Gara internazionale di traduzione, Dominga Valenzano due volte seconda
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- Pubblicato Giovedì, 18 Aprile 2019 01:01
- Scritto da Luisa Brattico
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Un lontano giorno di dicembre, Dominga Valenzano, IV B LC del Liceo “S. Simone-D. Morea” di Conversano, mi scrive: “Prof., che ne pensa? Sembra una cosa interessante”. Leggo il link che mi ha inviato su whatsapp: non c’è mai tempo di parlare in classe di attività extracurricolari, così concedo volentieri ai ragazzi uno spazio virtuale di scambio notizie e info. E sono anche un po’ curiosa. “XIX Certamen Lucretianum, Internazionale, Napoli”.
Interessante, è interessante. Intanto, si tratta della mia cara Napoli, la città che assomiglia al corpo di una bella sirena distesa, la mitologica Partenope. E poi, avevamo appena terminato di lavorare su Lucrezio, in più avevamo avuto l’opportunità di seguire una sontuosa lezione del prof. Ivano Dionigi presso il Salvemini di Bari e inoltre, la mia collega, prof.ssa Carmen De Mola, era riuscita ad impegnare il prof. Mario Lentano dell’Universita’ di Siena, per un’altra lezione a tema presso la nostra scuola, il Liceo classico “D. Morea” di Conversano. Comprendo l’interesse di Dominga, ragazza molto ricettiva, e le rispondo, come quasi sempre in queste circostanze: “Why not? Abbiamo lavorato tanto e bene, lavoreremo ancora e sarai pronta a recitar una parte decorosa anche su quel palcoscenico”.
Certo, non è semplice: si tratta di una gara internazionale di traduzione, con studenti che convergono da tutto il mondo, richiamati dalla bellezza del luogo, traducendo anche in inglese e francese, ed è richiesto un commento articolato su tre quesiti, vertenti sulla comprensione complessiva, sugli aspetti formali e sugli aspetti scientifici del brano.
Fatalisticamente, scrivo a Dominga: “Audentes fortuna iuvat, Se mai dovessi riuscirci, sarà tanto merito tuo, che te lo sei anche scelto”. E si incomincia il lavoro, a tempo perso, dopo aver terminato l’ordinario. Raduniamo libri, saggi... Qualcosa già l’ho, altro materiale lo acquisto io, altro ancora lei. Ed arriva la data, 25 febbraio: valigie pronte, permesso ottenuto faticosamente da scuola. Ebbene, a Napoli scuole chiuse, causa maltempo: dal Tito Lucrezio Caro arriva la notizia che la gara è rimandata a data da destinarsi.
Dopo aver lanciato due o tre giaculatorie, si va al lavoro e la vita continua: si studia, si prosegue con la scuola e le attività più disparate e, a tempo perso, Dominga continua a ripetere, da sola. Io, non ne posso più e, dopo 4-5 mesi, non saprei nemmeno cos’altro insegnarle, se non la pazienza e l’attesa.
Nuova data: 14 aprile. Partiamo per Napoli. La quantità di partecipanti è tale da generare un po’ di sgomento: sono più di cento concorrenti, due al massimo per scuola. Quindi, una cinquantina di scuole.
Vado a farmi un giro, i ragazzi traducono, riflettono, producono. Una prova del genere è formativa. Ha ragione la preside, prof.ssa Carmela Nunziata, ha ragione l’organizzatore, il prof. Cutolo. Non si tratta di una semplice traduzione, no. È Lucrezio per l’Europa, e abbiamo ascoltato con piacere il confronto coi documenti fondanti l’Unione Europea, le riflessioni di Cutolo e Franco sull’antimilitarismo, pacifismo, materialismo di un autore antico che ricercava, allora come ora, ora come allora, soltanto la felicità e che, col suo pensiero, contribuì a supportare i teorici dell’eteronomia della scienza dalla religione.
Si tratta di una delle basi del pensiero scientifico occidentale. Si tratta di credere nel fatto che una disciplina come il latino possa comprenderne tante, tutte: scienze, italiano, inglese, storia, geografia... Si tratta di dimostrare che la mente umana non ha limiti, non è fatta di compartimenti stagni e che basta poco per attivare nei giovani tutte le sinapsi necessarie alla crescita sana e completa. Si tratta, nientemeno, di aver il piacere di tradurre Lucrezio a Posillipo, dove probabilmente studio’ più di 2000 anni fa, insieme a Virgilio, presso le scuole di retorica campane. Si tratta di andare al di là di una semplice opinione e di perseguire il vero, in maniera non autoritaria, dialettica, perfettibile. Il vero cui si accosta un buon lavoro, un serio lavoro di traduzione.
Il giorno dopo, ci siamo avviati speranzosi alla premiazione. Tutti i presenti sono stati convocati: qualcosa porteranno a casa e, qualsiasi cosa sia, premio o menzione d’onore, sono felici.
Dominga viene chiamata per penultima: secondo posto di nuovo, dopo quello recente del Monopolitanum. La motivazione della commissione giudicatrice parla di un lavoro che si è distinto per l’ampia conoscenza dimostrata del De rerum natura e per l’impostazione umanistica del commento. I primi tre classificati sono tutti studenti del classico, Isernia, Conversano, Foggia. E sono menzionati anche studenti belgi e olandesi, di Milano, di Bassano del Grappa...
È una ragazza seria, in gamba, gioiosa, Dominga: mi sento felice per lei. Dopotutto, ci sarà ancora una speranza per la nostra specie disastrata, finché si conserverà il ricordo, finché l’ingegno ci contraddistinguerà, finché un giovane sarà capace di metter da parte per un po’ egoismo, edonismo e vacua apparenza, finché tanti ragazzi saranno indotti, anche dal latino, a credere in se stessi, nel lavoro, nell’onesta’, nella lealtà. Finché ci saranno in giro professori e studenti come quelli che ho conosciuto, capaci di ingegnarsi per dimostrare qualcosa, prima di tutto, a se stessi.
E la mia bella Napoli, ancora una volta, non mi ha tradito.
Luisa Brattico