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Un barese sul tetto dei libri! La Ferocia di Lagioia vince lo Strega

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di Carlo Picca

La recentissima vittoria di Nicola Lagioia con la “Ferocia” (Einaudi) al Premio Strega 2015, è a ben vedere, la vittoria della scrittura, ovvero della dedizione alla parola scritta, ed alla cura dell’intreccio e della trama, le quali sanno ospitare storie che vanno ben oltre il semplice foglio. E’ il meritato premio al lavoro di uno scrittore. Cinque anni ci sono voluti dal suo ultimo “Riportando tutto a Casa” sempre Einaudi, ma la pazienza e l’opera certosina della scrittura messa in atto, ha dato i suoi frutti.

Nicola Lagioia, barese, classe 1973, dirige nichel, la collana di letteratura italiana di Minimum Fax. Dal 2010 è alla conduzione di Pagina3, la rassegna quotidiana delle pagine culturali trasmessa da Rai Radio 3. E dal 2013 è tra i selezionatori della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Con Bari sullo sfondo, la storia de -La Ferocia- è ambientata nei nostri giorni. È notte. Clara cammina sul ciglio della statale 100, la Bari-Taranto. E’ nuda ed insanguinata. Di lì a poco, travolta da un camion, la si ritroverà morta, nei pressi di un autosilo. Per tutti è semplicemente un suicidio quello di Clara, secondogenita del ricco palazzinaro barese Vittorio Salvemini.

La violenta scomparsa di Clara, è il principio del racconto di una trama a ritroso. Dà inizio al crollo della famiglia ed il suo impero economico intrecciato in la-gioia-premio-strega-1modo ambiguo con il potere politico ed accademico.

Il focus del romanzo non è quindi la morte di Clara bensì la sua vita. Nel romanzo sono infatti continui i riferimenti che portano il lettore sempre alla ricostruzione della sua persona e degli uomini e donne che le sono stati vicini, non sempre nel bene.
La morte è così un ordigno che esplode ineluttabile nella famiglia Salvemini. Questa morte avvenuta in circostanze non chiare, dà anche il via alla descrizione delle vicende di una famiglia alla deriva.

Ogni istante è buono per rinascere, per godere delle piccole cose e della propria libertà. Ma ne -La Ferocia- l’obiettivo dei personaggi non è rispondere all’angoscia opponendo contro ragioni motivanti. Non è migliorare la circostanza, perché non c’è obiettivo ne -La Ferocia-, i personaggi infatti si lasciano dominare dagli eventi.

- La Ferocia- narrata da Lagioia, è infatti ancestrale, proviene da un luogo atavico, arriva a vivere e possedere l’uomo, e non c’è al contempo possibilità di miglioramento, non c’è ceto sociale che tenga. La Ferocia è la descrizione naturalista di un bestiario moderno all’Emile Zola, nel quale come in Germinal, tredicesimo del Ciclo de I Rougon-Macquart (1871-1893), trionfa la “banalità del male”, la sopraffazione umana ad opera di un potere dove il tabù, il denaro, hanno messo sul marciapiede ogni morale.

Ma se Étienne  non smette di lottare contro le disuguaglianze, perché riesce nonostante tutto ad immaginare un giorno migliore privo di ingiustizia, in -La Ferocia-, il sentimento della speranza, il lettore deve andarlo a cercare perché è ben mimetizzato.
La bravura di Lagioia è mettere su tela, una scrittura ricca di immagini, metafore. La bravura di Lagioia sta nel creare veri personaggi con elementi narrativi molto vicini al linguaggio delle immagini e ai meccanismi della cinematografia. La vittoria di Lagioia è la vittoria di chi, da anni lavora nel back office, editor, conduttore radiofonico, giurato al festival di Venezia, è la vittoria di chi legge, di chi fa ricerca.

Ne è passato di tempo dal 2001, dal suoi “Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj” (Minimum Fax) e da “Occidente per principianti” (Einaudi 2004). Già “Riportando tutto a casa” Einaudi, nel 2009, segnava una svolta, ora La Ferocia segna un importante punto d’arrivo che ci auguriamo sia solo momentaneo, si sa, a volte raggiungere le mete può far perdere gli stimoli, ci auguriamo di no, sarebbe un vero peccato!



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