Il segretario comunale sulle incompatibilità sollevate
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- Pubblicato Mercoledì, 23 Ottobre 2013 08:24
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
Incompatibilità, è un argomento di cui si discute a Rutigliano, soprattutto in consiglio comunale. A portare questo argomento all’ordine del giorno della cronaca politica è stata la “questione” Berardi, incentrata sulla vicenda di una recinzione -di proprietà del consigliere- costruita senza autorizzazione e oggetto di due ordinanza di abbattimento. Quelle ordinanze sono state impugnate presso il Tar, si è istaurato, dunque, un contenzioso amministrativo che ha fatto scattare l’incompatibilità di Vittorio Berardi con la carica di consigliere comunale.
A porre la questione è stato il segretario comunale, dott.ssa Floriana Gallucci, con una proposta di delibera -discussa nel consiglio comunale del 20 settembre scorso- che ha preso “atto della sussistenza della causa di incompatibilità nei confronti del consigliere Berardi Vito Vittorio, ai sensi dell’art. 63, comma 1, n. 4 e n. 6 del D. Lgs. N 267/2000, e di contestarla ai sensi dell’art. 69 del medesimo decreto”.
Questo è successo poco più di un mese fa. A che punto è oggi la vicenda Berardi? La delibera di consiglio che lo dichiara incompatibile gli è stata notificata? Sono domande che abbiamo rivolto allo stesso segretario comunale giovedì scorso. «L’atto è stato notificato al consigliere Berardi» ci ha risposto la dott.ssa Gallucci. «Ad oggi -ha aggiunto- non abbiamo avuto notizie di rinuncia del giudizio pendente, ovvero di liquidazione delle somme che doveva versare al comune, per cui, alla scadenza dei termini, chiaramente, il consiglio comunale si riunirà per pronunciare l’eventuale decadenza». Quando scadono questi termini? «Mi sa che il consigliere Berardi entro questa settimana doveva definire» la sua posizione.
Il segretario ci ha riferito che tra lunedì e martedì (cioè ieri) sarebbe scaduto il termine entro cui il consigliere Berardi poteva presentare controdeduzioni o risolvere l’incompatibilità. «Dalla scadenza del termine assegnato dal consiglio al consigliere, lo stesso consiglio entro dieci giorni deve deliberare». In sostanza «entro la fine del mese il consiglio verrà chiamato a pronunciare la decadenza, poi ci sarà, chiaramente, un provvedimento successivo di surroga» ha spiegato ancora il segretario.
Alla dott.ssa Gallucci, che è anche responsabile anticorruzione del comune di Rutigliano, abbiamo chiesto informazioni sul “dossier” che il consigliere di opposizione Mimmo Gigante le ha consegnato nel consiglio comunale già citato, quello del 20 settembre scorso, dossier sulla incompatibilità di due amministratori che il segretario ci ha detto essere il presidente del consiglio Matteo Colamussi e l’assessore alla Protezione Civile, Polizia Urbana, Sicurezza, Legalità e altro, Stephi Simone.
Segretario, l’opposizione ha quindi sollevato due questioni, non tre?
«Non tre, la questione di Colamussi e di Stephi Simone. La questione Colamussi rispetto alla nomina come presidente del consiglio di amministrazione delle FAL. Rispetto a questo caso mi ha (il consigliere Gigante, n. d. r.) sollevato la questione dell’incompatibilità. In relazione alla sua posizione ho chiesto al presidente del consiglio di fornirmi dei chiarimenti, chiarimenti che non sono tutt’ora giunti. Nelle more, comunque, io ho, per essere cauta, atteso, perché in altre realtà ci sono stati anche dei ricorsi. Rispetto al mio convincimento ho proposto un quesito alla funzione pubblica, la quale ritengo che nel giro di un mese e mezzo si dovrà esprimere».
Sul caso Colamussi lei ha interrogato la Funzione Pubblica, cioè il governo.
«Sì, perché la questione è complessa, sia per l’incarico che per la tipologia della funzione che riveste il presidente, visto che la norma sulla qualifica degli incarichi di vertice è piuttosto ambigua. Moltissime sono state le richieste di chiarimenti anche da parte dell’ANCI sul connaturare la qualifica di “incarico di vertice”».
