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“Oltre i cento passi”, il viaggio e l’impegno di Giovanni Impastato

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di Rosalba Lasorella

«Gli eroi son tutti giovani e belli» cantava Francesco Guccini nel suo celebre pezzo “La Locomotiva”. Sì, gli eroi, cristallizzati nel tempo e nello spazio, ammirati come stelle irraggiungibili del cui bagliore si può scegliere di godere o semplicemente rimanere estasiati. Sì, gli eroi, ma non lui, non Peppino Impastato, ancora energicamente vivo nonostante l’uccisione avvenuta a Cinisi il 9 maggio 1978 per opera di Cosa Nostra.

Ci tiene a sottolinearlo Giovanni Impastato, fratello minore dell’attivista siciliano, intervenuto a Rutigliano lo scorso 10 aprile per presentare il libro “Oltre i cento passi” edito da Piemme. L’incontro, presentato da Isabella Rubino in qualità di Presidente del Rotary Club Rutigliano e Terre dell’Uva e patrocinato dal Comune di Rutigliano, ha attraversato la storia di Peppino e della sua famiglia senza mai cedere a vuote ambizioni di glorificazione. A guidare l’autore, infatti, è da sempre il desiderio di trasmettere il valore concreto delle idee, delle battaglie e delle speranze che Peppino ha coraggiosamente portato avanti lasciando intravedere -anche a distanza di quarant’anni- anfratti di possibilità.

Sollecitato dal dott. Marco Guida, magistrato convinto dell’importanza di non poter esaurire il proprio ruolo nelle aule giudiziarie, Giovanni Impastato racconta ciò che il suo progetto letterario effettivamente rappresenta: un lungo viaggio, un percorso, un impegno che supera il fermento suscitato in tugiovanni-impastato-libro-1tto il mondo dall’opera cinematografica “I Cento Passi” per andare oltre e tradurre in memoria operativa le lotte di Peppino. «I Cento Passi non è solo il titolo di un film o di una canzone, ma è una realtà storica riempita di contenuti» -ha spiegato l’autore e fondatore di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato- «Stiamo realizzando il passaggio di testimoni, una nuova generazione oggi è in condizione di gestire la figura di Peppino. Nella nostra Casa Memoria un gruppo di volontari porta avanti il suo ricordo pur non avendolo mai conosciuto».

Oltre i cento passi, dunque, per costruire un futuro fondato criticamente sul passato, scavando in tutte le sue contraddizioni con l’intento di attivare un cambiamento. «Peppino compie una rottura dalle sue radici, dalla sua famiglia di origini mafiose» - ha continuato Giovanni Impastato- «Non c’era bisogno di fare i cento passi per trovare la mafia, noi la mafia ce l’avevamo in casa». Ed è proprio in seno alla famiglia, nell’inconciliabilità di quei ricordi d’infanzia impastati di paesaggi mozzafiato e sussulti mafiosi, che i fratelli Impastato maturano la consapevolezza di una frattura imminente. La morte dello zio, personaggio di spicco in ambiente Cosa Nostra, rinvigorisce da un lato il fervore di Peppino («Se questa è mafia, io per tutta la vita mi batterò contro» dirà il giovane giornalista davanti allo scempio della deflagrazione), dall’altro le paure di mamma Felicia, che cerca di proteggere il figlio facendosi sua complice fino alla fine.

A lei Giovanni Impastato riserva uno spazio importante nel corso dell’incontro, pur utilizzando volutamente un tono impersonale che gli permette di condividere con tutti i presenti (indipendentemente dai legami di sangue) quello spirito materno. Una donna innamorata dei propri cari, decisa ad aggrapparsi alle istituzioni anche quando la Verità tarda ad arrivare e la mafia fa le sue avances di vendetta, capace di mostrare rispetto anche per l’assassino di suo figlio. «Sei stato tu ad accedere mio figlio» afferma serenamente mamma Felicia in aula davanti all’immagine di Badalamenti trasmessa in monitor al processo, senza alcun accenno di odio, rancore o risentimento.

Non sono questi i sentimenti che emergono dal libro e che ispirano l’operato di Casa Memoria: la spinta è sempre verso la tutela della dignità dell’uomo e lo sradicamento di quella cultura mafiosa terribilmente connaturata in noi. Niente pistole, niente attacchi, solo confronti appassionati che riportano al centro il principio di legalità e il senso della parola. Perché «il grande amore di chi ha conosciuto Peppino ha amplificato la sua voce anche quando la mafia credeva di averlo messo definitivamente a tacere».

 

 

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