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Una politica con la maiuscola

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papa-bologna


di Sac. Pasquale Pirulli

don pasquale foto
La prima settimana di ottobre è stata ricca di avvenimenti!! Il mondo segue con apprensione il confronto che rischia di trasformarsi in uno scontro tra Corea del Nord e Stati Uniti. L’Europa è informata delle rivendicazioni indipendentiste  della Catalogna nei confronti della Spagna quasi una partita di calcio tra Barcellona e Madrid per la quale non c’è arbitro super partes! Negli Stati Uniti la città di Las Vegas piange le 58 vittime e i 500 feriti della pazzia omicida del 64enne Stephen Paddock. In Italia sempre attuale il confronto sull’accoglienza verso gli immigrati e il governo stringe i tempi per approvare lo jus soli magari unito allo jus culturae.

Un confronto culturale e politico è quello che riguarda la famiglia che non esce molto bene dalla conferenza nazionale durante la quale il ministro dell’economia,  on. Padoan, ha ricordato lo stanziamento di 5 miliardi nell’ultimo biennio e l’on. Boschi, sottosegretaria del consiglio dei ministri, ha richiamato la riforma del jobs act perché senza lavoro le famiglie non si costruiscono. Tanti problemi nazionali e mondiali che richiedono attenzione da parte di tutti quelli che sono responsabili della cosa pubblica.

Il papa Francesco si è recato il 1° ottobre in visita alle città di Cesena e Bologna, nella regione tradizionalmente  più rossa d’Italia quale è l’Emilia-Romagna e ha offerto una magistrale lezione di realismo politico. Nell’incontro di Cesena ha parlato  nella Piazza del Popolo e la location gli ha offerto lo spunto per  una lezione di sana politica, sottolineando il messaggio che ne deriva: «lavorare tutti insieme per il bene comune. E’ questa la base del buon governo della città, che la rende bella, sana e accogliente, crocevi8a di iniziative e motore di uno sviluppo sostenibile ed integrale».

La vita della comunità (cittadina, nazionale, europea e mondiale) richiede una buona politica e papa Francesco ne delinea i tratti essenziali: «Questa piazza, come tutte le altre piazze d’Italia, richiama la necessità, per la vita della comunità, della buona politica; non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interesse. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali – esse infatti non sono un pozzo senza fondo ma un tesoro donatoci da Dio perché lo usiamo con rispetto e intelligenza. Una politica che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza. Questo è il volto autentico della politica e la sua ragion d’essere: un servizio inestimabile al bene dell’intera collettività».

Ne deriva il giudizio espresso dalla dottrina sociale della Chiesa nei confronti della politica: nobile forma di carità! (cf. beato Paolo VI) Il papa rivolge alcuni inviti pressanti ai giovani, ai politici e al popolo. Ecco il primo invito all’impegno politico: «Invito perciò giovani e meno giovani a prepararsi adeguatamente e impegnarsi personalmente in questo campo, assumendo fin dall’inizio la prospettiva del bene comune e respingendo ogni anche minima forma di corruzione.

La corruzione è il tarlo della vocazione politica. La corruzione non lascia crescere la civiltà». Papa Francesco invita ad apprezzare i politici onesti e a servizio del bene comune e ne delinea le caratteristiche morali: «Da questa piazza vi invito a considerare la nobiltà dell’agire politico in nome e a favore del popolo, che si riconosce in una storia e in valori condivisi e chiede tranquillità di vita e sviluppo ordinato. Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tutta via pretende un’impossibile perfezione».

Egli denunzia “gli oziosi spettatori della politica”: «Le vicende umane e storiche e la complessità dei problemi non permettono di risolvere tutto e subito. La bacchetta magica non funziona in politica. Un sano realismo sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni. Per rendersene conto basta provare ad agire di  persona invece di limitarsi a osservare e criticare dal balcone l’operato degli altri».

Non poteva fare a meno il papa di richiamare la tradizionale storia della Romagna “terra di accese passioni politiche” che Giovannino Guareschi sintetizzò negli indimenticabili incontri e scontri tra Don Camillo e Peppone e di indicare una strada nuova per una politica nuova: «Vorrei dire a voi e a tutti: riscoprite anche per l’oggi il valore di questa dimensione essenziale  della convivenza civile e date il vostro contributo, pronti a far prevalere il bene del tutto su quello di una parte; pronti a riconoscere che ogni idea va verificata e rimodellata nel confronto con la realtà; pronti a riconoscere che è fondamentale avviare iniziative suscitando ampie collaborazioni più che puntare all’occupazione dei posti. Siate esigenti con voi stessi e con gli altri, sapendo che l’impegno coscienzioso preceduto da un’idonea preparazione darà il suo frutto e farà crescere il bene e persino la felicità delle persone».

Dopo aver denunziato i pericoli della buona politica, che sono «l’aggressività e la pervasività di altre forme di potere, come quella finanziaria e quella mediatica», il papa auspica che non sia trascurato il contributo prezioso che può derivare alla stessa «politica con la maiuscola» dagli anziani e dai giovani: «Ascoltate tutti, tuti hanno diritto di far sentire la loro voce, ma specialmente ascoltate i giovani e gli anziani. I giovani, perché hanno la forza di portare avanti le cose; e gli anziani, perché hanno la saggezza della vita, e hanno l’autorità di dire ai giovani – anche ai giovani politici - : “Guarda, ragazzo/ragazza, su questo sbagli, prendi un’altra strada, pensaci”. Questa rapporto fra anziani e giovani è un tesoro che noi dobbiamo ripristinare. Oggi è l’ora dei giovani? Sì, a metà; è anche l’ora degli anziani. Oggi è l’ora in politica del dialogo fra i giovani e gli anziani. Per favore, andate avanti su questa strada!».

La conclusione della magistrale lezione “politica” di papa Francesco è non solo la necessità di rilanciare oggi “i diritti della buona politica” ma una preghiera sincera di tutti: «Preghiamo il Signore perché susciti buoni politici, che abbiano davvero a cuore la società, il popolo e il bene dei poveri».  

Foto in slide tratta da "corrieredibologna.corriere.it"

 

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