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C’è sempre tempo per “Navigare”, in mostra fino a domani

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mostra-valentino


di Rosalba Lasorella

A volte è una brezza sopraffina, più spesso è un uragano turbolento.  A volte è il timore di annegare, più spesso è il desiderio di esplorare. Circostanze e sensazioni difficili da prevedere, dalle quali dipende –nel bene e nel male- la spinta a sciogliere i nodi, a levare l’ancora per abbracciare nuovi orizzonti.

Una spinta che Vito Valentino, artista e designer di origine conversanese, avverte costantemente e alla quale cede spogliando tale richiamo della sua veste ingannevole: sirene, rocce e suadenti melodie nulla possono contro la fantasia che prende forma, l’imperfezione che arricchisce e rende la barca (equipaggio compreso) meno suscettibile agli urti.
Avventuriero per vocazione, Vito unisce la sua passione per l’artigianalità all’evocazione di mondi ancora inesplorati o già perduti, incastrando pazientemente materiali di scarto per costruire barchette di ingegnosa composizione.

Modellismo ecosostenibile, scultura e design si fondono, dunque, in “Navigare”, la mostra allestita dall’associazione Soft Crash presso le Officine U.F.O. di Rutigliano e visitabile ancora fino a domani (orari di apertura 17.30 – 20.30).  Qui le opere –come scrive Donatella Campanella in una breve biografia dell’artista suo compagno- «profumano d’infanzia, ricordano i giochi con le costruzioni, le barchette di carta, ma anche un controtempo rispetto alla dinamicità del presente».

Campanelle arrugginite, manici di ombrello, cannucce, pezzi di legno, residui di stoffa si trasformano in vele, timoni, remi e scialuppe per guadagnarsi una nuova vita e concedere ai naviganti –quelli reali e quelli metaforici- l’occasione di salpare nello spirito di vera essenzialità.
Con«i modelli in testa» e «le scintille nelle mani», Vito –così descritto da Miki Gorizia- offre in “Navigare” un esempio di creatività irrefrenabile, capace di restare ma desiderosa di andare.

Lui, tornato in Puglia dopo anni di viaggi all’estero, vuole fare del design la sua vita e forse lascerà ancora la terraferma per cercare nuove possibilità.  D’altra parte, si sa, il mare sembra immobile da tempo e noi, figli di un “navigare” sempre più virtuale, siamo tutti sulla stessa barca.




 

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