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Anna Frank, il suo Diario e la battuta di Mario Gaio

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comizio-gaio

di Gianni Nicastro

Quello dell’attuale, ancora, consigliere di maggioranza Mario Gaio è stato un comizio surreale, al limite del paradosso. Nei contenuti, perché, più che un consigliere dell’NCD che ha governato con Roberto Romagno per cinque anni e con due assessori in giunta, che, insieme ad altri quattro consiglieri del NCD, è stato fedele approvatore di tutti i bilanci di previsione, di tutti i consuntivi, di tutti, ma proprio tutti, i provvedimenti che sono stati portatati in consiglio comunale per un intero lustro, più che un sostenitore indefesso della giunta Romagno, sembrava un consigliere del PD, partito che per cinque anni ha fatto opposizione a quella stessa giunta.

Un comizio, quello di Gaio, che avrebbe tranquillamente potuto fare Giuseppe Valenzano o Filippo Masotti del PD, Vittorio Berardi o qualsiasi altro consigliere di opposizione. Sarebbe davvero interessante fare l’analisi, anche "psicologica", di questo teatrino dell’assurdo, ma qui quello che voglianna-franko far notare di quel comizio è una “battuta” che il consigliere non ricandidato del NCD Mario Gaio ha fatto utilizzando a sproposito, e in modo grandemente irrispettoso, il “Diario di Anna Frank” e il film che ne è stato tratto. Una battuta infelice, inopportuna, forse retaggio della devastante banalizzazione culturale indotta dal berlusconismo imperante nell’area politica frequentata dal consigliere Gaio fino a un paio d’anni fa.

Nella foga di criticare quella che è stata la sua amministrazione fino a due mesi fa, Gaio ha detto questo (sbobinamento del comizio registrato): «Il problema del riordino dell’attività e della macchina amministrativa. Amici cari io devo dire che, al di là di tutto, non voglio fare la parte del censore, ma, spesso la macchina amministrativa abbiamo notato, in questi cinque anni,  pochissimo entusiasmo, poco vigore, un atteggiamento, negli uffici tra gli impiegati, spesso dimesso. Francamente un atteggiamento veramente triste, tant’è vero, prendetela come battuta, è come se avessero assistito, gli impiegati, i funzionari, ogni giorno, prima di recarsi al lavoro, alla proiezione di un film tipo il Diario di Anna Frank tanto era l’atteggiamento piatto e francamente a volte di depressione che si respirava».

Quella sera, prima di andar via dopo il comizio, ho espresso tutta la mia indignazione agli amici di coalizione di Gaio per quella battuta, una sorta di intollerabile banalizzazione della autobiografia di Anna Frank, giovane olandese costretta a nascondersi dalla persecuzione nazista; il suo Diario è una pietra miliare della letteratura sulla Shoà. Una indignazione che è arrivata all’orecchio di Mario Gaio il quale ieri prima mi ha chiamato, poi ha inviato in redazione il comunicato qui sotto pubblicato.

“Gent.mo Nicastro,
facendo seguito al pubblico comizio tenutosi ieri, scrivo alla redazione per precisare la portata di una parte del mio intervento.
Nello specifico, riferendomi all'atmosfera di sfiducia, sconforto e tristezza che si respira negli uffici comunali, ho descritto l'atteggiamento dei dipendenti con la frase "come se avessero letto il libro di Anna Frank".
Per fugare ogni ambigua interpretazione, ci tengo a precisare che ho usato questo esempio come metafora, per descrivere lo stato di tristezza umanamente indotto dal confronto con un evento o la testimonianza di un triste evento. Uno stato che, per le riflessioni indotte nella mente di chi vi si confronta, desta sconforto e disapprovazione. Giammai avrei utilizzato tale esempio per sminuire e tantomeno strumentalizzare l'importanza, il dolore e la rilevanza storica della vicenda umana di Anna Frank testimoniati dal libro.
Mario Gaio”.


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