Nicola Lofoco presenta “Cronaca di un delitto politico”
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- Pubblicato Lunedì, 07 Novembre 2016 08:16
- Scritto da Teresa Gallone
di Teresa Gallone
Rutigliano. Giovedì 3 novembre scorso in occasione dei consueti appuntamenti letterari, la Libreria Odusia ha ospitato Nicola Lofoco, autore del volume “Cronaca di un delitto politico” (Les Flâneurs Edizioni). È intervenuto in qualità di relatore e interlocutore dell’autore Giuseppe Valenzano, consigliere delegato metropolitano.
Lofoco, strenuo fautore del giornalismo imparziale e mai fazioso, punta nella sua opera a confutare ogni interpretazione fascinosamente “complottista” del cosiddetto ma non tale “affaire Moro”. Giuseppe Valenzano ha definito il volume “interessante perché offre una visione diversa dalla lettura maggioritaria” e ha invitato l’autore a chiarire cosa lo abbia mosso nella direzione dell’esame scientifico imparziale dell’evento. Nicola Lofoco ha definito la teoria del complotto sul rapimento e l’assassinio di Aldo Moro “senza riscontri e condita con storie letteralmente inventate”. La sua posizione deriverebbe dall’esame approfondito delle carte processuali, delle testimonianze e dal contatto diretto con i brigatisti responsabili.
La tesi di Lofoco è chiara: il caso Moro è stato oggetto di speculazione perché “imbevuto di politica”, connesso alla caduta del mito della “verginità comunista” e al rifiuto in casa PCI di ammettere che la vocazione rivoluzionaria alla base del partito abbia poi condotto a conseguenze estreme. Il tutto sarebbe poi collegato al contesto internazionale e agli eventi precedenti il 1978.
Nella sua opera Nicola Lofoco punta a confutare concretamente alcuni dei falsi miti costruiti attorno al caso Moro. Emblematico a questo proposito, il riesame della testimonianza dell’ingegner Alessandro Marini. Secondo il suddetto testimone al momento della sparatoria in Via Fani sarebbe partita una scarica di proiettili da due individui a bordo di una moto Honda rossa. Marini ha poi sostenuto che il parabrezza del suo motore sarebbe stato crivellato dai colpi.
Lofoco ha riletto la testimonianza avvalendosi delle dichiarazioni contrarie dei brigatisti coinvolti e dei reperti fotografici emersi nel 2015 che mostrano il parabrezza del veicolo di Marini intatto. Sulla fantomatica presenza della moto sul luogo della strage è stato detto e scritto molto per un trentennio, ignorando volutamente i dettagli concreti ed evidenti: i reperti fotografici, emersi anni dopo, la mancata conferma da parte degli agenti dell’eccidio e degli altri testimoni presenti, il probabile stato confusionale di quello che è stato definito il “supertestimone”.
Lofoco smantella un altro presunto mistero fonte di speculazione, il presunto annuncio anticipato del rapimento di Aldo Moro a opera di Radio Città Futura. L’emittente, secondo la testimonianza di Clara Giannettino, avrebbe trasmesso la notizia 45 minuti prima della strage di via Fani. L’autore riporta l’accaduto nell’alveo della concretezza sostenendo un probabile sbaglio della testimone la cui dichiarazione peraltro non è stata mai confermata.
I quesiti sollevati da alcuni presenti hanno dimostrato l’efficacia della speculazione mediatica e politica attorno al caso Moro. Molti fra il pubblico si sono dimostrati convinti dell’effettiva esistenza ancora non chiarita di retroscena foschi che coinvolgerebbero servizi segreti internazionali, logge massoniche e associazioni criminali. Le risposte di Lofoco hanno dimostrato il sostrato debole di tali convinzioni, orientando il pubblico verso una visione concreta del fatto, verso la verità storica ampiamente documentata, quella delle falle effettive nelle indagini, dei falsi testimoni e di ambigui personaggi chiave.
Nel corso della presentazione Nicola Lofoco è riuscito in modo mai pedante a far focalizzare anche più convinti assertori delle teorie del complotto sui soli punti degni di considerazione: l’effettiva responsabilità delle BR, la concretezza delle pene inflitte e la tragica fine insensata di sei uomini.