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“Martucci” fuori dal Piano regionale dei rifiuti, e se la regione non è d’accordo?

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di Gianni Nicastro

La questione “Martucci” ritorna all’ordine del giorno nei comuni di Conversano e Mola di Bari in modo particolare, ma riguarda anche i comuni di Rutigliano e Polignano che, insieme a Mola sono territorialmente a ridosso di contrada Martucci, che si trova sul territorio di Conversano.

Preoccupati sono i comitati e le associazioni ambientaliste presenti su quello stesso territorio e impegnati da anni nella battaglia per la chiusura di un sito, Martucci, sede di quattro discariche. Una storia quarantennale di rifiuti scaricati per milioni di metri cubi nel primo e secondo lotto -esauriti e chiusi da tempo- e in una delle due discariche annesse all’impianto di selezione, biostabilizzazione e produzione di CDR (combustibile da rifiuto), pronte ad accogliere altre centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti.

I proprietari delle due discariche storiche, gli amministratori e i tecnici degli impianti industriali di smaltimento discarica-martucci-stralcio-paino-reg -5dei rifiuti siti in contrada Martucci, sono stati inquisiti dalla Procura di Bari, hanno subito un processo penale per disastro ambientale che si è concluso, nel 2018, con l’assoluzione di tutti gli imputati perché, si legge nella sentenza, il giudice ha ritenuto "che gli elementi acquisiti a sostegno" del disastro ambientale fossero "insufficienti, non inequivoci, in parte contradditori". L’accusa, dunque, non è riuscita a dimostrare scientificamente il disastro ambientale e neanche che i nitrati trovati nell’acqua dei pozzi intorno provenissero dalle discariche. Il disastro ambientale nel processo non è stato sufficientemente dimostrato, certo, ma non è in assoluto escluso che ci sia.

Insomma, un sito, quello di Martucci, compromesso sul piano ambientale, con due enormi discariche il cui percolato non si capisce che fine faccia dal momento che non viene estratto da anni. L’ARPA Puglia, come si evince da un verbale di sopralluogo di ottobre 2019, ritiene che, dal sequestro degli impianti (2012), il solo terzo lotto abbia prodotto approssimativamente 20.000 metri cubi di percolato. Che fine abbiano fatto questi 20 milioni di litri di percolato, nessuno lo sa. Come nessuno sa quanto percolato produce il primo lotto, per niente impermeabilizzato e sul quale, nel 2006, è stata tolta l’unica guaina che aveva, quella che lo ricopriva. Una situazione, dunque, davvero critica di un sito che andrebbe messo in sicurezza e costantemente monitorato in tutte le sue matrici ambientali.

Riaprire le due vasche di soccorso
La regione, invece, vuole rimettere in gioco le due discariche e, per questo, ha chiesto alla Procura il loro dissequestro e la possibilità di riutilizzarle fino al 2026 dopo, probabilmente, averne risolto i problemi di impermeabilizzazione.
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La prospettiva di una riapertura di quelle due discariche non trova d’accordo nessuno sul territorio. Decisa è l’opposizione dai comitati e delle associazioni ambientaliste. Il Consiglio comunale di Conversano si è riunito il 29 giugno scorso proprio sul problema Martucci, ne è scaturito un confronto che ha trovato tutti i consiglieri comunali sostanzialmente unanimi circa la contrarietà alla riapertura delle due discariche. E’ toccato al presidente del consiglio Carlo Gungolo sintetizzare la posizione dell’intero consiglio assunta durante una sospensione dei lavori.

«E’ stato ribadito un punto fermo -ha detto il presidente -, un obiettivo ormai non più rinviabile, ed è quello di individuare un termine, di dire basta vedere il sito di contrada Martucci sito di discarica, sito di impianti, sito posto all’interno del piano regionale dei rifiuti. Questa volontà deve essere ribadita all’interno di un deliberato che il consiglio comunale deve adottare».

Gungolo ha posto la necessità che la posizione di stralciare contrada Martucci dal Piano regionale dei rifiuti sia deliberata da tutti i consigli comunali dei comuni territorialmente interessati, quindi, dai consigli comunali di Rutigliano, Mola e Polignano e di deliberare quanto prima perché il termine per trovare una soluzione sta per scadere a causa della pressione che viene dalla comunità europea.

Il consiglio comunale di Conversano, dunque, voterà, non sappiamo ancora in quali termini e se in modo radicale, lo stralcio di contrada Martucci dal Piano regionale dei rifiuti; probabilmente faranno la stessa cosa Mola, Rutigliano e Polignano, anche qui non sappiamo in quali termini, se radicali o moderati.
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Il comitato molese “Chiudiamo la discarica Martucci”, Legambiente di Mola e Conversano, I Pastori della costa dalla collina al mare, l’Associazione “Gaia” Conversano e il FAI Conversano, hanno una posizione chiara, chiedono lo stralcio di Martucci dal Piano dei rifiuti regionale e la messa in sicurezza del sito e, su questo, hanno lanciato una raccolta di firme su change.org (qui).
Ma, mi chiedo, è possibile che la regione accetti una simile richiesta? Temo sia difficile, molto difficile.

La Progetto Ambiente,
gli impianti e il contratto

Per quanto legittima e condivisibile sia la richiesta di chiudere definitivamente il sito contrada Martucci, l’impressione è quella che si stia chiedendo ciò che la regione non concederà mai, non solo perché, politicamente, ha altre priorità (risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti in tutta la Puglia magari con nuove discariche), anche -e forse soprattutto- perché le imprese che hanno costruito, dal 2006 al 2010, e che gestiscono, dal 2012, quegli impianti, imprese ora dentro la “Progetto Gestione Bacino Bari Cinque S.r.l.”, non accetteranno mai di dismette la loro attività. E neanche è possibile, ovviamente, delocalizzare quegli stessi impianti.

