, ma un po’ mi ha deluso Lanfranco: non mi ha citato neanche una volta (ormai uno sport tra i sostenitori della coalizione di Di Gioia). Devo dire, però, che una citazione c’è stata, un po’ “subdolina” certo, ma c'è stata quando ha riferito di una certa “stampa web” che lo ha perseguitato, che «ha perseguitato con i microfoni e le videocamere» lui, Valentini e quelli del PD; una certa stampa web che si appostava davanti ai cancelli per immortalare il cantiere dell’inciucio allestito nelle ville e in chissà quali altri “uffici padronali”, una stamta web che stava facendo il suo lavoro, informazione vera, sul campo e non per sentito dire o imboccata.
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Sì, lì Lanfranco ha messo fuori tutto il suo livore, ha insinuato che Rutiglianoonline abbia perseguitato l’inciucio NCD-PD trascurando altri inciuci “pilotando”, così, l’opinione pubblica verso Roberto Romagno, sostanzialmente. Non lo ha detto in modo così esplicito, lo ha fatto intendere applaudito, anche qui, da tutta la prima fila e dai compagni del PD, Francesco Tarulli, Giuseppe Valenzano, Filippo Masotti, Lorenzo Diomede, Ivan Redavid, posizionati più dietro, in quarta, quinta, fila.

Insomma, l’operazione di Di Gioia è stata quella di dare l’idea di una Rutiglianoonline aggressiva con loro e tenera con Romagno. Una operazione alquanto sciocca sulla quale non voglio dire nulla di particolare, perchè tutta la città sa -lo sa persino lui- conosce il ruolo che Rutiglianoonline ha avuto nel panorama dell’informazione locale in questi anni. Faccio notare solo una cosa.

Mentre Di Gioia in questi cinque anni era appollaiato sulla sponda del fiume ad aspettare che passasse il “cadavere” di Romagno, quel “cadavere", a giugno del 2013, incaricava e -qualche mese dopo- pagava 3700 euro un legale per querelare Rutiglianoonline, reo, il giornale e il suo direttore, di aver pubblicato “notizie dal contenuto offensivo e diffamatorio che ledono l’immagine dell’Amministrazione comunale”, amministrazione con due assessori NCD dentro. Quali fossero queste notizie diffamatorie, non lo abbiamo mai saputo; quello che i cittadini sanno, e che sa anche Lanfranco, è che Rutiglianoonline è stata vissuta come l’unica opposizione all’amministrazione Romagno-PDL/FLI/NCD per il tipo di giornalismo e informazione offerti in questi anni. Faccio notare, ancora, che quella minaccia di querela, pagata coi soldi dei cittadini, è arrivata a ridosso di una vicenda che ha fatto "scandalo" a Rutigliano, in provincia e nella Regione, la vicenda Eurogest-Censum a Terlizzi. Vicenda sulla quale Rutiglianoonline ha puntualmente informato e dalla quale Lanfranco Di Gioia, da ex sindaco capace, da politico navigato, da tutore degli interessi della collettività, da quello che-la-politica-la-devono-fare-i-cittadini, si è tenuto debitamente alla larga, sulla quale non ha proferito una parola, un fiato, una presenza, una posizione.

Romagno sindaco e i suoi assessori hanno querelato me e Rutiglianoonline, non Lanfranco Di Gioia, non i compagni di opposizione del PD, non Mimmo Gigante e il suo Paese che Vogliamo -ora nuovo “centrosinistra”- non Giuseppe Valenzano e il suo Arcobaleno, non il Grifone, il Gazzettino o Rutiglianoweb.

Non aggiungo altro, dico solo che a volte è meglio uscire dalla storia con più dignità, con rispetto verso tutti, in modo sommesso, accettando di aver fatto il proprio tempo. Così si può essere ricordati con altrettanto rispetto anche dagli ex alleati e dagli avversari politici.
Brandire la spada come un cavaliere senza macchia e senza paura, fare il paladino dell’onestà, riproporsi come unico sindaco capace, inveire come se si potesse rivendicare l’assoluta purezza e verginità politica, brandire il proprio passato di amministratore capo del comune, passato sul quale qualcuno potrebbe ritenere vada steso, invece, il classico velo pietoso, è paradossale, è al limite del patetico. Si dà l’impressione deleteria di un vecchio coccodrillo della politica locale che non si rassegna all’idea di lascare la scena a quelli che si individuano, di volta in volta, come candidati sindaco. Lanfranco lo ha fatto cinque anni fa e lo sta facendo oggi.

Ripeto, se Minguccio dovesse essere eletto sindaco gli auguro che quello che è successo ieri in piazza Cesare Battisti non succeda anche a lui, che lui non sia, nella campagna elettorale del 2019, il Roberto Romagno di turno.


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