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La poesia di Carmine Iaffaldano

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Il consiglio comunale e la sfiducia
di Giuseppe Carmine Iaffaldano (diritti riservati)

Prima pagina del notiziario, un fatto sensazionale
Nella foresta si tiene il primo Consiglio Comunale.
Al gran completo presente tutta l’Amministrazione
Consiglieri, Assessori, pubblico e l’intera Opposizione

Primo punto all’ordine del giorno, un vero tormento
Il Bilancio della jungla si discute, come unico argomento
Il sindaco eletto con plebiscito alle ultime elezioni
E’ stato riconfermato e presiede senza provare emozioni.

Facce nuove, facce vecchie, sotto l’albero del mango
Presiede l’assise  il Sindaco eletto, l’Orangotango
La parola al primo cittadino che illustra il suo programma,
Sul banco di fronte, il trombato consuma il suo dramma.

“Voglio nella foresta un fiume ed il palazzo della scultura
Abolire lo zoo, un enorme lago ed una moderna stazione
Una nuova piazza, banane a volontà e frutta di stagione”.

Balza su all’improvviso l’Assessore al Bilancio, la Volpe rossa,
“Sindaco, non c’è copertura alcuna, non faccia un’altra mossa!

Nonostante tutte le mille tasse per i concittadini animali
Non ci sono più fondi, né soldi,  ma solo tante cambiali!”
A supporto, lo Scoiattolo, il Presidente del Consiglio
“A causa dell’alluvione, si è perso tutto il raccolto del miglio!”

Gli alberi da frutta sono spogli per la grande tempesta,
Qui fuori c’è una folla inferocita che coi cartelli protesta!”

L’Aragosta il libero giornalista dalle chele assai affilate,
Scriveva l’articolo con parole come vere rasoiate.

L’Asino annuente e la Scimmia, tra tutti, battaglieri
Chiedevano, a gran voce, di leggere i bilanci veritieri.
Urlavano il malcontento, aprendo grandi libroni.
In campagna elettorale avevano avuto rassicurazioni.

La civetta, indipendente, seppur animale di Maggioranza
Non lesinava accuse e certe critiche ad oltranza:
“Non mi piace questo pasticcio e l’assessore lo ritiro
Vorrei finalmente chiarezza, non prendetemi in giro!”

L’intera Opposizione scagliava contro il Sindaco invettive
Mentre l’Oca giuliva al cellulare aspettava direttive.
Il Mulo oppositore s’alzò di botto e con veemenza:
“Dimettiti Sindaco!” E fai subito una bella penitenza.

L’Orso, ormai a due zampe, esclamò al Consiglio Comunale
Non c’è maggioranza, non c’è più il numero legale!”

Il Pesce silenzioso, nell’acquario non aveva aperto bocca,
Mentre la vipera, aspettava il suo turno sulla rocca.
Dai banchi oppositori, col ghigno, si levò lo Sciacallo
E insieme il Camaleonte con la sua collana di corallo:
“L’appoggio eterno, insieme, noi due vi garantiamo!”
In cambio di un posto di lavoro e dell’Assessore al ramo!”

Insomma un trambusto colossale disorganizzato
Mentre la gatta tranquilla lucidava il pelo arruffato.

L’elegante vicesindaco, il tasso, abbigliato in gessato
Lento nel dire, lento nel fare, ma tutto incravattato,
Fu messo a tacere dall’Aquila che, con fare determinato,
Rimbrottò tutta la Giunta per il bilancio pasticciato.

Così il Merlo, a supporto del capo, da tutti attaccato
Motivò, gracchiando, di essere confuso ed impacciato
E che forse meditava, insieme al suo altro compagno,
Di ritirare la fiducia e, per bisogno, andava in bagno.

Il Pappagallo ripeteva parole e frasi assai sconnesse,
Già dal pubblico si facevano puntate e scommesse.
“Superficialità!” Rimproverava il Mulo, per protesta,
Accusando l’Assessore “Maialino” d’aver perso la testa:
Non si possono fare Baccanali e notti pazze ripetute
Senza averne copertura e senza adeguate ritenute!

I cittadini sono stufi di pagare sempre continuamente
Imposte così pesanti, per un Assessore imprudente!

All’improvviso, mostrando il petto e con voce grossa,
S’alzò l’Orangotango e subito sedò la sommossa:
“Azzero tutta la Giunta e poi do le mie dimissioni!
Tutti a casa, senza più diaria e senza più pensioni!”

La tenera Leprotta, spaventata con tutta la sua prole
Era terrorizzata, accovacciata e senza proferir parole.
Silenzio innaturale, tra tutta la folla ormai assiepata,
Mentre il bradipo segretario ricontava la brigata
Ad uno ad uno ritornavano lenti e mesti a risedersi
Ognuno ai propri posti, anche quelli dati per dispersi
Persino i più critici, i più rissosi ed i più reticenti,
Educatamente, ripresero il loro posto come penitenti.

“Questo Comune mandiamo pure in bancarotta!
Voglio concludere il mio mandato con una Botta!"

Sul fondo della sala, solo, un povero vecchio Procione,
Per protesta, sbraitava abbassandosi il pantalone.
Lo sporcaccione, dalla sicurezza, fu subito ingabbiato
Per aver espresso un libero pensiero, così adirato.

Ritornò l’ordine e il silenzio fu finalmente sovrano
Come nulla fosse, riprese il dialogo ed il Consiglio pian piano.
I presenti, ormai nei ranghi, ritornarono tra i banchi
Persino i più esagitati, gli urlatori ed i più stanchi.

Non esiste più destra, né sinistra e neppure i Comunisti
dovrebbero valere solo animali, idealisti e pacifisti.

Quando si crede in un ideale e regna la vera passione,
Si può fare di tutto, il Governo ed  anche la rivoluzione
Se il principio è l’espressione dell’ego e dell’individuale,
Langue e muore la democrazia, con tutto quel che vale.

Si può discutere e lottare per il bene della comunità,
Ma mai farlo per se stessi o pe la esclusiva vanità!

Ci vuole tanto sudore per costruire un mondo vero,
Basta un attimo, un istante, per distruggerlo intero.
Il buon principio deve essere soprattutto l’onestà personale,
Che bisogna trasmettere, non come fatto eccezionale.

Assicuriamo ai nostri figli un futuro, una vita serena,
Lavoriamo per la loro felicità, credo ne valga la pena!


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