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Inaugurazione del «Medaglione di San Nicola», una querelle “anticlericale” rutiglianese

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di Vito Castiglione Minischetti

Il 6 dicembre del 1900 si inaugurava il Medaglione di San Nicola, realizzato dallo scultore di Rutigliano Natale Camillo Dioguardi. Il rilievo scultoreo, come è noto, fu in un primo tempo collocato sotto il cornicione d’una porta murata della Chiesa Madre, e venne poi trasferito nell’attuale collocazione dopo lo storico restauro interno della chiesa negli anni ’60 del Novecento. Il tondo nicolaiano doveva comportare inoltre una lapide posta al di sotto con l’iscrizione che era stata fatta redigere dal prof. don Paolo Goffredo Moccia1 (trascritta qui di seguito).

Un anno prima, l’11 dicembre 1899, l’Amministrazione comunale aveva inviato una richiesta al Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti per dichiarare l’abbandono della costruzione del monumento a San Nicola che era stata avviata diversi anni prima e fare presente che era «desiderio [dell’Amministrazione] di collocare invece sulla facciata esterna di settentrione, di questa Chiesa Matrice, un medaglione in marmo con la effige di S. Nicola; avente al basamento una lapide sulla quale dovrebbe incidersi quella iscrizione che verrebbe dettata dall’Amministrazione delle Reali Chiese Palatine [...] volge calda preghiera alla E. V., perché voglia degnarsi permettere [...] la esecuzione del progettato medaglione nel sito sopra indicato, per la qual opera il Comune ha disponibile i fondi necessari»2 .

Ma le cose, sembra, non andarono per il verso giusto. Ci fu a Rutigliano una specie di polemica alla Guareschi, da quanto si apprende dal breve articolo a firma di Amleto, pubblicato sul Corriere delle Puglie del 22 gennaio 1901, il quale non esita a definire «l’incidente» come un atto di “anticlericalismo” da parte dell’Amministrazione comunale allora in carica.

Il «comico incidente» di cui si parla nell’articolo in questione, trova da una parte la committente Amministrazione comunale e dall’altra il Professore don Paolo Goffredo Moccia, autore dell’iscrizione. Il professor Moccia era una figura molto nota in Puglia per esssere stato un vecchio patriota, un «dotto prete giobertiano, − si legge nell’annuncio della sua morte pubblicato nell’Archivio pugliese del Risorgimento italiano − che in Altamura ed in Acquaviva avea tenuto con molto plauso la direzione di quegli Istituti d’imedaglione-san-nicola-1struzione secondaria, e che arieggiava simpaticamente, per il suo passato patriottico, per il suo carattere ed un poco per i suoi tratti personali e per la stessa foggia di vestire, il celebre D. Giovanni Verità, il sacerdote garibaldino di Modigliana»3.  Lo ricordiamo anche per essere stato consigliere comunale negli anni ’80 dell’Ottocento e per essere l’autore dell’Elogio funebre a Giuseppe Del Drago.

Ora, possiamo tranquillamente ammettere che anche a Rutigliano ci siano state propaggini di idee cosiddette “anticlericali”, molto alla moda in quei tempi, a cavallo tra fine Ottocento e prima metà del Novecento, e che quindi il testo dell’iscrizione del Medaglione di San Nicola abbia dato l’occasione all’Amministrazione comunale di cercare di contenere l’ingerenza della gerarchia ecclesiastica. Ma, gli aspetti della “disputa” evocati nell’articolo firmato Amleto appaiono piuttosto “shakespeariani”, alla luce anche delle celate posizioni anticlericali che aveva il Corriere delle Puglie, giornale liberale, il più diffuso fra i giornali pugliesi, attivo dal 1887 al 19234.

È evidente che la pseudo-querelle evocata dal Corriere delle Puglie tendeva, se non altro, a «far passare un quarto d’ora d’ilarità ai lettori» qualificando l’attitudine dell’Amministrazione comunale di Rutigliano da «ateista intransigente».

Sappiamo, poi, come andò a finire: l’Amministrazione comunale, che era la committente e l’organizzatrice dei festeggiamenti5, optò per una semplice iscrizione che si poteva ancora leggere sino agli anni ’60 e che recitava: «AL TAUMATURGO DI MIRA / SUO PROTETTORE / IL POPOLO DI RUTIGLIANO / VI DICEMBRE MCM»6.

