Lezione di sindacato, lavoro persona e società
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- Pubblicato Sabato, 08 Luglio 2017 10:25
- Scritto da sac. Pasquale Pirulli
di sac. Pasquale Pirulli
La CISL (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori) nel suo Congresso di fine giugno ha scelto di soffermarsi a riflettere sul tema “Per la persona, per il lavoro”. Una lezione di politica sindacale l’ha offerta papa Francesco il 28 giugno 2017 ai congressisti ricevuti in udienza.
A tutti ha ricordato che l’identità del sindacato e la sua specifica missione nella società si ritrova nell’etimologia: diké dice giustizia e syn dice insieme, cioè ricercare insieme la giustizia.
La prima riflessione ha delineato il rapporto tra persona e lavoro: “Se pensiamo e diciamo: il lavoro senza la persona, il lavoro finisce per diventare qualcosa di disumano, che dimenticando le persone dimentica e smarrisce se stesso”. C’è l’aperta e decisa denunzia della persona senza lavoro perché: “La persona si realizza in pienezza quando diventa lavoratore lavoratrice”.
Proprio nel lavoro la persona (individuo) realizza la sua dimensione sociale: “La persona fiorisce nel lavoro perché l’individuo si fa persona quando si apre agli altri, alla vita sociale, quando fiorisce nel lavoro”. Tra le caratteristiche del lavoro umano, che non deve schiavizzare il lavoratore, c’è anche la “cultura dell’ozio” (riposo) che è sintesi di umanità, di famiglia, di socialità e di cultura. Il papa ricorda che anche i bambini e i ragazzi hanno diritto al loro “proprio lavoro” che è lo studio e per i più piccoli anche il gioco.
La seconda riflessione offerta ai sindacalisti è quella sulla pensione e c’è l’aperta condanna delle pensioni di fame offerte ai lavoratori a dispetto delle pensioni d’oro assicurate ai dirigenti. La disuguaglianza è violazione della giustizia sociale. C’è un accenno anche alla funzione terapeutica del lavoro perché “a volte si guarisce lavorando con gli altri, insieme agli altri e per gli altri”.
La terza riflessione è il richiamo alla funzione sociale del lavoro, perché la società per il suo essere e per il suo progresso ha bisogno di assicurare il diritto dei giovani al lavoro. Si impone per conseguenza un patto sociale così configurato: “ridurre le ore lavorative dichi è all’ultima stagione lavorativa per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare”. Si impone un preciso dovere ai genitori i quali devono fare ai figli il prezioso dono del lavoro che li renda autonomi e così aiutarli “a spiccare il loro volo libero della vita adulta”.
Dopo queste tre riflessioni il papa sollecita i sindcalisti a un concreto e deciso impegno per vincere due sfide epocali. “La prima è quella della profezia, e riguarda la natura stessa del sindacato, la sua vocazione più vera. Il sindacato è espressione del profilo profetico della società. Il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l’ha, denuncia il povero “venduto per un paio di sandali” (Amos 2, 6), smaschera i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più fragili, difende la causa dello straniero, degli ultimi, degli “scarti”. Il richiamo del papa è quanto mai deciso a non smarrire la profezia, perché “Nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare… Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, meglio ai partii politici, al loro linguaggio, al loro stile”.
La seconda sfida è quella dell’innovazione: “I profeti sono delle sentinelle che vigilano nel loro posto di vedetta. Anche il sindacato deve vigilare sulle mura della città del lavoro, come sentinella che guarda e protegge chi è dentro la città del lavoro, ma che guarda e protegge anche chi è fuori delle mura.”
Anche il sindacato deve essere in uscita perché a dispetto dell’economia inumana del capitalismo deve svolgere una concreta azione di innovazione sociale. Purtroppo l’economia oggi ha dimenticato la sua natura sociale e il sindacato è chiamato ad operare giustizia nelle periferie esistenziali che sono i giovani, i migranti e le donne. Con coraggio il papa sottolinea la vocazione sociale del sindacato: “Non c’è una buona società senza un buon sindacato e non c’è un sindacagto buono che non rinasca ogni giorno nelle periferie, che non trasformi le pietre scartate dall’economia in pietre angolari”.
La lezione del papa Francesco “sindacalista” si conclude con un invito: “Anche voi “convertitevi”, fate un passo in meglio nel vostro lavoro, che sia migliore… Anch’io devo convertirmi, nel mio lavoro ogni giorno devo fare meglio per aiutare e fare la mia vocazione”.
Non c’è altro da aggiungere a questa essenziale lezione di giustizia sociale che deve segnare l’identità e l’azione di ogni sindacato che non sia autoreferenziale ma impegnato nella sua missione a servizio dei lavoratori e di chi aspetta di entrare nel mondo del lavoro.