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Trilogia dell’adolescenza, Onofrio Pagone presenta il romanzo “Io non ho sbagliato”

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di Teresa Gallone

Rutigliano. Mercoledì 14 dicembre scorso si è tenuto il primo appuntamento di dibattito e dialogo della “Trilogia dell’Adoloescenza”, progetto ideato dai docenti e dagli alunni del Polo Scolastico “Alpi – Montale”. Tale progetto è stato pensato per connettere il mondo degli adulti a quello dei ragazzi, instaurando un rapporto di scambio aperto di opinioni e riflessioni su temi attuali quali l’immigrazione, la maternità, il rapporto con la famiglia, la funzione delle istituzioni.

Sono intervenuti al primo appuntamento Onofrio Pagone, giornalista per La Gazzetta del Mezzogiorno e autore del romanzo “Io non ho sbagliato” (2016, Giraldi Editore), Rosy Paparella, Referente Regionale per i diritti dei minori. Il dibattito è stato introdotto dalla dirigente scolastica Angela Borrelli e da una delle curatrici del progetto, la professoressa Carla Onorato. Presenti anche il sindaco Roberto Romagno e l’assessore alla Cultura e al Turismo Gianvito Altieri.

Hanno partecipato attivamente gli alunni del Polo Scolastico “Alpi – Montale” e della Scuola Secondaria di Primo Grado “A.Manzoni”. L’incontro è stato aperto e moderato dall’autrice di questo articolo per conto della sezione cultura della redazione di Rutiglianoonline.
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Oggetto di questa prima conferenza della Trilogia, “Io non ho sbagliato” di Onofrio Pagone, romanzo di formazione, racconto sociale, singolare e ben bilanciata commistione di cronaca e fictio letteraria. Pagone dà voce ad Annamaria, giovanissima madre immigrata clandestina, e alla sua battaglia contro ciò ha la pretesa di essere logico, razionale e infallibile, il mondo degli adulti e della legge.

L’autore stesso ha definito il suo come un «racconto di denuncia sui limiti della giustizia, del funzionamento del nostro welfare, del rispetto dei diritti dei minori». La protagonista della storia si troverà a vivere a sue spese il divario non colmato fra la giustizia e il diritto, la supposta protezione assicurata dallo stato e dagli adulti e l’effettiva messa in pratica di tali concetti.

L’intervento di Rosy Paparella ha contribuito a chiarificare qual è, nella corretta prassi, l’atteggiamento delle istituzioni verso casi analoghi a quello di Annamaria. Chi lavora per garantire al minore non accompagnato protezione, si impegna in primo luogo ad ascoltarlo e a informarlo sulla sua condizione e sui suoi diritti. Raccontando le sue impressioni sul romanzo di Onofrio Pagone, Paparella ha definito la vicenda come “paradigma dei diritti negati”, riferendosi a quelli elencati nei 51 articoli della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, stabiliti per tutelare, eliminare ogni singola discriminazione e ascoltare i minori privi di protezione in suolo nazionale e internazionale.

A detta di Rosy Paparella, il «peccato originale» compiuto ai danni di Annamaria consisterebbe proprio nella mancata applicazione da parte della giustizia dei principi di tutela sui minori, venendo meno alla funzione di informazione chiara e comprensibile a favore dell’interessato sui propri diritti. La protagonista del romanzo di Onofrio Pagone vivrà dunque il dramma dell’impossibilità alla comunicazione non solo con il contesto familiare ma anche con quello ignoto in cui, si suppone, avrebbe dovuto essere protetta in quanto minore e madre.
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Onofrio Pagone ha preso subito dopo parola, definendosi soddisfatto del riscontro attivo dei lettori del suo romanzo, la cui funzione verte innanzitutto alla crescita della coscienza critica della comunità. Si è poi soffermato sulle radici della storia che ha raccontato e che affondano in una vicenda reale, risalente al 2005-2006. Annamaria, nome fittizio della protagonista con una importante valenza sottesa, ha consegnato a Onofrio Pagone la sua storia di ragazza madre immigrata clandestina in Italia e vittima di un climax di ingiustizie.

La vicenda è stata seguita dall’autore per La Gazzetta del Mezzogiorno. Pagone ha confidato al pubblico il proprio coinvolgimento emotivo nei confronti della storia e quindi la necessità di raccontarla. Ha rivelato di aver scritto di getto, immedesimandosi impulsivamente nella prospettiva della protagonista e scrivendo in prima persona. Questa prima rivelazione dell’autore ha innescato un dialogo con il pubblico privo di rigidità, naturale e stimolante da ambo le parti. I ragazzi in primo luogo hanno sottoposto a Onofrio Pagone questioni letterarie e morali, pensieri e impressioni.

È stato chiesto in quale modo un uomo abbia potuto scrivere dal punto di vista di una donna e madre. L’autore ha sottolineato come il coinvolgimento emotivo abbia giocato un ruolo cardine nella scelta della prima persona e quanto faticoso sia stato il percorso di immedesimazione. Da questo punto è stata posta la questione della maternità raccontata da chi non può viverla e in teoria non avrebbe gli strumenti per raccontarla.trilogia-liceo-giovani-3

Pagone ha rivelato di essersi interrogato a lungo sul problema, ponendo in luce l’aspetto duale della maternità vissuta emotivamente anche dalla parte maschile della coppia e sostenendo di aver voluto puntare sull’aspetto della genitorialità. Coinvolti in prima persona uno dei punti cardine del romanzo, la comunicazione e l’interazione con il mondo degli adulti e non, i ragazzi hanno sollecitato i relatori ad approfondire il tema, puntando su ciò che nel romanzo viene sottolineato, la libertà data dalla parola e, di contro, il mancato ascolto della protagonista e delle sue ragioni.

Pagone ha fatto presente la «mancanza della grammatica della comunicazione» che va a incidere sui rapporti sociali, anche quelli fra genitori e figli: la comunicazione sarebbe oggi strumento usato senza consapevolezza, accumulo di significanti in qualche maniera scissi dal significato di cui dovrebbero essere veicolo. Rosy Paparella ha aggiunto che la distanza intergenerazionale fra adolescenti e adulti si è cancellata complicando i rapporti di comunicazione fra ambo le fasce d’età: gli adulti si troverebbero in uno status di “adolescenza congelata” che andrebbe a fomentare conflitti e incomprensioni nel confronto con gli adolescenti.

In conclusione di dibattito, Onofrio Pagone ha manifestato la sua soddisfazione per la partecipazione attiva del giovane pubblico presente, per le molteplici interpretazioni della storia di cui si è fatto portatore, per i vari spunti emersi e approfonditi, rendendo merito in primo luogo alla prontezza e alla consapevolezza dei ragazzi.

Al termine della conferenza è stato reso noto l’appuntamento di dialogo successivo, “Il mondo dei minori: Figli, Famiglia. Incontro e Scontro”, previsto per il 16 gennaio 2017 con gli interventi di Saverio Abruzzese, psicologo e consulente tecnico presso il Tribunale dei Minori di Bari e di Lucia Legati, avvocato esperto di mediazione familiare.



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