_____________________

«Come si afferma anticlericale un’amministrazione comunale (Amleto)
Corriere delle Puglie, 22 gennaio 1901.

L’incidente è semplicemente comico, e non valerebbe neanche la pena se ne parlasse; e ne scrivo solo per far passare un quarto d’ora d’ilarità ai lettori del Corriere delle Puglie.
Per antica e tradizione e consuetudine anche fino a pochi mesi addietro qui si son visti assistere a tutte le funzioni religiose e fino seguire le processioni portando l’ombrello, anche varii dei componenti l’attuale amministrazione municipale, che ora cerca in ogni modo dimostrarsi anticlericale, confondendo il clericalismo con la religione.
La più recente prova di questi liberali sentimenti – il caso è tipico – l’abbiamo in questo incidente.
Parecchi giorni sono, si scopriva sotto il cornicione d’una porta murata della Chiesa Matrice, un medaglione di San Nicola, opera discreta del giovane artista Natale Dioguardi.
Si sapeva che l’iscrizione era stata dettata dal cav. Paolo Goffredo Moccia, al quale l’Amministrazione comunale si era rivolto, fin dallo scorso luglio, come persona più competente.
Ma con meraviglia dei più si vide, che alla iscrizione del cav. Moccia se n’era sostituita un’altra, mingherlina e senza sugo; o per meglio dire, dalla iscrizione del cav. Moccia si era presa una riga sola.
Ecco intanto – perché i lettori giudichino, la bella iscrizione, segnando in carattere corsivo la riga tolta:


Questo voto di popolo e magistrato cittadino
Al Taumaturgo di Mira suo Protettore
Dice
Son emule in liberi tempi religione e civiltà
Illustrano e fanno ammirati popoli e nazioni
Oggi inaugurando
Ponemmo questa pietra
Documento delle nostre Fedi
Esempio agli avvenire

_______


Naturalmente la curiosità fece capolino e si venne a sapere che, presentata dal cav. Moccia, la iscrizione, questa non era andata a versi dei signori del Comune, per le parole: Magistrato Cittadino!
Tali parole, secondo essi, contraddicevano all’indirizzo anticlericale (sic) della Amministrazione; e perciò, nonostante che il concetto fondamentale della iscrizione posasse sull’intero primo verso, pregarono lo scrittore a toglierle, non amando passare alla posterità con la qualifica di clericali.
Invano il Moccia tentò persuaderli; le sue crescenti ragioni non valsero; e pur essendo essi rappresentanti di questo popolo migliore dei suoi preposti, e pur lasciando tracce di quello che sono, oltre che nelle opere, negli archivii del Comune; non vollero segnare orma di sè nel marmo; ed al rifiuto naturale di Moccia, risposero con lo sfregiare la sua iscrizione.
Che nell’amministrazione di Rutigliano non vi sia il fiore della letteratura paesana era cosa risaputa; ciò che non si sapeva è che vi fosse elemento da atteggiarsi a un ateista intransigente; dubitiamo però fortemente non dovette essere elemento intruso, non nato certo in Rutigliano».

 

___________________________________________

1 Paolo Goffredo Moccia (1835?-1915).
2 Lorenzo Cardassi, il suo tempo e la sua storia di Rutigliano, a c. di F. Dicarlo, A.B.M.C., 2004, pp. 150-151n.
3 Cfr. Archivio pugliese del risorgimento italiano, Anno II, Gennaio-Febbraio-Marzo 1915, Fasc. I, p. 79.
4 A. Dargenio, «Nicola Monterisi, Il Buon Senso e la stampa anticlericale», in Campania sacra, vol. 43, 12, Anno 2012, p. 559.
5 Da una delibera comunale del 23 marzo 1921, si apprende che la festa civile nel passato era organizzata dall’Amministrazione comunale che « per antica consuetudine designa(va) le persone incaricate di organizzare gli annuali festeggiamenti popolari al patrono della città … », cfr. A. D’Alba - N. Valenzano, «San Nicola tra devozione e folklore», in Ego Sum Nicolaus Protector Vester..., a c. di A. Damato, Alberobello, A.G.A., 2001, p. 169.
6 Cfr. G; Boraccesi, «Rutigliano: Sancti Nicolai Terra», in Ego Sum Nicolaus Protector Vester..., a c. di A. Damato, Alberobello, A.G.A., 2001, p. 154.

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