Sulla incompatibilità del presidente Colamussi il segretario è, dunque, in attesa della risposta dell’interessato e dei chiarimenti chiesti direttamente a Roma, al governo.
Sull’assessore Stephi Simone la questione sollevata riguarda, invece, un contenzioso amministrativo della ditta individuale del defunto padre contro il comune di Rutigliano su delle somme contestate dallo stesso comune relative a oneri di urbanizzazione. Un contenzioso che risale al 1998 e che ha scontato, nel 2000, una sentenza del TAR Puglia di rigetto del ricorso.
«Per Stephi Simone -ci detto la dott. Gallucci- ci sono gli atti processuali, c’è l’estinzione del debito e la perenzione in secondo grado del ricorso». In sostanza, su quella vicenda non esiste più nessun contenzioso tra l’assessore e il comune perché il debito è stato pagato e il ricorso in appello abbandonato per mancanza di interesse.
Ma al TAR Puglia risulta esserci un altro ricorso di Stephi Simone, depositato -insieme ad altri soggetti- ad ottobre 2012 contro un decreto della Direzione Regionale dei Beni Culturali che estende il vincolo di inedificabilità intorno a una antica villa signorile dei primi anni del ‘900. In qualità di proprietario di alcune particelle interessate da quel vincolo, Simone ha chiesto l’annullamento del citato decreto e il ripristino dei vincoli presenti nel PUTT/P, vincoli che già prevedono una fascia di rispetto intorno a quella villa antica, fascia ridotta da 100 a 50 metri da una variante allo stesso PUTT adottata all’unanimità dal consiglio comunale nel 2008.
Questo ricorso è stato notificato anche al comune di Rutigliano, il quale comune, sul sito del TAR, alla voce “ricerca/ricorsi”, risulta tra i soggetti “resistenti” insieme alla Direzione dei Beni Culturali e al relativo Ministero, alla Soprintendenza dei beni Architettonici e Paesaggistici e ad altri due privati cittadini.
Che il comune sia stato chiamato in causa in questo recente ricorso lo si evince anche da una delibera di giunta, la 214 del 13 dicembre 2012, con la quale gli assessori presenti (Stephi Simone risulta giustamente assente), in relazione al ricorso in questione, decidono di non costituirsi in giudizio sulla base di “un parere tecnico" fornito dal responsabile dell’area edilizia e urbanistica del comune, il quale “ha ritenuto non necessario costituirsi nel giudizio atteso che non vi è un interesse pubblico da tutelare”. La giunta comunale, quindi, a dicembre scorso, ha deliberato la “inopportunità di resistere nel giudizio dinanzi al TAR Puglia proposto”, tra gli altri, da Stephi Simone.
Abbiamo “interrogato” il segretario comunale anche su questa vicenda, per sapere se, al di là della costituzione in giudizio, esiste o no una causa di incompatibilità tra Stephi Simone e la sua carica di assessore per il ricorso amministrativo in questione.
«Vorrei capire perché il comune ritiene di non costituirsi in giudizio» ci ha detto la dott.ssa Gallucci. «E’ importante capire esattamente le posizioni processuali delle parti per comprendere il rapporto della lite pendente, perché la norma dice: “colui che ha lite pendente nei confronti del comune”». «Quindi dobbiamo capire -ha proseguito- la posizione del comune nel ricorso; se il soggetto ha proposto ricorso contro il comune è chiaro che vi è una lite pendente».
«Come ho fatto -ha concluso il segretario- con le istruttorie che sono pendenti, ho bisogno di cinque minuti per guardarmela con calma. Ad oggi ribadisco che, se il ricorso è stato fatto nei confronti del comune è chiaro che sussiste lite pendente ed è evidente che scatta una situazione di incompatibilità. Ora voglio capire un attimo chi è resistente, chi ricorrente… Bisogna vedere bene i ricorsi, se ci sono altre carte in ufficio le leggiamo. Però questa situazione non mi è stata sollevata da nessuno».