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Treno della Memoria, i ragazzi del liceo "I.Alpi" raccontano la loro esperienza

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di Teresa Gallone

Rutigliano. Mercoledì 27 aprile scorso il liceo “Ilaria Alpi” ha presentato alla cittadinanza il progetto regionale “Treno della Memoria” a cui hanno preso parte alcuni ragazzi delle classi terze, quarte e quinte. L’evento si è svolto nella sala convegni di Palazzo San Domenico ed è stato coordinato dalla docente Carla Onorato. Sono intervenuti il prof. Daniele De Luca, docente di storia delle relazioni internazionali presso l’Università del Salento e Paolo Paticchio, presidente del progetto “Treno della Memoria” per la regione Puglia.
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Il progetto ideato e curato da Paticchio da undici anni ha lo scopo di rinnovare la prospettiva del concetto di memoria e ricordo coinvolgendo attivamente i partecipanti in un viaggio concepito come percorso fra le pagine più buie e spesso dimenticate della storia europea. Il viaggio mira a smuovere e sollecitare la coscienza dei partecipanti, direttamente coinvolti negli eventi, resi consapevoli del passato e pronti all’impegno presente per un futuro diverso.

Il progetto nel tempo è stato modificato: prevede sei tappe intermedie che precedono l’arrivo a Cracovia, un percorso in climax nei luoghi europei segnati dagli eventi significativamente più infausti del secolo scorso. Paticchio ha sottolineato la necessità di mostrare concretamente ai partecipanti i segni delle responsabilità italiane nell’eccidio degli ebrei e infatti una delle tappe del percorso è Fossoli (Emilia Romagna). In questa località fu allestito un campo di prigionia nel 1942, successivamente utilizzato dalla Repubblica Sociale Italiana come campo di concentramento e di deportazione degli ebrei e degli oppositori politici.
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La professoressa Onorato ha aperto la conferenza chiarendo che il progetto è stato presentato e accolto dagli alunni dell’indirizzo “Scienze Umane” (opzione Economico-Sociale) in accordo all’obiettivo più ampio di conoscenza consapevole della storia contemporanea del continente, di apertura e di formazione di futuri cittadini attivi operanti nel macrocontesto europeo.

I ragazzi sono stati accompagnati in un percorso di decostruzione del significato tradizionale della parola “memoria” come commemorazione passiva e di costituzione di uno nuovo che abbraccia la volontà di ri-vivere criticamente per arricchire il presente e migliorare il futuro.

È seguita la proiezione di un video realizzato dall’alunna Clarissa Redavid, una summa dell’esperienza vissuta accompagnata da reperti fotografici e pensieri, preceduta dall’esecuzione del brano “Memory”. Il video ha mostrato le varie tappe del percorso compiute dagli alunni prima di arrivare ad Auschiwitz e Birkenau: Fossoli, Praga, Lidice (paesino della Repubblica Ceca raso al suolo e mai più ricostruito), Cracovia.treno-memoria-art -1

Il professor De Luca ha preso successivamente la parola chiarendo alcuni punti. Durante il percorso i ragazzi hanno avuto modo di interrogarsi sulla possibilità di una ripetizione dell’evento Shoah. De Luca ha spiegato che la riproposizione di un evento di tale portata, supportato da un’organizzazione meticolosa e scientifica, è improbabile ma la mancanza di coscienza internazionale sta conducendo alla creazione di “tante piccole Auschwitz in Europa”. L’assenza di un sentimento consapevole internazionale è comunque il trait d’union fra gli eventi passati e quelli presenti.

Infatti De Luca ha sottolineato come la questione del profughismo fosse stata già affrontata nella conferenza di Evian nel 1938 senza un risultato concreto: allora come oggi i paesi europei rifiutarono di accogliere i profughi per non modificare il numero delle quote immigrative. La mancanza di coscienza internazionale accomuna i due secoli e si concretizza nella mancata resistenza agli eventi e nella tendenza alla chiusura interna degli stati sordi a qualsiasi soluzione alternativa (si veda la questione austriaca e la recentissima barriera sul Brennero).

La conferenza si è chiusa con l’intervento di alcuni alunni e la riproposizione del rito conclusivo del percorso svoltosi a Birkenau. Nel campo i ragazzi hanno impresso la loro impronta per far rivivere una vittima scelta da loro. L’impronta è stata impressa nuovamente su un lenzuolo, questa volta per far rivivere il loro pensiero e le loro sensazioni. La rivisitazione del rito è stata sigillata dall’esecuzione della colonna sonora de “La vita è bella” e dalla consegna del fischietto in terracotta ai relatori.

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