E’ difficile chiudere le due discariche (vasca A e B), delle quali una è completamente vuota, ma è teoricamente possibile previa individuazione di un sito alternativo, con tutti i problemi politici e di protesta sociale che questdiscarica-martucci-stralcio-paino-reg -7o comporta. lo stralcio sulle discariche è quindi possibile. Stralciare, invece, "Martucci" in toto dal Piano regionale dei rifiuti significa chiudere tutto, anche gli impianti di selezione, biostabilizzazione e produzione di CDR. Il che non è solo difficile, ritengo sia proprio impossibile anche, e forse soprattutto, perché di mezzo c'è un contratto di gestione sottoscritto da Nichi Vendola, in qualità di presidente della regione e commissario delegato all’emergenza ambientale, e da Antonio Albanese, amministratore della Progetto Gestione Bacino Bari Cinque. Contratto, sottoscritto il 28 maggio 2012, che inchioda quegli impianti a contrada Martucci per quindici anni, quindi, fino a maggio 2027.

Impianti costruiti per il bacino BA/5"
Fino ad allora, la Progetto Ambiente ha il diritto di gestire impianti che sono stati pianificati, messi a gara d’appalto e contrattualizzati “a servizio del bacino BA/5”, come si legge nello stesso contratto, in tutti gli atti di gara e nel decreto del commissario delegato all’emergenza ambientale n. 08/CD del 25 gennaio 2011 nel cui oggetto si legge “Sistema pubblico impiantistico complesso, già realizzato, a servizio del bacino di utenza BA5 in agro di Conversano… Affidamento del servizio di gestione”.

Quegli impianti, dunque, compreso le due discariche che la regione vorrebbe riaprire, sono stati concepiti realizzati e contrattualizzati per chiudere il ciclo integrato dei rifiuti del bacino BA/5, al servizio, dunque, dei ventuno comuni di cui era composto. E, fino al 2015, solo i ventuno comuni dello stesso bacino, in effetti, conferivano i loro rifiuti in contrada Martucci anche se la regione, da qualche anno prima, aveva eliminato gli ATO inventandosi gli ARO, che sono degli ambiti territoriali ottimali più ristretti.

Dal 2016, in contrada Martucci, arriva anche l’indifferenziato di altri diciannove comuni della provincia di Bari e della BAT nel silenzio assordante di comitati, associazioni e comuni interessati territorialmente. Martucci, l’anno scorso, ha rischiato anche di ricevere 40.000 tonnellate di rifiuti dalla Calabria.

La riduzione del danno
Ora, dovrebbe essere chiara l’impossibilità di mandar via da contrada Martucci le imprese che gestiscono quegli impianti; è chiaro anche che la regione ha tempo fino alla fine di quest’anno, come chiesto dall’Europa e come ha ricordato il sindaco Giuseppe Lovascio nel consiglio comunale del 29 giugno scorso, per trovare una soluzione, cioè nuove discariche che servono al rinnovo del Piano regionale dei rifiuti. E in sei mesi, ora cinque, è quasi impossibile trovare un nuovo sito di discarica alternativo a contrada Martucci e, comunque, quand’anche lo si trovi, rimane il fatto che gli impianti industriali di selezione, biostabilizzazione e CDR rimarrebbero lì.

Di fronte a una situazione del genere, ci vorrebbe una proposta alternativa, una sorta di “piano B”, che punti, perlomeno, a ridurre il danno fino al 2027.

La propostadiscarica-martucci-stralcio-paino-reg -1
Quegli impianti ritornino al servizio dei soli comuni dell’ex  bacino BA/5, non entri neanche un chilogrammo di rifiuto che non provenga da quei ventuno comuni. Certamente entreranno meno rifiuti, tra l’alto adeguatamente differenziati, soprattutto nell’organico, quindi a minor impatto ambientale.

La progetto Gestione andrà in perdita perché arriveranno meno rifiuti? Non è un problema dei comuni e neanche dovrebbe essere un problema della regione. Il problema è tutto del gestore che ha sottoscritto un contratto in cui l’unico obbligo che compendia, riferito ai comuni dell’ex BA/5, è quello di conferire i loro rifiuti lì, a contrada Martucci, un obbligo di luogo, non di quantità.

Tra l’altro il contratto in questione è stato sottoscritto nel 2012, quando già da sei anni vigeva -e vige tutt’ora- il Codice dell’Ambiente (D. Lgs. 152/2006), che impone a tutti i comuni italiani una raccolta differenziata di “almeno il sessantacinque per cento entro il 31 dicembre 2012 (art. 205)”. Siamo nel 2021, diversi comuni dell’ex BA/5 differenziano l’80%, altri il 70%, insomma una media di bacino che supera il 60%.

L’indifferenziato in contrada Martucci arriverebbe quasi privo di organico e in minore quantità?
Be’… che arrivi senza organico, o con poco organico, è un bene per Martucci perché è l’organico, e la sua degradazione, a produrre percolato. Che arrivi in minore quantità anche questo è un bene per Martucci ed è perfettamente in linea con la legge e con tutta la successiva normativa (finanziarie e norme regionali) che relegano alla discarica il minor quantitativo di rifiuti possibile.
E poi, c’è il rischio di impresa, che dovrebbe valere per tutte le imprese che investono, nel privato e nel pubblico.

 

 

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