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Elezioni comunali, una cosa cambierà di sicuro: il numero dei consiglieri

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consiglio-comunale


di Gianni Nicastro

Il cambiamento ci sarà, questo è scontato, bisognerà solo vedere se andrà oltre quello stabilito dalla legge, cioè la riduzione del 20% del numero di consiglieri e assessori. Il prossimo consiglio comunale, dunque, sarà composto non più da 20 ma da 16 consiglieri e gli assessori da 7 si ridurranno a 5. È un taglio voluto dal governo per abbattere i costi della politica e la legge che ha imposto a regioni, province e comuni, la sforbiciata delle “poltrone” è la 148 del 14 settembre 2011.

Per partiti, liste civiche e candidati consiglieri, si è fatta, quindi, più dura entrare nei luoghi della rappresentanza politica e del potere amministrativo, perché quella riduzione ha alzato la soglia dei voti e delle preferenze necessari per la conquista dei seggi e per essere eletti.

Se nel 2009 fosse stata in vigore questa riduzione, molto verosimilmente, il PDL avrebbe preso un seggio in meno (quello scattato a Mario Gaio), così come i Moderati (sarebbe stato fuori Vincenzo Damato). Anche a all’opposizione sarebbe toccata la stessa sorte: avrebbe perso un seggio il PD (fuori Antonio Romito), la lista Risveglio non sarebbe entrata in consiglio comunale, fuori, quindi, anche Mimmo Antonelli.

A fronte di un simile quadro, da quali forze politiche e, soprattutto, da quali persone potrebbe essere composto il prossimo consiglio comunale?
E’ una domanda alla quale si può dare solo una risposta indicativa, perché nessuno ha la sfera di cristallo. Ma basta prendere a riferimento gli ultimi quindici anni di consigliature per avere un’idea in merito. La cosa che subito balza agli occhi è l’inamovibilità di alcuni personaggi politici, presenti in consiglio e in giunta in tutti e tre i lustri senza soluzione di continuità, periodo che va dal 1999 al 2014.

CENTRODESTRA
Oronzo Valentini (ex AN, ex PDL, ex FLI), 240 voti  (le preferenze si riferiscono alle elezioni del 2009), quindici anni sulla scena politica, dei quali 9 in giunta -assessore e vicesindaco- 6 come consigliere comunale;
Mario Gaio (ex AN, ex FI, ex PDL, ex FLI), 159 voti, da dodici anni in consiglio, sarebbero stati quindici se non si fosse fatto surrogare per autodimissioni date -insieme ad altri dieci consiglieri-  nel settembre del 2002 con l’intenzione di far cadere la prima giunta Di Gioia;
Michele Martire (ex AN, ex FI, ex PDL, ex FLI),  240 voti, quindici anni di carriera politica all’attivo, dieci da consigliere, cinque da assessore;
Pasquale Delledera (ex FI, ex UDEUR, ex MPA), 228 voti, sette anni consigliere, sarebbero stati dieci, ma autodimesso come Gaio nel 2002;
Michele Maggiorano (ex FI, UDC), 223 voti, da quindici anni amministratore, cinque come assessore, dieci come consigliere;
Giuseppe Romagno (ex FI, ex Impegno per Rutigliano, ex FLI), 101 voti, sette anni in consiglio comunale;
Roberto Romagno  (ex PPI,  ex Margherita, ex PD) attuale sindaco, una presenza ventennale, quindici anni come consigliere, cinque a capo della giunta comunale;
Carmine Iaffaldano (ex AN, ex PDL, ex FLI), 348 voti, assessore da dieci anni;
Vito Antonio Giuliano (ex UDC, ex PDL, ex FLI) 103 voti, amministratore da quindici anni, dieci come assessore, cinque come consigliere;
Stephi Simone (UDC), 212 voti, 10 anni di carriera maturata, cinque da consigliere, cinque da assessore;
Matteo Colamussi (ex FI, PDL), 411 voti, amministratore da circa 11 anni, un anno assessore, dieci anni presidente del consiglio comunale.

CENTROSINISTRA
Mimmo Antonelli (ex CCD, Risveglio), 214 voti, da dodici anni in consiglio comunale, non sono stati quindici per lo stesso motivo di Gaio e Delledera;
Coletta Pasquale (PS), 146 voti, da dieci anni consigliere comunale;
Filippo Masotti (ex Socialisti Autonomisti, PD), 213 voti, dieci anni di presenza in consiglio
Pinuccio Valenzano (ex indipendente SDI, Arcobaleno) 388 voti, da dieci anni in consiglio comunale.

Come si vede, 15 su 20, cioè il 75%, degli attuali consiglieri sono veterani della politica istituzionale e tutto porta a pensare che questa situazione durerà ancora. Il motivo sta nella grande capacità che questi politici hanno di raccogliere voti personali, un bagaglio importante di preferenze che li mette nelle condizioni di essere facilmente eletti, teoricamente a prescindere dalla lista nella quale si candidano. Dieci su quattordici superano i 200 voti, tre vanno oltre in modo eclatante. Di fronte a siffatti portatori di voti non c’è competizione, soprattutto per i giovani -magari bravi- che vogliano cimentarsi con la politica a quel livello.

Il centrodestra, nelle elezioni del 2009, ha preso 6576 voti con 180 canditati in 9 liste. E’ impressionante vedere come il 6% di quei 180 candidati, cioè le dieci persone qui citate, escluso il sindaco, rappresentano il  34,44% dei voti (2265) dell’intera coalizione. Dieci persone che da sole raccolgono più voti del PD e della lista civica Risveglio messi insieme, praticamente una corazzata elettorale difficilmente “sfrattabile” dal consiglio comunale.

A meno di una personale rinuncia a candidarsi, tutti i personaggi politici sopra citati -tranne due o tre per effetto della riduzione- è molto probabile, se non sicuro, che i cittadini se li ritrovino in consiglio anche dopo le amministrative del 2014. Insomma, consiglieri comunali “a vita”, come i senatori.



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